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Chignolo d'isola - Villag. Hare Krishna (BG)
Lun -Dom: 4:30 - 21:00
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La storia del Tempio

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Ente Religioso

In contatto con Srila Prabhupada

16 marzo 1976, Mayapur

Hari Sauri: L'attenzione di Prabhupada ad ogni dettaglio era a dir poco sorprendente. Non appena uscì nella fresca aria mattutina sul terrazzo in cima al tetto, notò una lota che era accanto alle piante di Tulasi appena annaffiate. Nessuno di noi ne pensò nulla, ma il fatto si manifestò immediatamente nell'espressione del volto di Prabhupada che chiese subito a uno dei devoti di controllare se c'era una lota nella stanza dei servizi igienici. "No, Srila Prabhupada", fu la risposta. Prabhupada scosse la testa. Lui riconobbe subito come quella lota fosse stata usata in precedenza nel bagno. "Vide come aparadhi, il delinquente che l'aveva usata. Hanno usato quella lota per bagnare Tulasi. - Un grande trasgressore. Questo sta succedendo, mlecchas e yavanas." Il pensiero di usare un accessorio contaminato per innaffiare Srimati Tulasi Devi era abominevole per lui, e ci avvertì di vedere che non succedesse di nuovo in futuro. “Chi ha fatto questo, non ha avuto la consapevolezza di innaffiare la pianta di Tulasi e dovrebbe essere istruito, 'Non si usi mai la lota del bagno.' " Era un’altra indicazione della nostra mancanza di coscienza di Krishna. Ovviamente alcuni di noi pensano ancora a Tulasi Devi come a una mera pianta, ma Prabhupada era pienamente consapevole della sua posizione.

Sri Ramanujacarya

18 FEBBRAIO 2024 - Scomparsa

ramanujacarya

Sri Ramanujacarya

Ramanuja nacque in India nel 1017 A.D. quando, secondo i calcoli astrologici, il sole era nel segno del Cancro. I suoi genitori erano Asuri Keshava e Kantimani, entrambi provenienti da famiglie aristocratiche. Ramanuja passò la sua infanzia a Shriperumbudur, il villaggio dove nacque. All’età di 16 anni si sposò con Rakshakambal.

Dopo soli quattro anni dal suo matrimonio, il padre di Ramanja fu colpito da una grave malattia e morì. Alla morte del padre, Ramanuja divenne il capofamiglia e decise di andare a vivere a Kanchi, una città sacra famosa per gli eruditi e per i magnifici templi.

A Kanchi viveva un famoso studioso di nome Yadava Prakash, che era noto per la sua erudizione nella dottrina della advaita-vedanta, il non dualismo. Nessuno era in grado di superare Yadava nell’abilità di spiegare i commenti di Shankara sul Vedanta-sutra. Ramanuja si iscrisse alla scuola di Yadava e si impegnò nello studio del sanscrito e della letteratura vedica. Anche se non era del tutto convinto dalla dottrina di Shankara, Ramanuja imparò le sue lezioni e presto divenne uno degli studenti preferiti di Yadava. Pensando che Ramanuja fosse un seguace sincero delle conclusioni di Shankara, Yadava mostrò a Ramanuja un affetto particolare, ma quell’affetto non sarebbe durato molto.

Un giorno, dopo aver tenuto un discorso sulla Chandogya Upanisad, Yadava chiese a Ramanuja di massaggiare il suo corpo con dell’olio (questo era un servizio che solitamente lo studente prestava a quei tempi al suo maestro). Mentre massaggiava il suo insegnante, un altro studente si presentò a Yadava per alcuni chiarimenti circa un punto del discorso mattutino. Il ragazzo non aveva afferrato il significato del settimo verso del primo capitolo, che iniziava con tasya vatha kapvasam pundarikam evam akshini. Yadava iniziò a esporre la sua interpretazione che descriveva le sublimi qualità del Signore in un modo palesemente discutibile. All’udire le parole del suo insegnante, il cuore di Ramnuja, che era pieno di amore per il Signore Supremo, si rattristò e calde lacrime scesero giù dai suoi occhi cadendo sulla coscia di Yadava. Al tocco di quelle calde lacrime Yadava volse il suo sguardo verso Ramanuja e capì che qualcosa lo stava preoccuppando. Quando interrogò Ramanuja per sapere cosa lo affliggesse, Ramanuja rispose: “O grande e saggio maestro, il mio cuore ha provato grande sofferenza nel sentire tale indecorosa spiegazione da un’anima nobile come te. Quanto è peccaminoso per voi svilire il Signore Supremo, che è dotato di tutte le gentili qualità ed è la fonte di tutte le cose belle nel mondo. Non mi sarei mai aspettato di sentire un’interpretazione così scarsa e indecente dalla bocca di un uomo così istruito!”  

Yadava si arrabbiò così tanto che con difficoltà riuscì a controllarsi. Disse con disprezzo: “Bene, magari vorresti dare la tua personale interpretazione poiché ovviamente pensi di saperne più di me!”

Ramanuja rispose con una voce molto gentile, “Reverendo signore, non c’è bisogno di dare una interpretazione di scarsa intelligenza a un verso dove il reale significato è diretto e glorioso”.

“Allora sentiamo questo tuo significato che è così glorioso!” disse Yadava. Ramanuja allora si alzò e con grande umiltà recitò il significato del verso. “Gli occhi del Signore Supremo sono così incantevoli come due fiori di loto che fioriscono ai raggi del sole”.

Yadava disse: “vedo che parli come se vi fosse realmente una ‘Persona Suprema’. Ciò è dovuto alla tua ignoranza infantile. Non hai imparato in modo corretto le tue lezioni. Dovresti sempre ricordarti che il Supremo è senza forma, senza nome e senza attributi. Questo è l’insegnamento del grande Shankara. In futuro non devi dar voce ai tuoi stupidi sentimenti!” Le parole di Yadava facevano male alle orecchie di Ramanuja che rimase in silenzio per rispetto verso il suo insegnante.

Qualche giorno dopo vi fu un secondo incidente. Mentre stava spiegando un verso dalla Taittiriya Upanishad che iniziava con satyam jnanam anantam brahma, Yadava disse che Brahamn era intelligenza, verità e infinito. Ascoltando questa spiegazione, Ramanuja educatamente aggiunse: “Brahman era dotato delle qualità di intelligenza, verità e infinito. Ciò significa che Egli non è coperto dalle qualità dell’ignoranza come gli esseri umani ordinari, non è mai falso e le Sue energie sono illimitate, non limitate. Il Brahman Supremo è il serbatoio di tutte le buone qualità, ma è superiore a quelle qualità, come il sole è superiore alla sua luce”.

L’agitazione che Yadava sentiva nella sua mente gli fece tremare la voce. “Tu, stupido ragazzo!” gridò. “Le tue conclusioni non sono in accordo con quelle di Shankara o di nessun altro dei maestri precedenti! Se hai intenzione di insistere con questo discorso inutile di un Dio personale, perché venire qui semplicemente per sprecare il mio tempo? Perché non avvii una tua scuola e insegni ciò che ti pare? Adesso esci immediatamente dalla mia classe!”

Quindi Ramanuja si alzò dal suo posto e con calma lasciò la stanza, Yadava iniziò a riflettere. “Questo Ramanuja non è un ragazzo ordinario. Se crea una sua scuola, la filosofia della devozione potrebbe diventare una minaccia per la filosofia del non dualismo. Per il bene di preservare la nostra dottrina, questo sciocco dovrebbe essere ucciso!”

Poco dopo, Ramanuja aprì una piccola scuola a casa sua e in poco tempo molte persone iniziarono a venire da lui e ad ascoltare i suoi discorsi devozionali. Le conferenze di Ramanuja erano totalmente teistiche. Egli respingeva il concetto che la jiva, l'entità vivente, potrebbe essere uguale al Brahman Supremo o diventare Dio come affermava Shankara. Ramanuja insegnava che l’essere vivente è una particella di Dio e, come tale, la sua posizione è di servire il tutto completo; diceva che come la mano è parte del corpo e quindi un servo del corpo, così l’essere vivente è parte del Supremo e quindi la sua posizione costituzionale è di servire il Supremo.

La filosofia di Ramanuja fu nota come vishishtadwaita o non dualismo qualificato. Di conseguenza, gli esseri viventi sono ritenuti qualitativamente uno con il Supremo e allo stesso tempo quantitativamente differenti. L’affermazione di Ramanuja era che differenza quantitativa significa che le parti frammentarie del Supremo sono dipendenti dal Supremo ma non possono diventare il Supremo.

La filosofia di Shankara stabiliva che ogni cosa è Brahman e Brahman stesso è assolutamente omogeneo, indifferenziato e senza personalità; l’individualità nasce solo dall’illusione o maya. Ma Ramanuja si opponeva fermamente a questo concetto. La sua filosofia affermava che non ci poteva essere conoscenza di un oggetto non qualificato, la conoscenza indica necessariamente un oggetto come caratterizzato in qualche modo. Ramanuja non riconobbe mai Brahman come privo di attributi e indifferenziato, bensì un Brahman che è un attributo di una realtà più grande: Dio Stesso. Egli pensava che come gli esseri viventi sono personalità individuali, così anche il Supremo è una persona, la Persona Ultima

Inoltre Ramanuja pensava che se l’illusione può coprire l’identità del Supremo, allora l’illusione era più grande di Dio. Perciò egli affermava che noi siamo eternamente persone individuali e il Supremo è eternamente la Persona Suprema, ma a causa della nostra natura limitata noi siamo a volte soggetti all’illusione.

Ramanuja accettava anche la teoria della trasformazione rifiutata da Shankara. Secondo Shankara il mondo materiale è falso, esso non esiste. Ramanuja, d’altro canto, disse che il mondo materiale è l’energia del Signore, e la realtà soggettiva non subisce alcun cambiamento sostanziale in materia di manifestazione materiale alla stregua di un cantante, che crea una canzone attraverso la propria energia, non è menomato a causa della sua creazione, anzi diventa più glorioso

Né il mondo materiale né gli esseri viventi sono concepiti come esseri indipendenti dalla Persona Suprema nella filosofia vishishtadwaita. Gli esseri viventi sono una manifestazione differente del Supremo per il fatto che sono dotati di libero arbitrio, mentre l’energia materiale si manifesta direttamente sotto la volontà del Signore. Il libero arbitrio dell’essere vivente è uno dei fattori più importanti, dal momento che il libero arbitrio è considerato il principio base delle relazioni reciproche tra Dio e l’essere vivente.

Ramanuja presentò la relazione degli esseri viventi con Dio come uno dei servizi eterni. Secondo Ramanuja, quando gli esseri viventi sono liberati dalle illusioni prodotte dall’energia materiale attraverso il metodo della devozione e del naturale amore verso Dio, come la relazione tra un servo affezionato e il suo padrone, allora l’anima entra del mondo spirituale conosciuto come Vaikuntha. Una volta raggiunto il pianeta Vaikuntha, l’anima si impegna nell’eterno servizio devozionale al Signore Supremo, Narayana (Visnu). Ogni giorno Ramanuja impartiva questo sublime messaggio ai suoi uditori.

Vedendo la crescente popolarità di Ramanuja e l’influenza che aveva sulla popolazione di Kanchi, l’arrogante e orgoglioso Yadava Prakash non si dava pace. Raggruppando dalla sua parte i suoi più fedeli studenti, Yadava disse: “Questo impudente Ramanuja è un eretico! E’ un fastidio per la società e una minaccia per le nostre dottrine del non-dualismo. Non vedo nessun’altra possibilità che uccidere questo mascalzone! Cosa ne dite?” I discepoli di Yadava erano completamente d’accordo con il loro insegnante poiché anche loro erano invidiosi di Ramanuja. Escogitarono quindi un piano per ucciderlo.

Con la scusa dell’adorazione del fiume sacro Gange, Yadava e i suoi discepoli organizzarono un pellegrinaggio a Banaras e chiesero a Ramanuja se voleva unirsi a loro. Ignaro del loro piano insidioso, Ramanuja accettò il loro invito. Mentre il gruppo stava per partire, Ramanuja chiese a suo cugino Govinda di accompagnarlo. Al quarto giorno del loro viaggio, Govinda era entrato in confidenza con uno degli studenti più giovani di Yadava che gli confidò il piano per uccidere Ramanuja.

Scioccato dalle intenzioni malvagie di Yadava e sei suoi seguaci, Govinda condusse Ramanuja in un luogo appartato nella foresta e lo informò del pericolo. Govinda chiese a Ramanuja di fuggire nella foresta immediatamente prima che fosse troppo tardi.

Govinda poi ritornò al campo e raccontò agli altri che mentre lui e Ramanuja stavano raccogliendo dei frutti di bosco nella foresta, una tigre saltò addosso a Ramanuja e trascinò via il suo corpo inerte. Esternamente Yadava e i suoi discepoli si mostravano addolorati, ma internamente i loro cuori esultavano. Ora Ramanuja era uscito fuori dalle loro vite per sempre. O così pensavano.

Mentre vagava nella campagna cercando di trovare una via per tornare a casa, Ramanuja raggiunge un pozzo dove un uomo e una donna erano impegnati a tirar fuori acqua da portare al loro villaggio. La coppia offrì a Ramanuja una coppa di acqua per alleviare la sua sete. Dopo aver bevuto, Ramanuja si stese a terra per riposare e cadde in un sonno profondo. Sognò che mentre stava camminando per la foresta, vide l’incarnazione del Signore Ramacandra e della Sua consorte Sitadevi, che gli mostravano la strada per il suo villaggio. Quando Ramanuja si svegliò dal sogno, l’uomo e la donna al pozzo erano spariti. Come si guardò attorno vide che era ormai nella periferia di Kanchi. Come fosse arrivato là, non poteva esserne certo tranne il fatto che era grazie a un miracolo

Ramanuja riprese la sua vita normale a Kanchi e non rivelò a nessuno che la sua vita era stata messa in pericolo. Passarono alcuni mesi fino a che un giorno, Yadava e i suoi discepoli finalmente tornarono a Kanchi dopo aver completato il loro pellegrinaggio. Barcollarono alla vista di Ramanuja vivo e vegeto e ripresero la scuola come di solito. Pensando che il loro piano era stato scoperto, si impaurirono e abbandonarono ogni altro piano per uccidere Ramanuja.

La fama di Ramanuja continuò a diffondersi in lungo e in largo. Un giorno mentre Ramanuja sedeva nella solitudine del suo studio, un venerabile santo di nome Yamunacharya venne alla sua porta a chiedere l’elemosina. Con la sua grande cortesia, Ramanuja accolse il santo nella sua casa. Ramanuja venne a conoscenza che Yamuna veniva dal tempio di Shri Rangam, il famoso tempio di Vishnu. Nel corso della loro discussione, Ramanuja presto realizzò che Yamunacharya era un maestro spirituale qualificato della scienza della devozione. Sopraffatto dall’estasi e dalla gioia, Ramanuja cadde ai suoi piedi e gli chiese di accettarlo come discepolo.

Yamuna immediatamente sollevò Ramanuja da terra e lo abbracciò con profondo amore, egli disse: “Ragazzo mio, oggi sono stato benedetto nel vedere la tua devozione a Dio. Possa tu vivere una lunga e fruttuosa vita sempre intento nel servizio a Narayana, la Persona Suprema.” Ramanuja quindi girò attorno al suo guru invocando auspici, e Yamuna partì per Shri Rangam.

SrirangamVaikuntha

Ora più che mai, Ramanuja predicò la dottrina della devozione con forza e convinzione. Ramanuja era così convincente nella sua presentazione che persino Yadava Prakash e i suoi seguaci si arresero e divennero discepoli di Ramanuja.

Poi un giorno arrivò un messaggero da Shri Rangam e informò Ramanuja che il suo guru era malato e sul punto di morire. Ramanuja partì immediatamente per Shri Rangam, ma non riuscì ad arrivare in tempo. Poco prima che Ramanuja arrivasse, Yamuna lasciò il corpo ed entrò nel beato reame di Vaikuntha.

Attraversando il fiume Kaveri, Ramanuja raggiunse l’isola sulla quale si trovava il tempio di Shri Rangam e si recò direttamente nel luogo dove giaceva il suo guru. Circondato da un gruppo di discepoli, Yamuna giaceva nel letto con gli occhi chiusi, le braccia tese lungo i fianchi e il suo viso era splendente come se fosse immerso in pensieri di infinita bellezza.

Per un momento, l’attenzione di tutti si concentrò su Ramanuja mentre entrava nella stanza e di sedeva a lato del suo guru. Lacrime di amore riempivano i suoi occhi e si mise a piangere, il suo cuore sentiva una grande separazione dal suo maestro. La mano sinistra di Yamuna era posizionata nella posizione yoga della pace, con tre dita tese e il pollice e l’indice uniti alle estremità. La mano destra, comunque, era al suo fianco ma stretta in un pugno. Tutti i discepoli erano colpiti dallo stupore per la posizione della mano destra del loro guru. E nessuno di loro era in grado di capirne il significato. Poiché tutti continuavano a guardare meravigliati, Ramanuja ruppe il silenzio dicendo: “Il nostro guru, il reverendo Yamunacarya, aveva tre desideri che si augurava di soddisfare. Proteggerò le persone in generale che sono rimaste deluse dall’impersonalismo donando loro il nettare della resa ai piedi di loto di Narayana.

Quando Ramanuja parlò, una delle dita della mano destra di Yamuna si tese verso l’esterno. Allora Ramanuja disse: “Per il benessere di tutte le persone del mondo, preparerò un commento al Vedanta-sutra che stabilirà che la Persona Suprema è la realtà ultima. Dopo questo, un secondo dito si raddrizzò, e Ramanuja continuò a parlare. “E al fine di onorare Parasara Muni, che in epoca antica stabilì la relazione tra le jivas, gli esseri viventi, e isvara, la Persona Suprema, darò in suo onore, a uno dei miei discepoli che è molto dotto e devoto a lui, il suo nome”.

Poi Ramanuja tacque e il terzo dito della mano destra di Yamuna si allungò. Tutti i presenti si sbalordirono nel vedere questo miracolo e da quel giorno accettarono Ramanuja come loro leader e guida. Ramanuja continuò a vivere a Sri Rangam per il resto della sua vita e a tempo debito realizzò tutti e tre i voti.

Anche se visse per molti anni come capo famiglia di successo, Ramanuja era destinato ad accettare la via della rinuncia. Alla fine egli prese l’ordine di rinuncia, sannyasa, andando dinnanzi alla Divinità nel tempio e pregando per essere impegnato esclusivamente nel servizio al Signore. Da quel giorno in poi Ramanuja indossò sempre il simbolo di Narayana sulla sua fronte, si vestì con abiti color zafferano e portò il bastone a tre sezioni del rinunciato, che significa servizio a Dio con il corpo, la mente e le parole.

Ramanuja era così potente che i filosofi del non–dualismo presto si trovarono in difficoltà a mantenere la loro posizione in ogni regno. Ramanuja aveva stabilito i principi della devozione in modo così fermo che nessuno poté opporsi a lui. Molti grandi e dotti studiosi vennero a sentirlo parlare e divennero suoi discepoli.

Sentendosi oppressi dalla crescente popolarità della devozione, un certo gruppo di impersonalisti andò a visitare il re di Chola, Krimikantha, a Kanchi. Inchinandosi umilmente davanti al re, che era anch’egli impersonalista, gli chiesero di fare qualcosa per fermare Ramanuja. Dopo qualche discussione, fu deciso che il re avrebbe invitato Ramanuja a prendere parte a un dibattito filosofico a palazzo. Così i messaggeri del re furono mandati a Sri Rangam per prendere Ramanuja. Il re aveva in mente di convertire Ramanuja con la forza, se necessario. Una volta che Ramanuja fosse stato indottrinato, pensava, allora tutti nel regno sarebbero ritornati all’ovile di Shankara.

Dopo aver incontrato i messaggeri del re a Sri Rangam, Ramanuja si preparò per recarsi a Kanchi. Ma Kuresh, un saggio discepolo di Ramanuja, non si fidava delle intenzioni del re e supplicò il suo guru di permettergli di andare al suo posto. Kuresh insistette, e Ramanuja dovette cedere. Quindi Kuresh con le vesti zafferano del suo guru apparve davanti al messaggero con il bastone in mano. Pensando che Kuresh fosse Ramanuja, partirono alla volta di Kanchi. Nel frattempo, vestito di bianco, Ramanuja rimase dietro.

Quando Kuresh raggiunse il palazzo, il re Krimikantha lo salutò con rispetto, pensando che fosse Ramanuja. Ma più tardi, quando Kuresh rifiutò di essere intimidito dal comportamento del re, Krimikantha, in preda a una folle rabbia, ordinò ai suoi soldati di arrestare Kuresh e di bruciare i suoi occhi. Gli uomini del re portarono Kuresh in prigione e, dopo averlo accecato, lo liberarono nella foresta. Durante tutta l’orribile esperienza Kuresh non protestò mai una volta. Egli trovava la forza nel fatto che il suo guru era al sicuro.

Con l’aiuto di alcune persone di Kanchi che erano rimaste sgomente per l’azione del re, Kuresh poté riunirsi al suo guru a Sri Rangam. Entro pochi giorni dopo aver commesso della grave offesa contro Kuresh, il re Krimikantha fu colpito da una malattia incurabile e morì di una morte misera.

A Sri Rangam, Ramanuja portò Kuresh davanti alla Divinità di Narayana e con ferventi preghiere chiese alla Divinità di fargli tornare la vista. “O padrone dell’universo, Tu sei il protettore e benefattore dei Tuoi devoti. Gentilmente sii misericordioso e ridona gli occhi a Kuresh, che senza protestare ha compiuto il supremo sacrificio”. In quel preciso momento Kuresh sentì una dolce brezza soffiargli sulla fronte e immediatamente riottenne la vista.

Ramanuja continuò a vivere a Shri Rangam servendo la divinità di Narayana e impartendo illuminazione a chiunque si recava da lui fino all’età di 120 anni. Un giorno mentre adorava la divinità, pregò: “Caro Signore, ho fatto qualsiasi cosa potessi fare per preservare l’essenza dei Veda, per elevare le anime cadute e per stabilire il rifugio ai Tuoi piedi di loto come il supremo obbiettivo nella vita. Ora il mio corpo, dopo tanti anni in questo mondo, si è stancato. Gentilmente permettimi di abbandonare questo mondo mortale ed entrare nella Tua suprema dimora”.

Con questa preghiera Ramanuja ritornò dal gruppo dei suoi discepoli e annunciò il suo desiderio di lasciare questo mondo. Immersi in un oceano di dolore, i discepoli si strinsero ai piedi del loro guru e gli chiesero di rimanere con loro. È insopportabile per noi concepire la scomparsa della tua forma divina, che è il purificatore supremo, la dimora di tutto ciò che è buono, il distruttore di tutte le afflizioni e la fontana della gioia illimitata. Per pietà dei tuoi figli, per favore stai con noi per altro tempo.

Ramanuja restò sulla Terra per altri tre giorni per placare i loro cuori afflitti. Ramanuja dette le sue ultime istruzioni a coloro che erano più vicini e cari a lui: “Rimanete sempre in compagnia delle anime devote del Signore e servitele come servireste il vostro maestro spirituale. Abbiate fede negli insegnamenti dei Veda e nelle parole dei grandi santi. Non diventate mai schiavi dei vostri sensi: lottate sempre per sconfiggere i tre grandi nemici dell’auto-realizzazione: la lussuria, la rabbia e l’avarizia. Adorate Narayana e traete piacere dal pronunciare i Santi Nomi di Dio come vostro unico rifugio. Servite sinceramente i devoti del Signore: grazie al servizio ai grandi devoti, il servizio più elevato è compiuto e si guadagna velocemente la misericordia suprema. Ricordando queste parole, dovrete vivere felicemente in questo mondo per raggiungere il prossimo”. Con queste ultime parole, Ramanuja, tenendo la sua testa sulle ginocchia di Govinda e la sua mente fissa in una trance spirituale, lasciò il suo corpo mortale ed entrò nel regno di Vaikuntha.

Ramanuja era di sicuro un grande teologo la cui vita e insegnamenti hanno avuto un’influenza duratura sullo sviluppo del pensiero teistico in India. L’introduzione di Ramanuja a Dio come entità assoluta con eccellenti caratteristiche soggettive e il suo essere pioniere al sorgere della devozione al Signore, ha aperto le porte per i futuri riformatori teistici che avrebbero, a tempo debito, rivelato pienamente il potenziale più alto dell’anima nella sua relazione d’amore con Dio e con i Suoi eterni servitori

Prendo rifugio ai piedi di Sri Ramanuja, il nostro venerabile maestro, che, durante la notte oscura della concezione impersonale del divino, ha portato la torcia della conoscenza e quindi illuminato la via della devozione per la Persona Suprema.

FAQ

Che cos'è il bhakti-yoga?

Bhakti deriva dalla parola sanscrita bhaj, che significa servizio amorevole. Yoga in sanscrito significa connessione. Bhakti yoga significa connettersi al supremo per mezzo dell'amore del puro servizio devozionale.Tutti noi abbiamo amore o Bhakti dentro di noi; tuttavia, è in uno stato dormiente. C'è un modo semplice per risvegliare questo servizio d'amore dormiente a Dio, la Persona Suprema. Questo processo è stabilito dal Signore Sri Krishna nella Bhagavad Gita. Il Signore, Sri Chaitanya Mahabrabhu, l'incarnazione del Signore Krishna in questa era attuale ha misericordiosamente reso questo processo molto semplice e piacevole. Srila prabhupada, il fondatore dell'ISKCON, ha reso questo processo famoso in tutto il mondo. Il processo del risveglio dell'amore non è solo purificante ma anche pienamente soddisfacente. Questo processo di purificazione consiste in tre principi principali: canto, danza e festa. Il canto dei puri nomi del Signore può essere fatto semplicemente cantando regolarmente l'Hare Krishna mahamantra - Hare Krishna Hare Krishna / Krishna Krishna Hare Hare / Hare Rama Hare Rama / Rama Rama Hare Hare. Il canto può essere fatto come giri minimi fissi sul japa mala o può essere fatto insieme in congregazione con strumenti musicali. La danza è anche una parte importante della purificazione per raggiungere l'amore. La danza è fatta con grazia davanti al Signore. La danza impegna tutto il nostro corpo nella glorificazione di Dio, la Persona Suprema. Banchettare significa solo mangiare cibo che è stato specificamente cucinato e offerto amorevolmente a Sri Krishna. Tale cibo o anche chiamato prasadam è privo di karma e non ci intrappola nel ciclo di nascite e morti ripetute.

Che cos'è la I.S.K.Con.?

La Società Internazionale per la Coscienza di Krishna è stata fondata nel 1966 da Prabhupada A.C. Bhaktivedanta Swami, venuto dall'India su ordine del suo Maestro Spirituale per predicare l'amore di Dio al popolo dell'Occidente. Prabhupada è in una linea di successione disciplica che risale direttamente a 500 anni fa, quando Sri Chaitanya apparve in India, e da lì ancora più indietro di 5000 anni, al tempo in cui Krishna parlò per la prima volta La Bhagavad Gita al Suo discepolo Arjuna. La Coscienza di Krishna è vissuta come un processo di auto purificazione. I suoi mezzi e il suo fine sono un segreto di Pulcinella, e non vi è alcun onere finanziario per imparare la Coscienza di Krishna o ricevere l'iniziazione al canto del mantra Hare Krishna. L'essenza del servizio devozionale a Krishna è che si prende qualunque capacità o talento si abbia e lo si combina con gli interessi del Supremo Goditore, il Signore, Sri Krishna. Lo scrittore, scrive articoli per Krishna e noi pubblichiamo periodici in questo modo. L'uomo d'affari, fa affari per fondare molti templi in tutto il paese. I capifamiglia, allevano i figli nella scienza di Dio, e marito e moglie vivono in mutua cooperazione per il progresso spirituale. Queste attività sono svolte sotto la sanzione dell'esperto Maestro Spirituale e in linea con le Scritture. Il servizio devozionale nella Coscienza di Krishna significa cantare regolarmente nel tempio, ascoltare discorsi sui passatempi di Krishna dallo Srimad Bhagavatam e prendere cibi preparati e offerti a Dio, la Persona Suprema. Con libri, letteratura e documenti, la Società si dedica a risvegliare il pubblico mondiale allo stato normale ed estatico della Coscienza di Krishna, in modo che tutti possano riguadagnare la loro posizione eterna di servire favorevolmente la volontà di Krishna. Il canto congregazionale del Sankirtan viene portato alla gente: nei parchi pubblici, nelle scuole, in televisione, a teatro, per le strade. La Coscienza di Krishna non è la filosofia di un pigro. Piuttosto, cantando e impegnandosi nel servizio di Krishna, chiunque partecipi sperimenterà lo stato di "Samadhi", l'assorbimento estatico nella coscienza di Dio, 24 ore al giorno! Poiché la filosofia della Coscienza di Krishna non è settaria, qualsiasi uomo, indù o cristiano, migliorerà nella sua fede cantando il Santo Nome di Dio e ascoltando la Bhagavad Gita. Senza conoscenza, realizzazione e servizio amorevole all'Unico Dio Supremo, non può esserci religione. Che tutti si rallegrino nel Movimento del Sankirtan, e potremo così vedere l'adempimento della predizione fatta da Sri Caitanya 500 anni fa: che il canto dei Santi Nomi di Dio, Hare Krishna, sarebbe stato portato in ogni città e villaggio del mondo. Solo così potrà prevalere la vera pace. È' sublime e facile.

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Chi è Krishna?

Nella filosofia del Bhakti Yoga, la Verità Assoluta è conosciuta come una persona. Il suo nome è Krishna, una parola sanscrita che significa “coLui che attrae tutti”. Krishna è l'oggetto più attraente dell'amore della tua anima. Ogni essere vivente cerca il piacere. L'essenza del piacere è il piacere dell'amore. Ne abbiamo bisogno. Senza amare qualcuno ed essere amati da qualcuno, la vita è molto vuota e superficiale. L'origine di quell'amore è l'amore dell'anima per Dio e l'amore di Dio per l'anima. Siamo attratti da qualcuno che è bello, potente, colto, famoso, rinunciato, ricco. Queste sono opulenze che attirano il nostro cuore. Il nome Krishna significa che possiede tutte le opulenze nella loro totalità. Egli è la fonte di tutta la bellezza, di tutta la forza, di tutta la conoscenza, di tutta la ricchezza, di tutta la fama e di ogni rinuncia. E l'amore di Krishna per l'anima è illimitato e incondizionato. Questo è Krishna. Egli è il nostro eterno padre, la nostra eterna madre, il nostro eterno amico, il nostro eterno amante. Potremmo servire Krishna attraverso il sentiero della bhakti. Bhakti è il processo che Dio ci ha dato attraverso il quale possiamo servirlo 24 ore al giorno. Krishna è nei nostri cuori. Krishna è nel cuore di ogni essere vivente. Krishna è dentro ogni atomo e tra gli atomi attraverso le sue varie energie. Ma alla fine, la fonte di tutto è quella persona divina, quella persona onnipotente, amorevole e attraente con cui desideriamo eternamente ricongiungerci. Bhakti Yoga significa ricongiungersi con la nostra fonte, con Dio, attraverso atti di devozione, ricordandoci di lui, cantando i Suoi nomi e le Sue glorie, pregandolo, adorando la divinità, rendendo servizio a Lui, ai Suoi devoti e a tutti gli esseri viventi. Questi sono i modi attraverso i quali potremmo sempre sentire la presenza di Dio.

Chi ha iniziato il Movimento Hare Krishna?

Nel 1965, Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada viaggiò da solo dall'India agli Stati Uniti d'America per stabilire la tradizione senza tempo della coscienza di Krishna nel mondo occidentale. Ha fondato da solo l'International Society for Krishna Consciousness (I.S.K.CON.), una società mondiale di oltre 500 templi, comunità agricole e scuole, con un'adesione di oltre tre milioni di membri in Occidente, cinquanta milioni in tutto il mondo. Srila Prabhupada ha tradotto oltre 50 libri sulla coscienza di Krishna, ora disponibili in oltre 65 lingue. Prima di morire nel 1977, fece in modo che il movimento fosse guidato da una Commissione del Corpo Direttivo composta dai suoi discepoli più anziani. Inoltre, dopo la dipartita di Srila Prabhupada, i suoi stessi discepoli iniziarono ad accettare discepoli, portando avanti l'antico sistema della successione disciplica. Pertanto, ha toccato abbastanza persone che possono trasmettere questa conoscenza ad altri che questo movimento continuerà anche nel futuro.

Chi sono io?

Queste sono le domande secolari che ogni filosofo nel corso dei secoli ha cercato di comprendere e comprendere. Dopo tutto, come saprai cosa fare nella vita se non sai nemmeno chi o cosa sei? " Tuttavia, l'antica letteratura vedica dell'India ha fornito le risposte più chiare che sono state trovate ovunque per rispondere a queste domande. Ad esempio, il Mundaka Upanishad (3.1.9) spiega che l'essere vivente è l'anima e che: "L'anima è di dimensioni atomiche e può essere percepita dalla perfetta intelligenza. Questa anima atomica è situata nel cuore e diffonde la sua influenza su tutto il corpo delle entità viventi incorporate. Quando l'anima viene purificata dalla contaminazione dei cinque tipi di aria materiale, la sua influenza spirituale viene esibita.

"Il Chandogya Upanishad (6.11.3) afferma anche che sebbene il corpo avvizzisca e muoia quando il sé o l'anima lo abbandonano, il sé vivente non muore. Ulteriore illuminazione è data nello Srimad-Bhagavatam (7.2.22) in cui spiega che l'anima spirituale non ha morte ed è eterna ed inesauribile. È completamente diverso dal corpo materiale, ma per essere stato fuorviato dall'abuso della sua leggera indipendenza, è obbligato ad accettare corpi sottili e grossolani creati dall'energia materiale e quindi essere sottoposti alla cosiddetta felicità materiale e angoscia.La natura eterna del sé viene anche spiegata nella Bhagavad-gita dal Signore Sri Krishna, dove Egli dice specificamente che non c'è mai stato un tempo in cui Lui non esistesse, né alcuno degli esseri viventi, incluso te. L'anima incarnata passa continuamente dalla fanciullezza alla giovinezza fino alla vecchiaia in questo corpo. ">Ma per chi si è realizzato da solo, non c'è sconcerto in un simile cambiamento. Si spiega inoltre che dovremmo sapere che ciò che pervade l'intero corpo attraverso la coscienza è indistruttibile. Nessuno è in grado di distruggere l'anima imperitura. Solo il corpo materiale dell'eterno essere vivente è soggetto alla distruzione. Per l'anima non c'è mai nascita né morte. Non viene ucciso quando il corpo muore o viene ucciso. Come una persona indossa nuovi indumenti, rinunciando a quelli vecchi, allo stesso modo, l'anima accetta nuovi corpi materiali, rinunciando a quelli vecchi e inutili. Certamente questa conoscenza può alleviare chiunque dall'ansia che viene dal pensare che la nostra esistenza sia finita alla morte. Spiritualmente, non moriamo; tuttavia, il corpo viene utilizzato fino a quando non è più adatto per continuare. A quel tempo, potrebbe sembrare che moriamo, ma non è così. L'anima continua il suo viaggio verso un altro corpo secondo il suo destino.

Viene anche spiegata l'indistruttibilità dell'anima. L'anima individuale è infrangibile e insolubile, e non può essere né bruciata né secca. L'anima è eterna, immutabile e eternamente uguale. Sapendo questo, non dovremmo addolorarci per il corpo temporaneo. Quindi, il corpo si assottiglia e muore ma l'anima non muore: semplicemente cambia corpo. Pertanto, il corpo è come una camicia o un cappotto che indossiamo per qualche tempo, e quando è consumato, lo cambiamo per uno nuovo. Pertanto, la letteratura vedica, come la Chandogya Upanishad (8.1.1), menziona che la conoscenza del sé interiore è ciò che dovrebbe essere cercato e compreso da tutti. Realizzare la propria identità spirituale risolve i problemi e i misteri della vita. Più realizziamo la nostra identità spirituale, più vedremo che siamo oltre questi corpi materiali temporanei e che la nostra identità non è semplicemente un corpo bianco, o nero, o giallo, o grasso, magro, intelligente, stupido, vecchio , giovane, forte, debole, cieco, ecc. La cecità reale significa non essere in grado di vedere attraverso le condizioni corporee temporanee e superficiali e nella persona reale interiore. Vedere la realtà significa riconoscere la natura spirituale di tutti. Lo Srimad-Bhagavatam (11.28.35) spiega che l'anima è auto-luminosa, al di là della nascita e della morte, e illimitata dal tempo o dallo spazio e, quindi, oltre ogni cambiamento. Il Bhagavatam (11.22.50) sottolinea anche che come si assiste alla nascita e alla morte di un albero ed è separato da esso, allo stesso modo la testimonianza della nascita, della morte e delle varie attività del corpo è dentro ma separata da esso. La dimensione dell'anima è descritta anche nella Svetasvatara Upanishad (5.9): "Quando il punto superiore di un capello è diviso in cento parti e ancora ciascuna di tali parti è ulteriormente suddivisa in cento parti, ciascuna di tali parti è la misura della dimensione dell'anima spirituale. "Quindi considerando che il diametro di un tipico pelo è largo circa tre-millesimi di pollice, allora dividerlo in cento parti, e poi dividere una di quelle parti di nuovo in cento parti significa che sarebbe microscopico. E poiché è spirituale e non fatto di sostanza materiale, percepire la presenza dell'anima non è così facile. È invisibile alla nostra visione materiale. La Katha Upanishad riferisce che all'interno del corpo, più in alto dei sensi e degli oggetti dei sensi, esiste la mente. Più sottile della mente è l'intelligenza, e più alto e più sottile di quanto l'intelletto sia il sé. Quel sé è nascosto in tutti gli esseri e non brilla, ma è visto dai sottili veggenti attraverso il loro acuto intelletto. Da questo possiamo capire che all'interno del corpo fisico grossolano, composto da vari elementi materiali, come terra, aria, acqua, ecc., c'è anche il corpo sottile composto dai sottili elementi sottili della mente, dell'intelligenza e del falso ego. Le attività psichiche si svolgono all'interno del corpo sottile. È anche all'interno del corpo sottile in cui esistono i ricordi delle vite passate, per quanto profonde possano essere. Tuttavia, l'essere vivente ha la sua forma spirituale che è più profonda di questa sottigliezza, altrimenti non potrebbe aver ripetuto nascite. Una persona vede effettivamente il suo sé spirituale così come la presenza dell'Essere Supremo quando percepisce che sia il corpo grossolano sia quello sottile non hanno nulla a che fare con il puro sé spirituale interiore. Pertanto, si potrebbe chiedere che, poiché siamo separati dai corpi grossolani e sottili, perché ci identifichiamo così fortemente con il corpo materiale? Si spiega che sebbene il corpo materiale sia diverso dall'anima, è a causa dell'ignoranza dovuta all'associazione materiale che ci si identifica erroneamente con le condizioni corporee alte e basse. È ulteriormente elaborato che solo a causa della mente e dell'ego tale sperimentiamo felicità materiale e angoscia. Tuttavia, in realtà, l'anima spirituale è al di sopra di tale esistenza materiale e non può mai essere realmente influenzata dalla felicità materiale e dall'angoscia in qualsiasi circostanza. Una persona che percepisce veramente questo non ha nulla da temere dalla creazione materiale o dall'apparizione di nascite e morti. Così, può ottenere una vera pace. Il Chandogya Upanishad (8.1.5-6) ​​continua a spiegare che il sé è libero dal peccato e dalla vecchiaia, dalla morte e dal dolore, dalla fame e dalla sete, dalla lamento e dalla tristezza e da tutte le forme corporee identificazione. Desidera solo ciò che dovrebbe desiderare e non immagina altro che ciò che dovrebbe immaginare. Chi si allontana da questa vita senza aver scoperto il sé e quei desideri veri o spirituali non ha libertà in tutti i mondi. Ma quelli che partono da qui dopo aver realizzato la propria vera identità spirituale e quelle inclinazioni spirituali hanno la libertà in tutti i mondi. Quindi, per riassumere, l'anima è una particella di coscienza e beatitudine nel suo stato purificato di essere. Non è materiale in alcun modo. È ciò che parte dal corpo al momento della morte e, nel corpo sottile, trasporta le sue impressioni, i desideri e le tendenze mentali, insieme ai risultati karmici delle sue attività da un corpo all'altro. Comprendere e percepire questo sé, che è la nostra autentica identità spirituale, è il vero obiettivo della vita. Tale realizzazione allevia uno di ulteriore esistenza materiale. Come è spiegato, coloro che hanno purificato la loro coscienza, sono stati assorbiti dalla conoscenza spirituale e hanno assolto ogni impurità nella mente, sono liberati dal karma che li libera da qualsiasi nascita futura. Sono liberi da altre nascite nel mondo materiale e vengono liberati nell'atmosfera spirituale. Come fare questo è il risultato finale dell'esistenza umana.

Da dove provengono le vostre Scritture?

Sebbene il movimento Hare Krishna sia stato fondato in Occidente solo nel 1966, le sue radici si estendono per migliaia di anni nel passato, nella tradizione vedica dell'India. I Veda erano originariamente una tradizione vocale, ma poi furono scritti in sanscrito più di 5000 anni fa. Il compilatore della letteratura vedica, Srila Vyasadeva, divise la conoscenza vedica in vari dipartimenti di conoscenza, materiale e spirituale, affidando ai suoi discepoli sezioni particolari. In questo modo, le scritture si sono sviluppate nei quattro Veda, nei Vedanta Sutra, nelle 108 Upanishad principali, nel grande Mahabharata che include la Bhagavad-gita e nei 18 Purana principali, tra gli altri testi. Dei Purana, il Bhagavata Purana o Srimad-Bhagavatam è descritto come il frutto più maturo di tutta la letteratura vedica. È accettato dalla tradizione vedica come la conclusione dei principi e della comprensione vedantica, e mette in relazione i passatempi e le caratteristiche del Signore Supremo. Il processo di sviluppo spirituale descritto nella letteratura vedica è un processo graduale di realizzazione di Dio e amore per Dio. Questa saggezza è stata attentamente preservata e tramandata attraverso i secoli attraverso il veicolo della successione di maestri autorealizzati. Questa antica saggezza spirituale viene ora nuovamente presentata in Occidente attraverso il Movimento Hare Krishna. Invitano persone di ogni tipo a visitare i loro templi, comunità e siti web e a partecipare in qualsiasi modo desiderino a questo sublime e facile processo di <em>bhakti-yoga</em> e Coscienza di Krishna. Ci sono anche molti libri che possono aiutare a comprendere come puoi iniziare questo processo spirituale.

Hare Krishna mantra, che cos'è?

Hare Krishna Hare Krishna Krishna Krishna Hare Hare Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare

Un mantra è una vibrazione sonora spirituale che purifica la coscienza e risveglia l'amore di Dio. Il canto del maha-mantra Hare Krishna - Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare - è raccomandato nella letteratura vedica come il metodo più facile per quest'epoca (il kali-yuga), per raggiungere la realizzazione spirituale. Krishna è il nome sanscrito di Dio che significa "CoLui che attrae tutti", e Rama è un altro nome per Dio che significa "riserva di ogni piacere". Hare si riferisce all'energia divina del Signore. Quindi il mantra Hare Krishna significa: "O onnipotente, onnipotente Signore, o energia del Signore, per favore impegnami nel Tuo servizio". Ci sono due modi per cantare questo mantra: canto di gruppo (kirtana) e canto individuale su corona (japa). Per entrambi i metodi non si applicano regole rigide e chiunque può recitare in qualsiasi momento.

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Karma, che cos'è?

Il karma è uno di quegli argomenti che molte persone conoscono poco, ma pochi ne comprendono le complessità. Per cominciare, la terza legge del moto di Newton afferma che per ogni azione c'è una reazione uguale e contraria. Sulla scala universale, questa è la legge del karma. La legge del karma afferma fondamentalmente che ogni azione ha una reazione e qualsiasi cosa tu faccia agli altri, in seguito, tornerà da te. Inoltre, l'ignoranza della legge non è una scusa. Siamo ancora responsabili per tutto ciò che facciamo, indipendentemente dal fatto che lo comprendiamo o meno. Pertanto, la cosa migliore è imparare come funziona. Se tutti capissero la legge del karma, vivremmo tutti una vita più felice in un mondo più luminoso. Perché? Perché potremmo sapere come regolare le nostre vite in modo da non subire le continue reazioni di ciò che abbiamo fatto a causa dei falsi obiettivi della vita. Secondo la letteratura vedica, il karma è la legge di causa ed effetto. Per ogni azione c'è una causa oltre che una reazione. Il karma viene prodotto eseguendo attività interessate allo sviluppo fisico o mentale. Si possono compiere attività pie che produrranno buone reazioni o un buon karma per il futuro divertimento. Oppure si può compiere egoismo o ciò che alcuni chiamano attività peccaminose che producono cattivo karma e sofferenza futura. Questo segue una persona ovunque vada in questa vita o in una vita futura. Tale karma, così come il tipo di coscienza che una persona sviluppa, stabilisce reazioni che è necessario sperimentare. La Svetashvatara Upanishad (5.12) spiega che l'essere vivente, l'anima jiva, acquisisce molti corpi fisici e sottili grossolani a causa delle azioni che compie, come è motivato dalle qualità materiali a cui ottiene. Questi corpi acquisiti continuano ad essere una fonte di illusione finché egli è ignorante della sua vera identità. Il Brihadaranyaka Upanishad (4.45) chiarisce ulteriormente che come l'atma o l'anima nei corpi grossolani e sottili agisce, così in tal modo ottiene condizioni diverse. Agendo santo diventa un santo e agendo immoralmente diventa soggetto alle conseguenze karmiche. In questo modo, acquisisce di conseguenza la pietà o il peso dell'empietà. Allo stesso modo, si afferma che come un uomo semina, così mieterà. Pertanto, mentre le persone vivono la loro vita presente, coltivano un particolare tipo di coscienza con i loro pensieri e attività, che possono essere buoni o cattivi. Questo crea il karma di una persona. Questo karma ci indirizzerà verso un corpo più appropriato per le reazioni che dobbiamo affrontare, o le lezioni che dobbiamo imparare. Quindi, la causa della nostra esistenza deriva dalle attività delle nostre vite precedenti. Poiché tutto è basato su una causa, è il karma di uno che determinerà la propria situazione, come razza, colore, sesso o area del mondo in cui uno apparirà, o se uno è nato in una famiglia ricca o povera, o essere sani o malsani, ecc. ecc. Grazie per aver letto Hare Krishna [learn_more caption = "Ulteriori informazioni"] Quindi, quando gli esseri viventi rinascono, ottengono un certo tipo di corpo che è più adatto al tipo di coscienza che hanno sviluppato. Pertanto, secondo il Padma Purana, ci sono 8.400.000 specie di vita, ognuna delle quali offre una particolare classe di corpo per qualsiasi tipo di desiderio e coscienza che l'essere vivente possa avere in questo mondo. In questo modo, l'essere vivente è il figlio del suo passato e il padre del suo futuro. Quindi, è attualmente influenzato dalle attività della sua vita precedente e crea la sua esistenza futura dalle azioni che compie in questa vita. Una persona si reincarnerà in varie forme di corpi che sono più adatti per la coscienza, i desideri e la dignità dell'essere vivente e per ciò che merita. Quindi l'essere vivente continua inevitabilmente in questo ciclo di nascita e morte e le conseguenze per le sue varie attività buone o cattive finché è materialmente motivato. Ciò che crea il karma buono o cattivo è anche la natura dell'intento dietro l'azione. Se si usano le cose egoisticamente o per rabbia, avidità, odio, vendetta, ecc., Allora la natura dell'atto è oscurità. Uno incorrerà in un cattivo karma che in seguito si manifesterà come un'inversione nella vita, eventi dolorosi, malattie o incidenti. Mentre le cose che sono fatte a beneficio degli altri, per gentilezza e amore, senza alcun pensiero di ritorno, o per adorare Dio, sono tutte azioni di bontà e pietà, che porteranno l'elevazione o la fortuna a voi. Tuttavia, se fai qualcosa di male che accade a causa di un incidente o di un errore, senza l'intenzione di arrecare alcun danno agli altri, il karma non è così pesante. Forse eri destinato a essere uno strumento nel karma di qualcun altro, che è anche tuo. Prenderà in considerazione la tua motivazione. Tuttavia, maggiore è l'intento o la consapevolezza di fare qualcosa di sbagliato, maggiore sarà il grado di reazione negativa che ci sarà. Quindi è tutto basato sull'intento che sta dietro l'azione. Tuttavia, dovremmo capire che, essenzialmente, il karma è per correggere una persona, non per una semplice retribuzione delle azioni passate. L'universo è basato su compassione. Ognuno ha certe lezioni e modi in cui deve svilupparsi, e la legge del karma in effetti la dirige in un modo per farlo. Nondimeno, non si è condannati a rimanere in questo ciclo di ripetute nascite e morti per sempre. C'è una via d'uscita. Nella forma umana si può acquisire la conoscenza della realizzazione spirituale e ottenere la liberazione dal karma e da ulteriori cicli di nascita e morte. Questo è considerato il risultato più importante che si possa ottenere nella vita. Questo è il motivo per cui ogni processo religioso nel mondo incoraggia le persone che vogliono la libertà dall'esistenza terrena a non desiderare attaccamenti materiali o piaceri sensuali che li legano a questo mondo, ma a lavorare verso ciò che può liberarli da ulteriori cicli di nascita e morte.Tutti il karma può essere negato quando si aspira veramente a comprendere o realizzare lo scopo superiore nella vita e nella verità spirituale. Quando si raggiunge quel punto, la sua vita può essere veramente spirituale che dà l'eterna libertà dal cambiamento. Cercando la Verità Assoluta o servendo Dio nel servizio devozionale, specialmente nel bhakti-yoga, una persona può raggiungere il punto in cui è completamente sollevato da tutti gli ostacoli o le responsabilità karmiche. Il Signore Krishna dice nella Bhagavad-gita (18.66): "Abbandona ogni varietà di religione e arrenditi a Me. Ti libererò da ogni reazione peccaminosa. Non temere ". Senza essere allenati in questa scienza spirituale, è molto difficile capire come l'essere vivente lascia il suo corpo o quale tipo di corpo otterrà in futuro, o perché ci sono varie specie di vita che accolgono tutte le persone gli innumerevoli livelli di coscienza delle entità viventi. Come riferito nella Bhagavad-gita, coloro che sono spiritualmente ignoranti non possono capire come un'entità vivente può lasciare il corpo al momento della morte, né possono capire quale tipo di corpo godrà sotto l'influenza dei modi di natura. Tuttavia, chi è stato addestrato alla conoscenza può percepirlo. Quindi, incoraggiamo tutti a comprendere la legge del karma in modo più completo e come si può impegnarsi nel servizio di devozione del Signore per liberarsi da ogni karma buono o cattivo e sviluppare una coscienza puramente spiritualizzata. Questa è vera libertà e liberazione da tutti i limiti materiali attraverso i quali si può raggiungere lo strato spirituale.

Qual è lo scopo della vita?

Gli esseri viventi sono anime spirituali. Come tali, siamo parte integrante dell'assoluto supremo, Sri Krishna. Lo scopo della nostra vita è stabilire la connessione perduta con la Persona Suprema - Sri Krishna. Tutti noi stiamo cercando l'amore. Tuttavia, stiamo cercando di trovare il cosiddetto amore in questo mondo materiale - un mondo che è pieno di avidità, invidia, lussuria, rabbia, falso ego, illusione. Questo mondo materiale è pieno di tristezza e miseria. È' un mondo temporaneo. Si può venire sommersi da problemi in qualsiasi momento. Quindi i nostri tentativi di trovare la vera felicità in questo mondo materiale invariabilmente finiscono con la frustrazione. La vera felicità può essere trovata quando risvegliamo l'amore dormiente o la coscienza di Krishna. La vita umana è una possibilità per noi di ristabilire questa relazione. La coscienza di Krishna si ottiene pensando sempre a Lui, cantando il Suo santo nome, servendoLo, servendo i Suoi devoti e diffondendo le glorie del santo nome. Quindi, quando siamo impegnati nella coscienza di Krishna, sperimentiamo il più alto amore trascendentale: l'amore per Krishna, la Suprema personalità di Dio o prema bhakti. Raggiungere la prema bhakti è l'obiettivo della vita. Una vita di eternità, conoscenza e beatitudine!

Reinarnazione, che cos'è?

La reincarnazione è chiamata samsara nei classici testi vedici dell'India. La parola samsara è sanscrito e significa essere legati al ciclo di ripetute nascite e morti attraverso numerose vite. Il modo in cui funziona è che coloro che sono condizionati materialmente trasmigrano attraverso corpi diversi in base ai propri desideri e attività (o karma) passate e familiarità. I loro desideri, se materialmente motivati, richiedono un corpo fisico per consentire loro di continuare a elaborare i loro desideri materiali in varie condizioni di vita. Generalmente, nelle tradizioni orientali si considera che tutte le forme di vita o di specie hanno un'anima, che è l'entità che si reincarna. Prima di quando un'entità è pronta a incarnarsi come essere umano sulla Terra, l'anima può aver attraversato un'intera serie di vite per sperimentare vari livelli di esistenza e di coscienza. Il principio è che un'entità può effettivamente progredire attraverso le diverse specie di vita, gradualmente salendo fino a raggiungere la forma umana. Certo, il corpo è solo la copertura dell'anima in cui appare. L'essere vivente si muoverà continuamente verso l'alto nei suoi cicli di reincarnazione finché non avrà sperimentato tutte le principali varietà di esistenze che il regno materiale ha da offrire. In questo modo l'essere vivente è pienamente esperto nell'elaborare desideri o desideri materiali in tutti i tipi di forme quando raggiunge il livello umano. Naturalmente, non tutti gli esseri potrebbero dover affrontare tutto questo. Come funziona la reincarnazione è descritto più dettagliatamente nei testi vedici dell'India. La Bhagavad-gita (8.6) spiega che qualunque stato di coscienza si raggiunge quando lui o lei abbandona questo corpo, uno stato simile sarà raggiunto nella prossima vita. Ciò significa che dopo che la persona ha vissuto la sua vita, le numerose attività variegate della persona formano una coscienza aggregata. Tutti i nostri pensieri e azioni nella nostra vita influenzeranno collettivamente lo stato di essere in cui siamo al momento della morte. Questa coscienza determinerà a cosa sta pensando quella persona alla fine della propria vita. Quest'ultimo pensiero e coscienza dirigeranno quindi dove quella persona molto probabilmente andrà nella prossima vita perché questo stato di essere passa da questa vita alla successiva. Come viene ulteriormente spiegato, l'entità vivente nel mondo materiale trasporta i diversi livelli di coscienza da un corpo all'altro nello stesso modo in cui l'aria porta aromi. In altre parole, non possiamo vedere gli aromi trasportati dall'aria, ma può essere percepito dal senso dell'olfatto. In modo simile, non possiamo vedere i tipi di coscienza che l'essere vivente si è sviluppato, ma è trasportato da questo corpo al momento della morte e procede verso un altro corpo nella prossima vita per riprendere da dove era stato interrotto dal precedente esistenza. Naturalmente, la prossima vita potrebbe essere in un altro corpo fisico o in un corpo sottile tra le nascite, o anche negli stati d'essere celesti o infernali. Dopo la morte, si continua la coscienza che è stata coltivata durante la vita. Sono i nostri modelli di pensiero che costruiscono la coscienza, che poi ci indirizza verso l'esperienza richiesta dopo la morte. Il proprio stato di coscienza o concezione della vita esiste nel corpo sottile, che consiste nella mente, nell'intelligenza e nel falso ego. L'anima è coperta da questo corpo sottile, che esiste all'interno della forma materiale grossolana. Quando il veicolo fisico non può più funzionare, il corpo e l'anima sottili ne sono costretti a uscire. Poi, quando è il momento giusto, sono collocati in un'altra struttura fisica che adatta adeguatamente lo stato della mente dell'entità vivente. È così che lo stato mentale che attira l'uomo morente determina come inizia la sua prossima vita. Se il morente è assorto in pensieri di guadagno materiale o di piaceri sensuali di moglie, famiglia, parenti, casa, ecc., Allora deve, a un certo punto, ottenere un altro corpo materiale per continuare a perseguire i suoi interessi mondani. Dopo tutto, come si può soddisfare i suoi desideri materiali senza un corpo materiale? Per questo motivo, è meglio che una persona coltivi sempre attività pie e pensieri spirituali per aiutarlo a entrare in una vita migliore dopo la morte. Se una persona ha provato a tagliare i nodi dell'attaccamento alla vita materialistica e si è impegnata in attività spirituali, al grado di avanzamento che la persona ha fatto, lui o lei può andare in un regno celeste dopo la morte, o persino raggiungere il regno di Dio . In ogni caso, possiamo cominciare a capire che morire nella coscienza giusta per liberarsi dal ciclo di nascita e morte è un'arte che richiede pratica. Dobbiamo prepararci per il momento della morte in modo da non essere presi alla sprovvista o in uno stato mentale inadatto. Questo è uno degli scopi dello yoga. Dopo quello che può essere milioni di nascite e morti attraverso molte forme di vita, cercando di soddisfare tutti i desideri materiali, l'anima può cominciare a stancarsi di questi continui tentativi di felicità che spesso si rivelano così temporanei. Allora la persona può tuper trovare un significato spirituale nella vita. Nella ricerca del significato più alto, a seconda del livello di coscienza che una persona sviluppa, lui o lei può gradualmente entrare in livelli sempre più alti di sviluppo. Infine, se una persona scopre che in realtà non è questo corpo ma un essere spirituale al suo interno, e raggiunge un livello spirituale di coscienza, può perfezionare la sua vita in modo che entri negli strati spirituali e non debba più incarnarsi nel fisico mondo. Quindi, la liberazione è raggiunta attraverso la realizzazione del Sé e lo sviluppo del servizio di devozione a Dio, che è la perfezione del sentiero spirituale. Attraverso l'esistenza umana sulla Terra, è possibile accedere a molti altri piani di esistenza, incluso l'ingresso nel mondo spirituale. Dipende solo da come usiamo questa vita. L'idea che una persona abbia una sola vita per diventare qualificata per entrare in paradiso o per entrare nella dannazione eterna non offre all'anima alcun mezzo per la riabilitazione e solo una infinita sofferenza. Questo non è ragionevole. La dottrina della reincarnazione offre a chiunque ampie possibilità di correggere e rieducarsi nelle future nascite. Un'eternità all'inferno significa che un effetto infinito è prodotto da una causa finita, che è illogica. Dio non ha creato gli uomini per diventare niente più che un combustibile duraturo per nutrire i fuochi dell'inferno. Un tale scopo nella sua creazione non proviene da un Dio sempre amorevole, ma deriva dalle idee difettose dell'uomo e dalle sue concezioni imperfette di Dio. Dopo tutto, quanti uomini senza macchia potevano esserci in questo mondo? Chi ha un personaggio così puro da ricevere un passaggio immediato in paradiso? La Bhagavad-gita spiega che anche il peggiore peccatore può attraversare l'oceano della nascita e della morte salendo la barca della conoscenza trascendentale. Dobbiamo semplicemente essere sinceri nel raggiungere quella barca. Inoltre, una persona raccoglie i risultati delle sue azioni peccaminose per un periodo di tempo limitato. Dopo essere stato purgato dai propri peccati, cioè soffrendo le reazioni dolorose delle proprie cattive attività, una persona, sapendo il bene dal male, può avere una nuova possibilità di lavorare liberamente per la sua emancipazione da un ulteriore intreccio nella vita materiale. Quando merita e ottiene tale libertà, l'anima può godere della felicità perfetta ed eterna nella sua unione devozionale con l'Essere Supremo. Questo è il motivo per cui è sempre incoraggiato uno a cercare la conoscenza spirituale e la pratica dell'illuminazione. Sviluppando devozione sincera e purificata per il Signore, non ci si deve preoccupare della propria futura nascita. Una volta che una persona ha iniziato questo percorso di devozione, ogni vita si avvicina alla perfezione spirituale, in qualunque situazione si trovi. Così una persona è incoraggiata a pentirsi dei propri peccati o delle cattive scelte che sono state fatte sotto l'influenza di lussuria, rabbia o avidità e coltivare il perdono, la purezza e la generosità. Una persona dovrebbe anche impegnarsi in carità, penitenza, meditazione, japa (canto personale dei santi nomi del Signore), kirtan (canto congregazionale dei santi nomi del Signore) e altre pratiche spirituali, che distruggono tutti i peccati e rimuovono tutti i dubbi sulla conoscenza spirituale . Quindi attraverso la pratica costante si può raggiungere gradualmente il mondo spirituale ed essere liberi da ogni ulteriore entanglement nella reincarnazione.

Vegetariani, perché essere o diventare?

Sul sentiero spirituale, ci sono diversi motivi per cui una persona è raccomandata per essere vegetariana. Una ragione principale è che abbiamo bisogno di vedere la natura spirituale all'interno di tutti gli esseri viventi, e ciò include anche gli animali e le altre creature. Fratellanza universale significa nonviolenza sia agli umani che agli animali. Consiste nel comprendere che anche gli animali hanno un'anima. Sono vivi, coscienti e provano dolore. E queste sono le indicazioni della presenza della coscienza, che è il sintomo dell'anima. Persino la Bibbia (Genesi 1,21; 1,24; 1,30; 2,7; e in molti altri luoghi) si riferisce sia agli animali che alle persone come nefesh chayah, anime viventi. Coloro che mangiano carne, tuttavia, a causa del loro desiderio di mangiare animali o di vederli come una fonte di cibo per lo stomaco, non sono così facilmente in grado di comprendere la natura spirituale di tutti gli esseri. Dopo tutto, se sai che tutte le entità viventi sono essenzialmente spirituali e che tutti gli esseri viventi che sono coscienti mostrano i sintomi dell'anima interiore, allora come puoi ucciderli inutilmente? Ogni creatura vivente è anche la stessa di cui siamo nel rispetto che è anche figlia dello stesso padre, una parte dello stesso Essere Supremo. Pertanto, l'uccisione di animali mostra una grande mancanza di consapevolezza spirituale. Molte parti della letteratura Vedica descrivono come l'Essere Supremo sia il mantenitore di innumerevoli entità viventi, gli umani così come gli animali, ed è vivo nel cuore di ogni essere vivente. Solo quelli con coscienza spirituale possono vedere lo stesso Essere Supremo nella Sua espansione come Anima Suprema all'interno di ogni creatura. Essere gentili e spirituali verso gli umani e essere un assassino o un nemico verso gli animali non è una filosofia equilibrata, e mostra la propria ignoranza spirituale. La prossima ragione per essere vegetariani è considerare la quantità di paura e sofferenza che gli animali provano nel settore della macellazione. Ci sono innumerevoli storie di come nella paura le mucche piangono, urlano e talvolta cadono morte mentre sono dentro o anche prima che vengano portate nel macello. O come le vene dei maiali morti sono così grandi da mostrare che sono praticamente esplose dalla paura che il maiale ha provato e dall'adrenalina prodotta mentre veniva portata al macello. Ciò causa certamente un'immensa quantità di violenza per permeare l'atmosfera, che si spegne e ricade su di noi in una qualche forma. Inoltre, l'adrenalina e la paura nell'animale producono anche tossine che poi permeano il corpo di questi animali, che ingeriscono i mangiatori di carne. Le persone che consumano queste cose non possono fare a meno di esserne influenzate. Causa tensioni all'interno di loro individualmente, che poi si diffonde nelle loro relazioni con gli altri. L'antico testo Vedico della Manu-samhita (5,45-8) dice: "Chi ferisce gli esseri infetti dal desiderio di darsi piacere non trova mai la felicità, né vivente né morta. Colui che non cerca di causare la sofferenza dei legami e della morte alle creature viventi, ma desidera il bene di tutti gli esseri, ottiene una felicità infinita. . . La carne non può mai essere ottenuta senza danni alle creature viventi, e la ferita agli esseri senzienti è dannosa per il conseguimento della beatitudine celeste; Lascialo quindi evitare l'uso della carne. " La Bibbia (Romani 14,21) dice anche: "Non è né buono mangiare carne né bere vino". Un altro comandamento biblico (Esodo 23.5) ci istruisce ad aiutare gli animali nel dolore, anche se appartengono a un nemico. Anche le scritture buddhiste (Sutta-Nipata 393) consigliano: "Non distruggere o far distrarre alcuna vita o sanzionare le azioni di coloro che lo fanno. Lascia che si astenga dal ferire persino qualsiasi creatura, sia quelle forti che quelle che tremano nel mondo. "Si dice anche nelle scritture buddiste, il Sutra Mahaparinirvana," Il mangiare carne estingue il seme della grande compassione ".Per gli ebrei, il Talmud (Avodah Zorah 18B) vieta l'associazione con i cacciatori, per non parlare della caccia. Nel Nuovo Testamento Gesù preferì la misericordia al sacrificio (Matteo 9.13, 12.7) e si oppose all'acquisto e alla vendita di animali per il sacrificio (Matteo 21,12-14, Marco 11,15, Giovanni 2,14-15). Una delle missioni di Gesù era di eliminare il sacrificio animale e la crudeltà verso gli animali (Ebrei 10.5-10). Troviamo specialmente in Isaia dove Gesù disprezza il massacro e lo spargimento di sangue di uomini e animali. Dichiara (1,15) che Dio non ascolta le preghiere degli assassini animali: "Ma le tue iniquità hanno separato te e il tuo Dio. E i tuoi peccati ti hanno nascosto la sua faccia, così che Lui non ascolti. Perché le tue mani sono macchiate di sangue. . . I loro piedi corrono verso il male e si affrettano a versare sangue innocente. . . non conoscono le vie della pace ". Isaia si lamenta anche di aver visto," Gioia e allegrezza, macellazione di bestiame e uccisione di pecore, consumo di carne e consumo di vino, come pensavi, 'mangiamo e beviamo, per domani noi moriamo. '"(22.13) È anche stabilito nella Bibbia (Isaia 66,3): "Chi uccide un bue è come se uccidesse un uomo". A questo proposito San Basilio (320-379 d.C.) insegnava: "Il vapore della carne daruccide la luce dello spirito. Difficilmente si può avere virtù se si gustano pasti a base di carne e di carne. "Quindi dovremmo trovare alternative all'uccidere gli animali per soddisfare i nostri appetiti, specialmente quando ci sono molti altri cibi sani disponibili. Altrimenti, devono esserci reazioni a tale violenza. Non possiamo aspettarci la pace nel mondo se continuiamo a uccidere inutilmente tanti milioni di animali per il consumo di carne o per abuso. Il terzo fattore per essere vegetariani è il karma. Come afferma la seconda legge della termodinamica, per ogni azione deve esserci una reazione uguale e contraria. Sulla scala universale questa è chiamata la legge del karma, il che significa che ciò che gira intorno viene fuori. Questo riguarda ogni individuo, così come le comunità e i paesi. Come la nazione semina, così raccoglierà. Questo è qualcosa che dovremmo prendere molto seriamente, specialmente nel nostro tentativo di portare pace, armonia e unità nel mondo. Se tanta violenza viene prodotta dall'uccisione di animali, dove pensi che le reazioni a questa violenza vadano? Ci torna in tanti modi, come la forma del crimine di quartiere e della comunità e le guerre mondiali. La violenza genera violenza. Pertanto, questo proseguirà a meno che non sappiamo come cambiare.Isaac Bashevis Singer, che ha vinto il Premio Nobel per la letteratura, ha chiesto: "Come possiamo pregare Dio con misericordia se noi stessi non abbiamo pietà? Come possiamo parlare di diritti e giustizia se prendiamo una creatura innocente e versiamo il suo sangue? "Continuò dicendo:" Personalmente credo che finché gli esseri umani verseranno il sangue degli animali, non ci sarà mai alcuna pace . "In conclusione, possiamo citare il numero del 10 marzo 1966 de L'Osservatore della Domenica, il settimanale vaticano, in cui mons. Ferdinando Lambruschini ha scritto: "La condotta dell'uomo nei confronti degli animali dovrebbe essere regolata dalla giusta ragione, che proibisce di infliggere loro dolore e sofferenza senza scopo. Maltrattarli e farli soffrire senza ragione è un atto di deplorevole crudeltà da condannare da un punto di vista cristiano. Farli soffrire per il proprio piacere è un'esibizione di sadismo che ogni moralista deve denunciare. "Mangiare gli animali per il piacere della propria lingua quando ci sono molti altri cibi disponibili certamente si adatta a questa forma di sadismo. È ovvio che questo è controproducente per ogni pace, unità o progresso spirituale che desideriamo fare. È una delle cose che dobbiamo considerare seriamente se vogliamo migliorare noi stessi o il mondo. Quindi ecco alcuni motivi per cui una persona sinceramente spirituale sceglierà di essere vegetariana.

VALORE VEGETARIANO

Nel processo di bhakti-yoga, la devozione va oltre il semplice vegetarianismo e il cibo diventa un mezzo per il progresso spirituale. Nella Bhagavad-gita, il Signore Krishna dice: "Tutto ciò che fai, tutto ciò che mangi, tutto ciò che offri e reggi, così come tutte le austerità che puoi compiere, dovrebbero essere fatte come offerta a Me". ciò che mangiamo al Signore è parte integrante del bhakti-yoga e rende il cibo benedetto con potenze spirituali. Allora tale cibo è chiamato prasadam, o la misericordia del Signore. Il Signore descrive anche ciò che accetta come offerta: "Se uno mi offre con amore e devozione una foglia, un fiore, un frutto o acqua, lo accetterò". Così , possiamo vedere che il Signore accetta frutta, cereali e cibi vegetariani. Il Signore non accetta cibi come carne, pesce o uova, ma solo quelli che sono puri e naturalmente disponibili senza danneggiare gli altri. Quindi sul sentiero spirituale mangiare cibo che viene offerto a Dio è la perfezione ultima di una dieta vegetariana. La letteratura Vedica spiega che lo scopo della vita umana è risvegliare la relazione originale dell'anima con Dio, e accettare il prasadam è il modo per aiutarci a raggiungere questo obiettivo.

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