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Sri Madhvacarya

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17 FEBBRAIO 2024 - Scomparsa

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Sri Madhvacarya

Sri Madhvacarya è il principale acarya, o maestro spirituale, della Brahma-sampradaya, la successione disciplica dalla quale discende la Gaudiya sampradaya

Per dodici anni Madhyageha Bhatta viaggiò regolarmente per coprire la distanza di otto miglia che separa il villaggio di Belle da Udupi. Là c'è un tempio di Anantesvara, dove egli si recava a pregare per avere un figlio. Un giorno un devoto in stato di trance si arrampicò sull'asta della bandiera e annunciò che per ristabilire i puri principi della religione molto presto sarebbe nato un maschio, un figlio di Vayu, l'essere celeste che presiede all'aria. Madhyageha comprese nel suo cuore che questo bambino sarebbe stato suo figlio. Ben presto sua moglie, Vedavati, partorì un figlio e la coppia felice lo chiamò Vasudeva.

Fin dall'infanzia Vasudeva manifestò una straordinaria intelligenza, tanto che a cinque anni ricevette l'iniziazione brahminica, tre anni prima del tempo. Tutto ciò che egli ascoltava o leggeva, anche una sola volta, rimaneva nella sua memoria. Il suo corpo era eccezionalmente forte, luminoso e bello. A undici anni Vasudeva lasciò la casa per andare a vivere a Udupi insieme con Acyutapreksa, un asceta di ampia fama per la sua erudizione e la sua santità. Dopo un anno, nonostante le decise proteste del padre, Vasudeva rinunciò al mondo. Acyutapreksa lo chiamò Purnaprajna.

Meno di quaranta giorni più tardi, dopo aver accettato il sannyasa, Purnaprajna sconfisse, in un dibattito pubblico, Vasudeva Pandita, un famoso saggio errante. Il pandita era noto per la sua cavillosa abilità dialettica, ma non fu un avversario per il giovane Purnaprajna. Il pandita parlò per tre giorni e nessuno osava confutare le sue conclusioni. Purnaprajna stupì la folla accettando la sfida. Dapprima, per mostrare che aveva il pieno possesso delle conclusioni, ripeté parola per parola le argomentazioni del pandita. Poi, una dopo l'altra, le confutò. La sua vittoria fu argomento di conversazione in tutta Udupi. Acyutapreksa lo chiamò Anandatirtha come riconoscimento della sua padronanza del Vedanta. La fama dell'abilità dialettica del giovane asceta di Udupi si diffuse in lungo e in largo. Sfidanti e ammiratori si diressero verso la città. Buddhisagara e Vadisimha, due buddisti che avevano convertito molte persone alla loro fede, sfidarono Anandatirtha. Dopo una lunga giornata di schermaglie, promisero che sarebbero tornati il giorno dopo, ma la notte stessa partirono di nascosto da Udupi.

Anandatirtha partì per un viaggio nel Sud dell'India. Gli eventi più rilevanti nel corso di questo viaggio furono gli incontri con Vidyasankara Swami, il successore diretto di Sripada Sankaracarya, che era l'originale sostenitore della teoria monistica della Verità Assoluta. Alcuni dogmi fondamentali della filosofia di Sankaracarya sono i seguenti: Dio e l'anima sono identici; l'Assoluto impersonale, privo di forma e di sensi è la sola realtà; ogni altra cosa è illusione, e le incarnazioni di Dio sono prodotti dell'illusione. Anandatirtha aveva grande familiarità con questa dottrina e ne conosceva a fondo i punti deboli. Con fermezza e coraggio egli sfidò il venerato Vidyasankara e ne seguì un feroce dibattito. Vidyasankara non poté battere il suo oppositore, ma rifiutò di accettare la sconfitta. A Ramesvaram essi s'incontrarono di nuovo durante la stagione dei monsoni, e in quell'occasione Vidyasankara ingiuriò e bersagliò Anandatirtha con continui attacchi, ma il giovane santo tollerò l'abuso.

Durante il viaggio di ritorno, mentre si rivolgeva a un'assemblea di esperti, Anandatirtha affermò che ogni espressione vedica ha un triplice significato, che ogni verso del Mahabharata ha dieci significati e che ognuno dei mille nomi principali di Visnu ha cento significati. Quando l'assemblea stupefatta gli chiese di dimostrare la validità della sua affermazione, Anandatirtha spiegò un centinaio di significati di Visva, il primo nome di Visnu. Prima che egli potesse proseguire ulteriormente, tuttavia, gli fu chiesto di fermarsi e tutti ammisero di non avere intelligenza sufficiente per comprendere le sue elaborate spiegazioni.

Tornato a Udupi, Anandatirtha, che era ora conosciuto col nome di Madhva, scrisse un commento alla Bhagavadgita e ne consegnò una copia ad Acyutapreksa per avere la sua approvazione. Il successivo viaggio di Madhva fu a Badarinatha, situata in alto sull'Himalaya. A Badarinatha egli incontrò Srila Vyasadeva, l'autore dei quattro Veda e della voluminosa letteratura supplementare. Per prepararsi a questo incontro Madhva aveva osservato il completo silenzio e digiuno per quarantotto giorni. Egli apprese il pieno significato del Vedantasutra, l'essenza distillata della saggezza vedica, dal suo stesso autore trascendentale e promise di scrivere un commento ai sutra che fosse fedele all'originario intento e alla finalità di Srila Vyasadeva. Un po' di tempo dopo la sua discesa dall'Himalaya, il suo commento, Sutrabhasya, era completato. Egli ne inviò una copia a Udupi per sottoporla all'approvazione di Acyutapreksa.

Nel suo viaggio di ritorno Srila Madhvacarya convertì Sobhana Bhatta e Sam Sastri al vaisnavismo. Essi, in seguito, succedettero a Madhva col nome di Padmanabha e Narahari Tirtha. Madhva rifiutò il sannyasa a Narahari e gli ordinò di restare nella sua devota posizione di governo; in cambio questi ottenne le Divinità di Mula Rama e di Sita, che facevano parte del tesoro del re Kalinga. Per molti anni Narahari rimase impegnato in quel servizio finché, alla fine, proprio tre mesi prima della dipartita di Madhva da questo mondo, Narahari portò le Divinità di Sita-Rama al suo guru. Queste erano le Divinità originali di Rama e Sita adorate da Maharaja Iksvaku e poi da Maharaja Dasaratha, il padre di Sri Rama. In seguito, al tempo dell'avvento di Sri Krsna, i Pandava Le avevano consegnate ai re Gajapati di Orissa. Infine le Divinità furono conservate nel tesoro dei re. Quando aveva poco più di vent'anni, dopo aver fondato a Udupi il tempio di Sri Krsna Matha, Srila Madhvacarya intraprese un secondo viaggio a Badarinatha.

Lungo il cammino un re tiranno costrinse il seguito di Madhva a scavare una riserva d'acqua per la città di Devagiri. Madhva, comunque, persuase il re a partecipare allo scavo e partì col suo seguito. I pellegrini subirono molti altri disagi e disavventure, ma Madhva li salvò sempre con le sue celeri risoluzioni e i suoi poteri mistici. A Badarinatha ancora una volta Madhva ascoltò Vyasa che gli consegnò otto pietre sacre Salagrama. Al ritorno dal viaggio Madhva si fermò a Goa, dove dette il via a una stupefacente festa gastronomica. Precedentemente egli aveva mangiato mille banane in una seduta, ma a Goa batté il suo precedente record: mangiò quattromila banane e bevve trenta vasi di latte. Quando gli fu chiesto se le piante sono sensibili alla musica, Madhva prese alcuni semi nel palmo della mano e cominciò a cantare con la sua voce melodiosa. I semi germogliarono mentre Madhva continuava a cantare, e le piante crebbero oscillando alla melodia. Madhva continuò a cantare, e le piante crebbero fino alla piena maturazione, con fiori e frutti. La notizia di questo fatto si diffuse in ogni luogo.

Da Udupi Madhva partì di nuovo per un viaggio nel Sud. A Visnumangalam egli sconfisse Trivikramacarya, un logico e grammatico di notevole valore, che era in grado di far sì che la lingua sanscrita si piegasse a qualsiasi significato che fosse adatto alla sua finalità. Il dibattito si prolungò per quindici giorni e alla fine Trivikrama si arrese ai piedi di Madhvacarya. Il resoconto completo di questo dibattito è contenuto nel Madhvavijaya che fu scritto dal figlio di Trivikramacarya. La notizia della conversione di Trivikramacarya portò centinaia di uomini e donne alla congregazione di Madhva. La missione della sua vita mise così profonde radici in India.

Srila Madhvacarya scrisse trentanove libri per chiarire la dottrina del vaisnavismo, dimostrando che questa era la era religione vedica. In molti libri egli attacca il credo monistico dei seguaci di Sankaracarya, spiegando che la loro dottrina sovvertiva la genuina comprensione spirituale. Incapaci di sconfiggere Madhvacarya con l'argomentazione logica, alcuni gruppi di monisti cospirarono per ostacolare la missione di Madhva con mezzi meno onorevoli. Cercarono di diffamarlo dichiarando che era un eretico e che i suoi seguaci erano paria (non appartenevano ad alcuna casta). Rubarono anche i suoi scritti e la sua pregevole collezione di libri antichi, pensando che privandolo dei suoi libri avrebbero interrotto la sua missione. In qualche modo accadde poi che il re Jaya Simha di Visnumangalam acquistasse i libri e li restituisse a Madhvacarya.

Madhva era apparso in due altre incarnazioni. Al tempo dell'avvento di Krsna sulla Terra, apparve come il guerriero Bhima, uno dei cinque fratelli Pandava. Al tempo di Sri Rama s'incarnò come l'amato Hanuman, il servitore ideale del Signore Supremo. Come accadde per le altre incarnazioni, Madhva compì molte imprese di valore ed esibì le sue perfezioni mistiche. A volte da bambino appariva improvvisamente con un potente balzo per rispondere alla chiamata di sua madre. A scuola curava il mal di testa soffiando nell'orecchio degli amici. Per aiutare il padre indebitato, trasformò in denaro i semi di tamarindo. In due occasioni fece germogliare i semi e li trasformò in piante col suo canto. Un'enorme roccia ad Ambu Tirtha, che richiede cinquanta uomini per essere spostata, porta un'iscrizione che afferma che essa era stata posta là da Madhvacarya con una sola mano. Molte volte Madhva moltiplicò piccole quantità di cibo per distribuirlo a centinaia di persone. All'età di settantanove anni, quando ormai la sua missione ere fermamente stabilita, Srila Madhvacarya lasciò questo mondo. I suoi devoti affermano che egli sia andato a Badarinatha per riunirsi con Srila Vyasadeva.

I principi fondamentali degli insegnamenti di Sri Madhvacaraya, dove viaggiano paralleli a quelli di Sri Caitanya Mahaprabhu, sono stati riassunti, da Srila Baladeva Vidyabhusana, nel suo Prameya-Ratnavali. Questi dieci punti sono:

shri madvhah praha vishnum paratamam akhilamnaya vedyam ca cisvam
satyam bhedam ca jivam hari carana jusas tartamyam ca tesham
moksham vishnv-anghri-labham tad-amala-bhajanam tasya hetum pramanam
pratyaksadi trayam cety upadisati hari krsna-caitanya chandra

 Sri Madhvacarya ha insegnato che:

1) Krishna, che è conosciuto come Hari, è il Signore Supremo, l'Assoluto.
2) Il Signore Supremo può essere conosciuto attraverso i Veda.
3) Il mondo materiale è reale.
4) Le jivas, o anime, sono differenti dal Signore Supremo.
5) Le jivas sono, per natura, servitrici del Signore Supremo.
6) Ci sono due tipi di jivas: liberate e condizionate.
7) Liberazione significa ottenere i piedi di loto di Krishna, ovvero, stabilire una eterna relazione di servizio al Signore Supremo.
8) Il puro servizio devozionale è la causa di questa relazione.
9) La verità può essere conosciuta attraverso la percezione diretta, la deduzione e l'autorità Vedica. Questi stessi principi sono stati insegnati da Sri Caitanya Mahaprabhu.

Nel suo commento alla Sri Caitanya Caritamrita (M.L. 9.245), Srila Prabhupada dice: "Per maggiori informazioni su Madhvacarya bisognerebbe leggere il Madhva-vijaya di Narayana Acarya."

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