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Chignolo d'isola - Villag. Hare Krishna (BG)
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La storia del Tempio

lastoria

Ente Religioso

In contatto con Srila Prabhupada

17 aprile 1973, Los Angeles

Srutakirti: Mentre ero con Srila Prabhupada a New Dwaraka, avevo stretto amicizia con alcuni devoti. Una mattina decisi di andare al mangala aratika per incontrarli. Mentre ero nel tempio arrivò Pradyumna dicendomi: "Srila Prabhupada ha suonato il campanello. Vuole vederti adesso". Lasciai immediatamente la stanza del tempio e corsi nella sua stanza. Offrii i miei omaggi e alzando la testa dissi: "Mi volevi, Srila Prabhupada?" "Tu non puoi andare al mangala aratika," disse piuttosto arrabbiato. "Il tuo servizio è stare con me 24 ore al giorno. Se ho bisogno di te, devi essere subito disponibile." Mi scusai e dissi che non lo avrei mai più fatto. Ancor prima di andare al mangala aratika sapevo che non era la cosa giusta da fare. Ero irrequieto e pensavo che nessuno avrebbe potuto criticarmi per essere andato al mangala aratika. Pensavo che Srila Prabhupada di solito non mi chiamava così presto la mattina ma, naturalmente, avrei dovuto ricordarmi che lui sapeva sempre cosa stavo facendo e che quindi, se fossi andato al mangala aratika, mi avrebbe sicuramente chiamato. Ero l’unica persona nell’ISKCON che aveva un motivo per non andare al mangala aratika. Per me, frequentare il mangala aratika era un segno che ero in maya.

Sri Srivasa Pandita

2 APRILE 2024 - Apparizione

Sri Srivasa Pandit

jaya jaya shrivasadi yata bhakta-gana,
shri-krishna-caitanya prabhu-yanra prana-dhana

"Tutte le glorie ai molti devoti del mondo, guidati da Srivasa Thakura. Sri Caitanya è la loro vita e la loro anima."

Srivasa Pandita in Mayapur

Nel Caitanya-candrodaya-natakam (Atto Primo) di Kavi Karnapura, troviamo una storia interessante in cui il Signore chiede a Srivasa Thakura se egli ricorda come fu salvato dalla morte, e come, in quel momento, fu infusa in lui la shakti di Narada. Srivasa rispose che lo ricordava e continuò col racconto che segue.

"Prima che il Signore entrasse nella mia vita," disse Srivasa, "dall'infanzia fino ai sedici anni, ero selvaggio, spietato, offensivo nei confronti del guru e dei brahmana, e solitamente agivo con un cuore agitato, duro come un pezzo di legno. Ero orgoglioso, inventivo, e nemmeno in sogno avevo mai ascoltato o cantato le glorie del Signore. Poi, grazie forse a qualche atto virtuoso del passato, una persona dal cuore generoso venne da me in sogno e disse: "O brahmana solo di nome, O persona dal cuore inquieto, chi ti può consigliare? Tu non ascolterai nessuno! Tuttavia io ti dico direttamente: Hai soltanto un anno di vita dinanzi a te. Poi morirai prematuramente. Non sprecare il breve periodo di tempo che ti rimane in cose futili."

Il giorno successivo, risvegliatosi all'alba, Srivasa rammentò il buon consiglio che aveva ricevuto in sogno, e si sentì infelice poichè la sua vita sarebbe stata breve. Egli disse: "In quel momento decisi che avrei abbandonato tutti i miei misfatti, feci voto di cercare di comprendere il fine supremo della vita umana, e di lì a breve, nel Narada Purana, trovai questo verso: harer nama harer nama harer namaiva kevalam kalau nasty eva nasty eva nasty eva gatir anyatha, "In quest'era di ipocrisia e di discordia l'unico metodo di liberazione è il canto del santo nome del Signore. Non c'è altro modo, non c'è altro modo, non c'è altro modo."

"Lo considerai un messaggio diretto da parte del Signore, Shri Krishna," proseguì Srivasa, "lasciai immediatamente ogni materialismo e, dimenticando tutto il resto, presi rifugio solo nel nome del Signore Hari. Ciò mi conferì una grande pace mentre attendevo il momento della morte, che era prevista entro meno di un anno. Fu durante quel periodo che mi recai nella casa di Devananda Pandita, un rinomato insegnante dello Shrimad Bhagavatam, sperando di ascoltare il suo lucido commentario su vari temi."

"Mentre ascoltavo la storia di Prahlada Maharaja," disse Srivasa al Signore, "giunse il momento previsto per la mia morte. Persi coscienza e, sotto l'incantesimo di quel momento finale, caddi dal balcone di Devananda nel cortile sottostante. Poi, in un prezioso momento, qualcuno mi salvò dalle fauci della morte. Comprendendo di essere ancora vivo, fui sopraffatto dalla gratitudine. Stavo ancora in piedi, cercando di mantenere l'equilibrio. I miei cari amici mi portarono a casa. Realizzai che in quel momento, O Signore, Tu mi riportasti alla coscienza sensoriale. Tu mi salvasti, e mi infondesti la Narada shakti !"

Il Signore confermò che ciò era vero, e Advaita Acarya fu d'accordo, e aggiunse: "Srivasa è glorioso. Egli è la casa (vasa) della gloria (shri), per questo è chiamato Srivasa Thakura." Bisogna comprendere che la suddetta storia, così com'è raccontata da Kavi Karnapura, è soltanto lila grazie al quale è possibile comprendere che Srivasa è Narada. Sebbene sembri che Srivasa avesse ricevuto la shakti di Narada in un particolare momento temporale, tale visione è soltanto un espressione del modo in cui si manifesta una verità eterna nel mondo delle tre dimensioni.

Con il passare degli anni, Srivasa e i suoi tre fratelli (Sri Rama, Sripati, Srinidhi e, secondo il Prema-vilasa, ve ne era un quarto, Nalina) aiutarono Mahaprabhu a mettere in scena i Suoi divertimenti del sankirtana offrendo la loro casa come Sua umile dimora. Questi quattro fratelli adorarono Shri Krishna cantando profusamente il Suo nome, grazie all'influenza positiva dovuta al cambiamento di cuore di Srivasa, e furono famosi perché si bagnavano nel Gange tre volte al giorno.

Srivasa e i suoi fratelli erano stati cresciuti dal loro padre, Jaladhara Pandita, nel distretto di Shri Hatta. In seguito essi si trasferirono ad ovest del Gange e diventarono famosi in tutta l'area di Navadvipa come grandi devoti del Signore. Mentre si trovavano nel Bengala occidentale partecipavano regolarmente ai raduni devozionali in casa di Advaita Acarya, dove veniva recitato lo Shrimad Bhagavatam, e dove essi tenevano il canto congregazionale dei santi nomi di Krishna. I fratelli diventarono gradualmente amici intimi di Jagannatha Mishra, insieme al quale cantavano e ascoltavano il Bhagavatam, ma non sapevano che Mahaprabhu sarebbe presto nato dalla moglie di questo brahmana virtuoso.

Soltanto Srivasa, che era la guida naturale degli altri tre fratelli, comprendeva ciò che stava per accadere, perché grazie alla forza della sua devozione poteva comprendere che Shri Krishna sarebbe presto apparso nella casa di Jagannatha Mishra.

La moglie di Srivasa Pandita era nota come Malinidevi. Ella era un'amica molto intima di Sacidevi, la madre di Mahaprabhu, e le fu sempre d'aiuto, soprattutto quando ella mise al mondo il Signore. Srivasa e Malini consigliarono a Sacidevi e Jagannatha la maniera di allevare il loro figliolo appena nato. In effetti, essi furono proprio come un secondo padre e una seconda madre per Shri Caitanya.

Quando Nimai (Mahaprabhu) passò dall'infanzia all'adolescenza, talvolta poneva all'attempato Srivasa Pandita delle domande difficili e contorte solo per fargli da antagonista, ma Srivasa, non volendo sprecare parole, si limitava a lasciare il luogo senza preoccuparsi di discutere con Lui. Questi divertimenti di erudizione cominciarono ad agitare i devoti di Navadvipa, i quali consideravano una sfortuna che un ragazzo brillante come Nimai trascorresse il proprio tempo in discussioni inutili piuttosto che in una vita di devozione. Comprendendo la mente dei vaishnava, il Signore offrì rispetti a Srivasa ogni qualvolta lo incontrava; questo gesto di umiltà servì a calmare i devoti.

Un giorno Nimai stava camminando con cinque o sei dei Suoi studenti. Egli indossava raffinati abiti di seta gialla, che Lo facevano sembrare il gemello di Krishna. Le Sue labbra erano rese rosse dalla masticazione di una noce di betel. Nel vedere il Suo volto di loto, più meraviglioso di dieci milioni di lune, la gente di Navadvipa osservava, "Questa persona è indubbiamente più attraente di Cupido!" Accadde che Srivasa Pandita provenisse dall'altra strada. Quando vide Nimai, egli rise tra sé, colpito dal fatto che qualcuno potesse essere bello in maniera così disarmante. Come al solito, Nimai offrì i propri rispetti a Srivasa, il quale disse al Signore: "Possa tu vivere a lungo e prosperare!"

Ma ciò non fu tutto quello che disse. Sempre sorridendo, Srivasa guardò il Signore dritto negli occhi e Gli chiese: "Dimmi, dove stai andando, O gemma della corona di chi è vano ed arrogante?! Senza adorare Krishna, che cosa Ti aspetti di conseguire, trascorrendo il tempo come fai Tu? Com'è che sei assorto giorno e notte soltanto in acquisizioni accademiche e mondane? Pensa a questo: Perché la gente studia? In definitiva lo scopo dello studio è la felicità, e la felicità può essere acquisita soltanto attraverso il servizio a Krishna. Se grazie alla cultura non si raggiunge la devozione al Signore, come potrà tale erudizione essere d'aiuto? Essa diventa soltanto uno sforzo tedioso, che alla fine non è altro che uno spreco di tempo. Se hai effettivamente imparato qualcosa di sostanzioso, allora intraprendi la Tua adorazione a Shri Krishna ora! Per favore, non sprecare inutilmente il Tuo tempo in questa vana ricerca. Hai studiato tanto! Ora utilizza la Tua conoscenza per adorare il Signore."

Queste idee soddisfecero Nimai fin nel profondo del Suo essere. Ascoltando le parole di Srivasa, il Signore sorrise e gli rispose: "Ascoltami, Srivasa. Grazie alla tua misericordia, un giorno giungerò ad adorare Krishna. Se i devoti sono gentili con Me, alla fine otterrò la devozione ai piedi di loto di Shri Krishna." Così dicendo, con il cuore leggero, si diresse verso la riva del Gange accompagnato dai Suoi studenti.

Poco tempo dopo questo avvenimento, Nimai si recò a Gaya e ricevette l'iniziazione al vaishnava dharma. Un giorno, dopo il Suo ritorno, Srivasa arrivò alla casa di Saci, e Mahaprabhu offrì i Suoi saluti più rispettosi. Alla vista di un devoto del calibro di Srivasa, i sentimenti devozionali di Mahaprabhu aumentavano. I peli sul Suo corpo si rizzavano, le lacrime fluivano dai Suoi occhi, e il Suo corpo tremava. Questi sintomi di estasi, ora apparivano regolarmente in Lui. Insieme a Srivasa e ai suoi fratelli, il Signore decise di trasformare la casa di Srivasa in una seconda Vrindavana, dove l'amore per Radha e Krishna risuonava in kirtana roboanti e incontrollabili. Ogni volta che il Signore visitava la casa di Srivasa per cantare e danzare, il Suo amore per Dio aumentava di un migliaio di volte. Per un anno intero, Egli tenne là dei kirtana giornalieri!

Il comprensorio di Srivasa Pandita, chiamato anche Khol Banga Danga , è situato a circa 600 piedi a nord del luogo di nascita di Mahaprabhu. Qui, nel Srivasa Angan ("cortile"), come giunse ad essere chiamata l'area, Caitanya Mahaprabhu, insieme a tutti i Suoi associati confidenziali di Navadvipa, inaugurò inizialmente il Suo movimento del sankirtana. Srivasa e i suoi fratelli erano soliti tenere il kirtana per tutta la notte, con mridanga e karatala, in un estasi indescrivibile, e dopo l'iniziazione di Mahaprabhu, Lui e altri si unirono ad essi. Srivasa Angan è "l'area del rasa " -qui Mahaprabhu e Nityananda danzavano in un forsennato abbandono e scambiavano intensi sentimenti d'amore con i Loro devoti. È detto che la forza dei passi ritmati di Nityananda mentre danzava, erano tanto poderosi da risuonare come un terremoto. Mahaprabhu danzava sia sulla terra che nell'aria. A volte Egli si toccava il capo con i piedi, e altre volte fluttuava liberamente, non soggetto alla legge gravitazionale della materia. Sia Nitai che Nimai si assorbivano totalmente uno nell'altro, completamente dimentichi del mondo esterno. Quando uno di Essi rovinava a terra, a causa del Loro saltare e danzare, sembrava che la Terra fosse entrata in collisione con un altro pianeta. Essi ridevano e piangevano e danzavano e gridavano. È impossibile calcolare la felicità dei devoti che furono abbastanza fortunati da associarsi con il Signore a Srivasa Angan.

Questi divertimenti venivano svolti mentre i dolci suoni dei Raga kirtana erano costantemente ascoltati all'interno del comprensorio di Srivasa Pandita. Ad accompagnare Nityananda Prabhu, Mahaprabhu, Srivasa Thakura e i suoi fratelli, vi erano Advaita Acarya, Gadadhara Pandita, Svarupa Damodara, Pundarika Vidyanidhi, Haridasa Thakura, Murari, Jagadananda, Nandana, Buddhimanta Khan, Narayana, Govinda, Gopinatha, Jagadisha, Shridhara, Sadashiva, Suklambhara, Brahmananda, Shrigarbha e molti altri. Nessuno di essi riusciva a vivere senza il sankirtana che si teneva nel cortile di Srivasa Thakura.

Qui, a Srivasa Angan, Nityananda Prabhu compì il Vyasa puja, ossia l'adorazione al maestro Spirituale, a Shri Caitanya. Srivasa seguì rigidamente tutte le ingiunzioni delle Scritture, organizzando tutto secondo il desiderio del Signore. Egli ottenne in abbondanza prodotti del latte, riso, frutta, cereali, vegetali, ghee, incensi, oli profumati, canfora, sandalo, foglie e manjari di Tulasi, e tutta la paraphernalia necessaria al compimento di un Vyasa puja elaborato. A Srivasa Angan, inoltre, Shri Caitanya rivelò a Nityananda Prabhu la Sua forma a sei braccia, che regge arco e frecce, un flauto, un bastone da rinunciante e un vaso per l'acqua. Immediatamente, al vedere questa forma trascendentale, Nityananda Rama entrò in una trance estatica e prese a danzare come un pazzo. Alla fine, Egli cadde al suolo, perdendo coscienza. Quando Si riprese, Lui e Mahaprabhu iniziarono a danzare forsennatamente come se niente fosse accaduto. Talvolta Essi piangevano pietosamente, e dai Loro occhi fluivano fiumi di lacrime, e ruggivano fragorosamente come migliaia di leoni. Poi, con attitudine scherzosa, ognuno di Loro cercava di prendere la polvere degli altrui piedi di loto. Ma poiché sia Nitai che Mahaprabhu erano abili e svelti, nessuno di Loro vi riusciva. Era una competizione infinita che non avrebbe mai raggiunto la realizzazione. E tuttavia Essi rimanevano felici, come se lo scopo di toccare i piedi altrui potesse essere raggiunto semplicemente grazie allo sforzo. Tutto ciò venne compiuto in uno spirito di affettuoso divertimento.

Fu qui a Srivasa Angan che Mahaprabhu mostrò la Propria divinità ai Suoi associati più confidenziali. Egli esibì la Sua Mahabhava-prakasha, il che significa che per ventun'ore, Egli rimase costantemente assorto nel sentimento di Signore Supremo (in opposizione alla Sua abituale attitudine nell'identità di un devoto). Durante questo divertimento, il Signore esibì le Sue diverse incarnazioni. In quel momento, i devoti, guidati da Nityananda Prabhu, da Advaita Acarya, Gadadhara, e Srivasa, svolsero un'elaborata adorazione di Shri Caitanya. I devoti portarono dell'acqua del Gange in grandi anfore d'argilla, e, dopo averla filtrata, vi aggiunsero canfora, muschio, olio di rosa, zafferano, e foglie di Tulasi. Nityananda bagnò per primo il Signore versando pura acqua del Gange profumata sulla testa del Signore, mentre Advaita Acarya e Srivasa Thakura recitavano le propizie preghiere del Purusha-sukta, tratte dalla letteratura vedica.

Una volta Shri Caitanya interruppe la danza durante il kirtana nel cortile di Srivasa e annunciò che non stava provando la solita sensazione di estasi suprema. "Perché non provo felicità?" chiese il Signore ai devoti. "Perché il Mio cuore non straripa di gioia e felicità?" I vaishnava riuniti si guardarono l'un l'altro, sperando che qualcuno si facesse avanti per risolvere il dilemma del Signore. In quel momento Srivasa Pandita cominciò a ispezionare l'intero comprensorio, perché sospettava quale poteva essere il problema. Proprio allora, nascosta dietro una cesta di vimini trovò la madre di sua moglie, che in segreto si era introdotta nel cortile per partecipare al lila del Signore. Non considerando sua suocera qualificata per essere presente, la estromise dal comprensorio. Nel cortile di Srivasa erano ammessi solo i devoti più intimi perché, se non si era sufficientemente avanzati nella vita spirituale, non era possibile comprendere le attività che vi avvenivano e, in effetti era possibile perdere la salute mentale.

In un'altra occasione del genere, un brahmana che risiedeva a Navadvipa, molto noto come l'emblema stesso della rinuncia perché si sostentava soltanto con latte, senza prendere altro cibo, organizzò di introdursi nel cortile intimo di Srivasa. Questi avvenimenti erano rari, perché Mahaprabhu iniziava il kirtana solo dopo aver prima sbarrato la porta in modo che qualche non devoto potesse entrare. Ciò nonostante, il brahmana che si nutriva di latte, ogni giorno chiedeva a Srivasa Thakura se poteva entrare nel cortile per vedere l'estatica danza del Signore. "Se sarai misericordioso con me una sola volta, e mi permetterai di entrare, potrò veder danzare il Signore. Lascia che questo sia il raggiungimento dei miei occhi e anche della mia vita." Egli esprimeva regolarmente così il desiderio di vedere il Signore nel mezzo del kirtana. Un giorno Srivasa disse all'ambizioso brahmana, "So che tu hai sempre condotto una vita virtuosa, che hai praticato correttamente il celibato e come cibo hai preso solo del latte. Non ti si addebita alcun peccato in tutta la vita. Se dipendesse da me, ti lascerei partecipare al kirtana. Tuttavia, l'ordine del Signore è che solo i devoti più dedicati possano unirsi al canto nel mio cortile, quindi, se tu ci vuoi andare, dovrai rimanere nascosto. Questo è il miglior consiglio che ti posso dare." Il brahmana accettò di andare, sebbene in quel modo stabilito, e così Srivasa lo condusse nel cortile e lo celò dietro a un paravento.

La notte, il Signore dell'intero cosmo danzò come un pazzo, i Suoi più fortunati associati Lo circondavano da ogni lato. "Krishna Rama Mukunda Murari Vanamali!" dicevano impazienti i devoti. Nityananda afferrò Gadadhara per le mani e danzò in cerchio, mentre Advaita Prabhu correva in tutte le direzioni, ridendo in un'estasi sfrenata. I devoti erano tutti assorti nella gioia del kirtana , e gridavano, "Hari bol! Hari bol! Hari bol!" Proprio all'apice del canto, il Signore improvvisamente, Si fermò, percependo in qualche modo che vi era un estraneo nascosto. Egli guardò tutti i presenti e cominciò a parlare, "Perché oggi l'amore estatico non ci ha raggiunto a darci il suo rifugio? Ho il sospetto che qualche estraneo si trovi tra noi. Non riesco a capire bene ciò che accade, quindi, per favore, fatemi conoscere la verità il più presto possibile." E il Signore rimase in silenzio.

Srivasa si intimorì nel vedere l'umore del Signore, e cominciò a pronunciare queste parole, "Mahaprabhu! Non c'è nessuna persona atea o squalificata qui, oggi. C'è soltanto un brahmana nascosto -ma si tratta di una personalità molto qualificata! Egli beve solo latte, senza prendere altro cibo è davvero una persona senza peccato. Ha una grande stima di Te ed era molto desideroso di vedere la Tua danza. E'rimasto qui nascosto alla vista. È questa, Mio Signore, la verità al riguardo." Dopo aver ascoltato questa replica, Mahaprabhu esplose in collera, "Fuori! Fuori! Portalo subito via! Perché gli è stata data la possibilità di vedere la Mia danza? È semplicemente bevendo del latte che è possibile ottenere la devozione per Me?" A quel punto il Signore sollevò le braccia e, puntando il dito verso Srivasa, esclamò, "Serve molto più che bere del latte per ottenere i Miei piedi di loto! Se il guardiano di un crematorio prende rifugio in Me, allora Io divento suo, e lui è Mio. Sappilo per certo. Tuttavia, se perfino un sannyasi non riconosce la propria dipendenza da Me, allora costui non è Mio! Egli è inutile! Questa è la semplice verità. Quali austerità compirono Gajendra, Hanuman e i Gopa di Braja? Dimmelo per favore!" Non vi fu risposta. I devoti rimasero silenziosi. "Come pensi che Mi abbiano ottenuto quei Devoti? Se non si prende rifugio in Me non è possibile attraversare l'oceano dell'esistenza materiale. Quindi ricorda: Non è possibile ottenerMi con il compimento di austerità mondane, per quanto grandi possano essere. Non Mi si può ottenere bevendo del latte! A causa della tua audacia, ora distruggerò tutti. Preparati a vederlo ora e qui!"

Sentita la minaccia del Signore, il brahmana si spaventò e fuggì via freneticamente, lasciando il proprio nascondiglio, cosicchè tutti poterono vederlo. Quando tutti i devoti si voltarono increduli a guardarlo, egli pensò tra sé: "Ciò che ho visto oggi vale qualsiasi punizione! Niente è paragonabile alla grande misericordia che mi è stata accordata per essermi nascosto qui." Mahaprabhu, conoscendo la mente di quel brahmana spaventato, si sentì gentilmente incline verso di lui, e ponendo i Suoi due piedi di loto sulla testa del brahmana, Si rivolse a lui dicendo, "Non contare soltanto sulle austerità come mezzo di perfezionamento. Devi sapere che la devozione a Vishnu è la più elevata, ed è l'unico vero mezzo per raggiungere la perfezione."

Vedendo la natura misericordiosa e compassionevole del Signore, il brahmana pianse lacrime d'estasi. I devoti furono tutti commossi da questo tenero scambio e furono sollevati poiché il Signore non si accingeva a distruggere il mondo. La loro felicità raggiunse proporzioni profonde e presero a ruggire fragorosamente, "Hari! Hari!" In seguito a ciò, caddero a terra come bastoni d'oro, offrendo i loro pieni omaggi. Chiunque ascolti con fede questi divertimenti infusi di cordialità incontreranno senza dubbio Mahaprabhu e i Suoi associati intimi in un vicino futuro.

Sebbene devoti meno che qualificati talvolta si organizzassero per entrare di nascosto nel cortile di Srivasa Thakura per osservare i divertimenti del Signore, come illustrato dal caso della suocera di Srivasa, dal brahmana che si cibava solo di latte, e anche da Dukhi, la servitrice shudra di Srivasa a Shri Candrashekhara Bhavan, un altro luogo dove avvenivano divertimenti intimi, l'entrata era permessa solo agli associati più confidenziali di Shri Caitanya. La clemenza associata a Srivasa Angan è attribuita in larga parte alla misericordia speciale di Srivasa Thakura, che virtualmente accoglieva chiunque in casa sua, purchè fosse un servitore o una servitrice del Signore. Tale misericordia è incondizionata, ed è il più grande dono agli esseri viventi.

Srivasa Thakura mostrò la propria misericordia anche a un demone di nome Gopala Capala, che aveva messo della carne e del vino fuori dalla porta di Srivasa al solo scopo di contrastare i devoti. Come risultato, Gopala contrasse un serio caso di lebbra. Mahaprabhu gli disse che avrebbe potuto essere curato soltanto dal perdono di Srivasa stesso. Srivasa, naturalmente lo perdonò, e nel corso del tempo costui non fu solo curato, ma anche accolto all'interno del circolo dei devoti, gustando il canto a Srivasa Angan per il resto della sua vita.

I devoti impararono molte verità dalla loro associazione a Srivasa Angan, e in un'occasione quest'esperienza educativa derivò dalla morte del figlio di Srivasa. Questo divertimento è menzionato solo brevemente nella Caitanya-caritamrita , ma è descritto con maggiori particolari nel Caitanya-bhagavata. Bhaktivinoda Thakura offre ancora maggiori dettagli ed espande gli elementi di questo lila e delle sue implicazioni filosofiche con la composizione di tredici canzoni, per un totale di novantuno versi. Egli chiamò la sua elaborazione su questo divertimento Shoka-shatana ("L'annullamento dell'angoscia"), e noi riassumeremo la sua opera nel modo seguente.

La sera al crepuscolo, nell'intimità del cortile di Srivasa Pandita, Shri Caitanya si impegnò nell' hari-kirtana, con i più avanzati devoti di Navadvipa. Diventati pazzamente intossicati dall'amore estatico, i devoti riuniti dimenticarono completamente sé stessi e cominciarono incessantemente a danzare e a cantare estesamente, circondando totalmente il Panca Tattva. In quel momento, nella sala interna della casa di Srivasa, uno dei figli di Srivasa morì improvvisamente senza una causa apparente. A causa dello shock dovuto alla perdita del ragazzo, Malini e le donne del vicinato iniziarono a lamentarsi e a piangere come pazze. La cacofonia di quel pianto fragoroso turbò il kirtana, il che fu un bene, perché i devoti amavano immensamente i figli di Srivasa.

Entrato nella sala interna, Srivasa si preoccupò di calmare le donne dando loro istruzioni spirituali dolci come il nettare. Egli disse: "Guardate qui, rispettabili signore, voi vi lamentate senza motivo -che tipo di infelicità può mai esistere quando si possiede l'amore estatico per Krishna? Chiunque abbia Krishna come proprio eterno figlio, non si lamenta mai per niente. Ma se ci si attacca ai figli o alle figlie temporanei del mondo materiale, allora è tutto perduto -e il dolore è inevitabile. Guardate, voi tutte siete venute in questo mondo materiale col proposito di adorare Krishna, quindi ora voi dovreste situarvi di nuovo tutte in quell'eterna verità assoluta. Finchè rimarrete in questo corpo, dovreste coltivare l'amore per Shri Krishna, sapendo che Lui costituisce la vostra vera ricchezza, il vero amico, la vostra vita e la vostra vera anima. Tutti coloro che sono connessi a questo corpo, ovvero, fratelli, amici, mariti, e figli devono essere accettati quali parenti solo temporanei. Essi moriranno tutti nel corso del tempo. Chiunque desideri restare aggrappato ai mariti o ai figli non riuscirà effettivamente a trattenerli, perché tutte queste unioni corporee non sono permanenti."

"Anche se tuo figlio fosse seduto in braccio a te" continuò Srivasa, "non potresti proteggerlo, perché quando le conseguenze delle sue reazioni interessate maturano un effetto, allora questo mondo presente ha termine, ed egli non rimarrà più in braccio a te. Essendo coinvolti nella felicità e nell'infelicità delle relazioni materiali temporanee, molti altri esseri viventi si stanno ora degradando nelle specie di vita inferiori, cadendo nell'illusione e allontanandosi dai piedi di loto di Krishna. Dovresti quindi abbandonare immediatamente i tuoi inutili lamenti e assorbirti soltanto nella felicità dei santi nomi del Signore."

"Perché esclami, 'figlio mio, figlio mio!' con immensa tristezza? Krishna ha soltanto preso il Suo devoto per accordargli la Sua felicità. Non credi in Dio? Krishna fa in modo che ogni cosa avvenga secondo il Suo dolce volere. Noi non vediamo l'intero scenario, ed è scioccamente speculativo pensare che lo vediamo. Quindi, abbandonate tutti i vostri lamenti, ascoltate l'estatico canto del santo nome di Krishna che ora sta continuando qui fuori nel cortile. Da ciò trarrete la più elevata felicità trascendentale, e tutti i vostri desideri verranno soddisfatti."

Srivasa continuò, "Tutte voi ora dovreste considerare il vero destino del bambino, e dovreste abbandonare subito ogni confusione e tristezza che possa disturbarvi il cuore. Mio figlio ha lasciato il corpo mentre ascoltava il canto dei santi nomi del Signore proveniente dal kirtana che ha luogo in cortile. Perciò egli è sicuramente morto mentre era assorto nell'amore per il Signore Hari. Ognuno di noi dovrebbe essere tanto fortunato da ottenere una morte propizia come questa, così saremmo certamente in grado di attraversare l'oceano dell'esistenza materiale."

Sentendo le parole di Srivasa Pandita, tutte le signore vaishnava riunite là, abbandonarono i loro lamenti per il ragazzo morto. Coperto il corpo, esse fissarono di nuovo la mente sulla forma trascendentale e sul nome del Signore Hari. Allora, realizzando che la sua predica aveva avuto successo, Srivasa uscì nel cortile e, colmo di gioia, riprese a danzare con Shri Caitanya e a cantare a gran voce le glorie di Krishna.

Il ragazzo era spirato solo un'ora e mezza dopo l'oscurità, ma fuori in cortile nessuno lo sapeva a causa della fragorosa potenza del kirtana. Allora il propizio canto dei santi nomi del Signore continuò per nove ore. L'intera notte, dunque, terminò con questo estatico canto.

Poi infine, il kirtana terminò, e Shri Caitanya disse, "Perché avverto della tristezza qui? Percepisco che oggi in questa casa è successo qualcosa di cattivo auspicio che Mi ha privato della beatitudine." A questo punto, i devoti raccontarono al Signore la storia del figlio di Srivasa. Sentendo queste notizie, Mahaprabhu esclamò ad alta voce, "Oh no! Cos'è accaduto? Il profondo del Mio cuore è perforato da un dolore insopportabile! Perché non Mi avete informato di questa calamità quando è avvenuta?"

Ascoltate queste parole del Signore, Srivasa Pandita prese a rotolarsi al suolo, chiedendo a gran voce, "Ti prego ascoltami, oh Signore. Non sono capace di tollerare niente che interrompa l'estatico nettare del Tuo kirtana ! È morto solo uno dei miei figli, oh Signore, e ciò non mi ha disturbato veramente -anche se tutti i miei figli stessero morendo, riceverei comunque felicità più che sufficiente soltanto nel vederTi! Sarei certamente morto in quel momento, se avessi interrotto la Tua danza, oh Signore! Questo è il motivo per cui non Ti ho informato di questa cattiva notizia, perché temevo che la calamità potesse disturbare la Tua estasi. Mio Signore, se ora ci accorderai gentilmente il permesso, porteremo via il corpo del ragazzo e compiremo i riti funebri appropriati."

Sentendo ciò da Srivasa Pandita, Mahaprabhu, il vero padre del ragazzo, si accasciò e iniziò a piangere pietosamente. Poi il Signore Si compose, pensando: "Come potrei mai abbandonare dei servitori tanto affettuosi per andare altrove accettando il sannyasa? Se stessi per farlo, il mio cuore si spezzerebbe di sicuro." Allora il Signore ordinò ai membri sposati di portare il corpo del ragazzo fuori in cortile, ed essi obbedirono subito.

Mahaprabhu si rivolse al corpo morto del ragazzo, "Per favore, caro ragazzo, dimmi cos'è stato a far sì che tu lasciassi il corpo in modo tanto improvviso, lasciando la compagnia del tuo affettuoso padre?" Quando il Signore ebbe parlato in questa maniera, con sorpresa di tutti, l'anima si manifestò ancora, miracolosamente, nel corpo morto, e il ragazzo iniziò a offrire preghiere al Signore.

Il figlio di Srivasa disse: "Mio caro Signore, Tu sei senza dubbio la Suprema Verità Assoluta, illimitato e senza paragoni. Poiché Tu sei la fonte di ogni energia, puoi compiere qualsiasi cosa Ti soddisfi. Vita e morte Ti appartengono, e Tu controlli ogni cosa con le Tue svariate potenze. Trascurando i Tuoi piedi di loto, ora mi sono completamente rovinato. Appena ho scelto di essere indipendente da Te, la mia mente si è interessata alle attrattive di maya. Così ho abbandonato la mia inerente natura spirituale. Cadendo a causa dell'abbagliante smarrimento dei raggiungimenti interessati, sono stato catturato dall'illusione all'interno della realtà mondana. Come risultato ora mi rigiro forzatamente sulla ruota delle azioni e reazioni interessate che si rincorrono. Secondo il mio destino, sono stato portato nella casa di Srivasa per apparire come suo figlio prendendo nascita nel grembo di sua moglie Malini. Ma ancora, a causa del mio fato predestinato, devo ora lasciare questo luogo; non posso più rimanere, anche se lo vorrei. Il Tuo desiderio è più potente, caro Signore, mentre il mio desiderio è più flebile, poiché sono solo una insignificante anima caduta. Dovunque Tu mi voglia inviare in seguito, oh Signore, io diverrò senz'altro il figlio o il marito o il padre o la figlia di qualcuno. Tuttavia, so che tutte queste relazioni materiali non possiedono nemmeno un atomo di verità eterna, perché solo Tu sei l'eterno amico e il custode di tutte le anime.

Il figlio di Srivasa continuò, "Non ho idea di quali crediti virtuosi debba aver guadagnato per nascere come figlio di un grande devoto come Srivasa Pandita e quindi nel santo reame di Navadvipa. Sono dunque incredulo io stesso di aver ricevuto la grande fortuna di riuscire effettivamente a vedere e toccare i Tuoi piedi di loto, oh Signore. Se è Tuo desiderio che io prenda un'altra nascita, oh Signore, chiedo umilmente a Tua Signoria di permettermi gentilmente di essere sempre situato nell'amorevole servizio trascendentale ai Tuoi divini piedi di loto."

Detto questo, il ragazzo cadde in silenzio. Tutti i devoti che assistettero all'incidente non riuscivano a credere ai loro occhi e ai loro orecchi. L'intera famiglia di Srivasa Pandita smise di lamentarsi e fu sopraffatta da una grande felicità. Allora Shri Caitanya iniziò a parlare con parole molto dolci: "Mio caro Srivasa, tu sei davvero il Mio eterno servitore. In effetti Io rimango in questo mondo soltanto grazie al tuo affetto per Me. Tu non sei mai soggetto all'incatenamento di Mayadevi, la proprietaria del mondo materiale, simile a una prigione. Tutte le persone di Navadvipa ne sono testimoni. Tu hai dedicato a Me ogni tua ricchezza, i tuoi seguaci, il tuo corpo, la famiglia e tutta la paraphernalia di un uomo sposato, e in questo modo sei diventato la persona più gioiosa, situandoti così perfettamente nel Mio eterno servizio. Nityananda Prabhu e Io siamo legati senza via di scampo dal tuo puro amore per Noi. Sappiamo che tu godi di un'immensa felicità nel considerarCi i tuoi veri figli. Noi siamo davvero i Tuoi figli eterni, perché vediamo che tu non sei attaccato materialmente a nessuno dei Tuoi figli temporanei -sebbene sia chiaro che li ami moltissimo- soggetti come sono alle condizioni materiali di creazione e distruzione. Grazie alla tua pura devozione Sono eternamente indebitato verso di te. E grazie al tuo santo carattere meriti certamente la Mia riconoscenza."

Poiché Mahaprabhu mostrò un affetto così grande a Srivasa, i devoti presenti cominciarono a danzare estaticamente mentre gridavano ripetutamente: "Jaya Shri Caitanya! Jaya Nityananda!" Allora i quattro fratelli del ragazzo morto uscirono e caddero ai piedi di loto di Shri Caitanya, piangendo e lamentandosi per l'amore estatico. Essi presero a rotolarsi al suolo, inondati dal puro amore, mentre scongiuravano il Signore nel modo seguente.

Essi dissero, "Oh Signore delle nostre vite! Se calamità come questa accadessero ogni giorno, ciò non farebbe che incrementare il nostro profondo affettuoso attaccamento ai Tuoi piedi di loto! Questa calamità di aver perso il nostro fratello, in realtà è una grande fortuna, perché oggi ricordiamo Tua Signoria. Se, in altri giorni siamo privi del Tuo ricordo, allora è quel giorno la vera calamità per anime come noi." Shri Caitanya, Che è tanto affezionato ai Suoi devoti, allora, prese in braccio il corpo del ragazzo morto, e insieme a tutti gli altri devoti iniziò a cantare i santi nomi. In una parata di canzoni e danze, giunsero tutti sulle rive del Gange, dove compirono i riti funebri con l'acqua del santo fiume. Quando Mahaprabhu mise personalmente il corpo del ragazzo nel fiume, il Gange personificato raccolse il corpo e lo sorresse. Portato il ragazzo morto fuori dall'acqua, il Gange personificato prese a tremare a causa dell'amore estatico nei confronti del Signore. Così, al figlio di Srivasa venne accordata una gloriosa sepoltura, e i devoti continuarono a danzare in estasi. Le glorie di Srivasa Pandita non hanno termine, perché i devoti completamente arresi alla missione del Signore continuano a esistere, e dove si trovano loro, vi è anche il Panca Tattva.

(da I sei Gosmvami di Vrindavana di Satyaraja dasa, Steven Rosen - All rights reserved)

FAQ

Che cos'è il bhakti-yoga?

Bhakti deriva dalla parola sanscrita bhaj, che significa servizio amorevole. Yoga in sanscrito significa connessione. Bhakti yoga significa connettersi al supremo per mezzo dell'amore del puro servizio devozionale.Tutti noi abbiamo amore o Bhakti dentro di noi; tuttavia, è in uno stato dormiente. C'è un modo semplice per risvegliare questo servizio d'amore dormiente a Dio, la Persona Suprema. Questo processo è stabilito dal Signore Sri Krishna nella Bhagavad Gita. Il Signore, Sri Chaitanya Mahabrabhu, l'incarnazione del Signore Krishna in questa era attuale ha misericordiosamente reso questo processo molto semplice e piacevole. Srila prabhupada, il fondatore dell'ISKCON, ha reso questo processo famoso in tutto il mondo. Il processo del risveglio dell'amore non è solo purificante ma anche pienamente soddisfacente. Questo processo di purificazione consiste in tre principi principali: canto, danza e festa. Il canto dei puri nomi del Signore può essere fatto semplicemente cantando regolarmente l'Hare Krishna mahamantra - Hare Krishna Hare Krishna / Krishna Krishna Hare Hare / Hare Rama Hare Rama / Rama Rama Hare Hare. Il canto può essere fatto come giri minimi fissi sul japa mala o può essere fatto insieme in congregazione con strumenti musicali. La danza è anche una parte importante della purificazione per raggiungere l'amore. La danza è fatta con grazia davanti al Signore. La danza impegna tutto il nostro corpo nella glorificazione di Dio, la Persona Suprema. Banchettare significa solo mangiare cibo che è stato specificamente cucinato e offerto amorevolmente a Sri Krishna. Tale cibo o anche chiamato prasadam è privo di karma e non ci intrappola nel ciclo di nascite e morti ripetute.

Che cos'è la I.S.K.Con.?

La Società Internazionale per la Coscienza di Krishna è stata fondata nel 1966 da Prabhupada A.C. Bhaktivedanta Swami, venuto dall'India su ordine del suo Maestro Spirituale per predicare l'amore di Dio al popolo dell'Occidente. Prabhupada è in una linea di successione disciplica che risale direttamente a 500 anni fa, quando Sri Chaitanya apparve in India, e da lì ancora più indietro di 5000 anni, al tempo in cui Krishna parlò per la prima volta La Bhagavad Gita al Suo discepolo Arjuna. La Coscienza di Krishna è vissuta come un processo di auto purificazione. I suoi mezzi e il suo fine sono un segreto di Pulcinella, e non vi è alcun onere finanziario per imparare la Coscienza di Krishna o ricevere l'iniziazione al canto del mantra Hare Krishna. L'essenza del servizio devozionale a Krishna è che si prende qualunque capacità o talento si abbia e lo si combina con gli interessi del Supremo Goditore, il Signore, Sri Krishna. Lo scrittore, scrive articoli per Krishna e noi pubblichiamo periodici in questo modo. L'uomo d'affari, fa affari per fondare molti templi in tutto il paese. I capifamiglia, allevano i figli nella scienza di Dio, e marito e moglie vivono in mutua cooperazione per il progresso spirituale. Queste attività sono svolte sotto la sanzione dell'esperto Maestro Spirituale e in linea con le Scritture. Il servizio devozionale nella Coscienza di Krishna significa cantare regolarmente nel tempio, ascoltare discorsi sui passatempi di Krishna dallo Srimad Bhagavatam e prendere cibi preparati e offerti a Dio, la Persona Suprema. Con libri, letteratura e documenti, la Società si dedica a risvegliare il pubblico mondiale allo stato normale ed estatico della Coscienza di Krishna, in modo che tutti possano riguadagnare la loro posizione eterna di servire favorevolmente la volontà di Krishna. Il canto congregazionale del Sankirtan viene portato alla gente: nei parchi pubblici, nelle scuole, in televisione, a teatro, per le strade. La Coscienza di Krishna non è la filosofia di un pigro. Piuttosto, cantando e impegnandosi nel servizio di Krishna, chiunque partecipi sperimenterà lo stato di "Samadhi", l'assorbimento estatico nella coscienza di Dio, 24 ore al giorno! Poiché la filosofia della Coscienza di Krishna non è settaria, qualsiasi uomo, indù o cristiano, migliorerà nella sua fede cantando il Santo Nome di Dio e ascoltando la Bhagavad Gita. Senza conoscenza, realizzazione e servizio amorevole all'Unico Dio Supremo, non può esserci religione. Che tutti si rallegrino nel Movimento del Sankirtan, e potremo così vedere l'adempimento della predizione fatta da Sri Caitanya 500 anni fa: che il canto dei Santi Nomi di Dio, Hare Krishna, sarebbe stato portato in ogni città e villaggio del mondo. Solo così potrà prevalere la vera pace. È' sublime e facile.

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Chi è Krishna?

Nella filosofia del Bhakti Yoga, la Verità Assoluta è conosciuta come una persona. Il suo nome è Krishna, una parola sanscrita che significa “coLui che attrae tutti”. Krishna è l'oggetto più attraente dell'amore della tua anima. Ogni essere vivente cerca il piacere. L'essenza del piacere è il piacere dell'amore. Ne abbiamo bisogno. Senza amare qualcuno ed essere amati da qualcuno, la vita è molto vuota e superficiale. L'origine di quell'amore è l'amore dell'anima per Dio e l'amore di Dio per l'anima. Siamo attratti da qualcuno che è bello, potente, colto, famoso, rinunciato, ricco. Queste sono opulenze che attirano il nostro cuore. Il nome Krishna significa che possiede tutte le opulenze nella loro totalità. Egli è la fonte di tutta la bellezza, di tutta la forza, di tutta la conoscenza, di tutta la ricchezza, di tutta la fama e di ogni rinuncia. E l'amore di Krishna per l'anima è illimitato e incondizionato. Questo è Krishna. Egli è il nostro eterno padre, la nostra eterna madre, il nostro eterno amico, il nostro eterno amante. Potremmo servire Krishna attraverso il sentiero della bhakti. Bhakti è il processo che Dio ci ha dato attraverso il quale possiamo servirlo 24 ore al giorno. Krishna è nei nostri cuori. Krishna è nel cuore di ogni essere vivente. Krishna è dentro ogni atomo e tra gli atomi attraverso le sue varie energie. Ma alla fine, la fonte di tutto è quella persona divina, quella persona onnipotente, amorevole e attraente con cui desideriamo eternamente ricongiungerci. Bhakti Yoga significa ricongiungersi con la nostra fonte, con Dio, attraverso atti di devozione, ricordandoci di lui, cantando i Suoi nomi e le Sue glorie, pregandolo, adorando la divinità, rendendo servizio a Lui, ai Suoi devoti e a tutti gli esseri viventi. Questi sono i modi attraverso i quali potremmo sempre sentire la presenza di Dio.

Chi ha iniziato il Movimento Hare Krishna?

Nel 1965, Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada viaggiò da solo dall'India agli Stati Uniti d'America per stabilire la tradizione senza tempo della coscienza di Krishna nel mondo occidentale. Ha fondato da solo l'International Society for Krishna Consciousness (I.S.K.CON.), una società mondiale di oltre 500 templi, comunità agricole e scuole, con un'adesione di oltre tre milioni di membri in Occidente, cinquanta milioni in tutto il mondo. Srila Prabhupada ha tradotto oltre 50 libri sulla coscienza di Krishna, ora disponibili in oltre 65 lingue. Prima di morire nel 1977, fece in modo che il movimento fosse guidato da una Commissione del Corpo Direttivo composta dai suoi discepoli più anziani. Inoltre, dopo la dipartita di Srila Prabhupada, i suoi stessi discepoli iniziarono ad accettare discepoli, portando avanti l'antico sistema della successione disciplica. Pertanto, ha toccato abbastanza persone che possono trasmettere questa conoscenza ad altri che questo movimento continuerà anche nel futuro.

Chi sono io?

Queste sono le domande secolari che ogni filosofo nel corso dei secoli ha cercato di comprendere e comprendere. Dopo tutto, come saprai cosa fare nella vita se non sai nemmeno chi o cosa sei? " Tuttavia, l'antica letteratura vedica dell'India ha fornito le risposte più chiare che sono state trovate ovunque per rispondere a queste domande. Ad esempio, il Mundaka Upanishad (3.1.9) spiega che l'essere vivente è l'anima e che: "L'anima è di dimensioni atomiche e può essere percepita dalla perfetta intelligenza. Questa anima atomica è situata nel cuore e diffonde la sua influenza su tutto il corpo delle entità viventi incorporate. Quando l'anima viene purificata dalla contaminazione dei cinque tipi di aria materiale, la sua influenza spirituale viene esibita.

"Il Chandogya Upanishad (6.11.3) afferma anche che sebbene il corpo avvizzisca e muoia quando il sé o l'anima lo abbandonano, il sé vivente non muore. Ulteriore illuminazione è data nello Srimad-Bhagavatam (7.2.22) in cui spiega che l'anima spirituale non ha morte ed è eterna ed inesauribile. È completamente diverso dal corpo materiale, ma per essere stato fuorviato dall'abuso della sua leggera indipendenza, è obbligato ad accettare corpi sottili e grossolani creati dall'energia materiale e quindi essere sottoposti alla cosiddetta felicità materiale e angoscia.La natura eterna del sé viene anche spiegata nella Bhagavad-gita dal Signore Sri Krishna, dove Egli dice specificamente che non c'è mai stato un tempo in cui Lui non esistesse, né alcuno degli esseri viventi, incluso te. L'anima incarnata passa continuamente dalla fanciullezza alla giovinezza fino alla vecchiaia in questo corpo. ">Ma per chi si è realizzato da solo, non c'è sconcerto in un simile cambiamento. Si spiega inoltre che dovremmo sapere che ciò che pervade l'intero corpo attraverso la coscienza è indistruttibile. Nessuno è in grado di distruggere l'anima imperitura. Solo il corpo materiale dell'eterno essere vivente è soggetto alla distruzione. Per l'anima non c'è mai nascita né morte. Non viene ucciso quando il corpo muore o viene ucciso. Come una persona indossa nuovi indumenti, rinunciando a quelli vecchi, allo stesso modo, l'anima accetta nuovi corpi materiali, rinunciando a quelli vecchi e inutili. Certamente questa conoscenza può alleviare chiunque dall'ansia che viene dal pensare che la nostra esistenza sia finita alla morte. Spiritualmente, non moriamo; tuttavia, il corpo viene utilizzato fino a quando non è più adatto per continuare. A quel tempo, potrebbe sembrare che moriamo, ma non è così. L'anima continua il suo viaggio verso un altro corpo secondo il suo destino.

Viene anche spiegata l'indistruttibilità dell'anima. L'anima individuale è infrangibile e insolubile, e non può essere né bruciata né secca. L'anima è eterna, immutabile e eternamente uguale. Sapendo questo, non dovremmo addolorarci per il corpo temporaneo. Quindi, il corpo si assottiglia e muore ma l'anima non muore: semplicemente cambia corpo. Pertanto, il corpo è come una camicia o un cappotto che indossiamo per qualche tempo, e quando è consumato, lo cambiamo per uno nuovo. Pertanto, la letteratura vedica, come la Chandogya Upanishad (8.1.1), menziona che la conoscenza del sé interiore è ciò che dovrebbe essere cercato e compreso da tutti. Realizzare la propria identità spirituale risolve i problemi e i misteri della vita. Più realizziamo la nostra identità spirituale, più vedremo che siamo oltre questi corpi materiali temporanei e che la nostra identità non è semplicemente un corpo bianco, o nero, o giallo, o grasso, magro, intelligente, stupido, vecchio , giovane, forte, debole, cieco, ecc. La cecità reale significa non essere in grado di vedere attraverso le condizioni corporee temporanee e superficiali e nella persona reale interiore. Vedere la realtà significa riconoscere la natura spirituale di tutti. Lo Srimad-Bhagavatam (11.28.35) spiega che l'anima è auto-luminosa, al di là della nascita e della morte, e illimitata dal tempo o dallo spazio e, quindi, oltre ogni cambiamento. Il Bhagavatam (11.22.50) sottolinea anche che come si assiste alla nascita e alla morte di un albero ed è separato da esso, allo stesso modo la testimonianza della nascita, della morte e delle varie attività del corpo è dentro ma separata da esso. La dimensione dell'anima è descritta anche nella Svetasvatara Upanishad (5.9): "Quando il punto superiore di un capello è diviso in cento parti e ancora ciascuna di tali parti è ulteriormente suddivisa in cento parti, ciascuna di tali parti è la misura della dimensione dell'anima spirituale. "Quindi considerando che il diametro di un tipico pelo è largo circa tre-millesimi di pollice, allora dividerlo in cento parti, e poi dividere una di quelle parti di nuovo in cento parti significa che sarebbe microscopico. E poiché è spirituale e non fatto di sostanza materiale, percepire la presenza dell'anima non è così facile. È invisibile alla nostra visione materiale. La Katha Upanishad riferisce che all'interno del corpo, più in alto dei sensi e degli oggetti dei sensi, esiste la mente. Più sottile della mente è l'intelligenza, e più alto e più sottile di quanto l'intelletto sia il sé. Quel sé è nascosto in tutti gli esseri e non brilla, ma è visto dai sottili veggenti attraverso il loro acuto intelletto. Da questo possiamo capire che all'interno del corpo fisico grossolano, composto da vari elementi materiali, come terra, aria, acqua, ecc., c'è anche il corpo sottile composto dai sottili elementi sottili della mente, dell'intelligenza e del falso ego. Le attività psichiche si svolgono all'interno del corpo sottile. È anche all'interno del corpo sottile in cui esistono i ricordi delle vite passate, per quanto profonde possano essere. Tuttavia, l'essere vivente ha la sua forma spirituale che è più profonda di questa sottigliezza, altrimenti non potrebbe aver ripetuto nascite. Una persona vede effettivamente il suo sé spirituale così come la presenza dell'Essere Supremo quando percepisce che sia il corpo grossolano sia quello sottile non hanno nulla a che fare con il puro sé spirituale interiore. Pertanto, si potrebbe chiedere che, poiché siamo separati dai corpi grossolani e sottili, perché ci identifichiamo così fortemente con il corpo materiale? Si spiega che sebbene il corpo materiale sia diverso dall'anima, è a causa dell'ignoranza dovuta all'associazione materiale che ci si identifica erroneamente con le condizioni corporee alte e basse. È ulteriormente elaborato che solo a causa della mente e dell'ego tale sperimentiamo felicità materiale e angoscia. Tuttavia, in realtà, l'anima spirituale è al di sopra di tale esistenza materiale e non può mai essere realmente influenzata dalla felicità materiale e dall'angoscia in qualsiasi circostanza. Una persona che percepisce veramente questo non ha nulla da temere dalla creazione materiale o dall'apparizione di nascite e morti. Così, può ottenere una vera pace. Il Chandogya Upanishad (8.1.5-6) ​​continua a spiegare che il sé è libero dal peccato e dalla vecchiaia, dalla morte e dal dolore, dalla fame e dalla sete, dalla lamento e dalla tristezza e da tutte le forme corporee identificazione. Desidera solo ciò che dovrebbe desiderare e non immagina altro che ciò che dovrebbe immaginare. Chi si allontana da questa vita senza aver scoperto il sé e quei desideri veri o spirituali non ha libertà in tutti i mondi. Ma quelli che partono da qui dopo aver realizzato la propria vera identità spirituale e quelle inclinazioni spirituali hanno la libertà in tutti i mondi. Quindi, per riassumere, l'anima è una particella di coscienza e beatitudine nel suo stato purificato di essere. Non è materiale in alcun modo. È ciò che parte dal corpo al momento della morte e, nel corpo sottile, trasporta le sue impressioni, i desideri e le tendenze mentali, insieme ai risultati karmici delle sue attività da un corpo all'altro. Comprendere e percepire questo sé, che è la nostra autentica identità spirituale, è il vero obiettivo della vita. Tale realizzazione allevia uno di ulteriore esistenza materiale. Come è spiegato, coloro che hanno purificato la loro coscienza, sono stati assorbiti dalla conoscenza spirituale e hanno assolto ogni impurità nella mente, sono liberati dal karma che li libera da qualsiasi nascita futura. Sono liberi da altre nascite nel mondo materiale e vengono liberati nell'atmosfera spirituale. Come fare questo è il risultato finale dell'esistenza umana.

Da dove provengono le vostre Scritture?

Sebbene il movimento Hare Krishna sia stato fondato in Occidente solo nel 1966, le sue radici si estendono per migliaia di anni nel passato, nella tradizione vedica dell'India. I Veda erano originariamente una tradizione vocale, ma poi furono scritti in sanscrito più di 5000 anni fa. Il compilatore della letteratura vedica, Srila Vyasadeva, divise la conoscenza vedica in vari dipartimenti di conoscenza, materiale e spirituale, affidando ai suoi discepoli sezioni particolari. In questo modo, le scritture si sono sviluppate nei quattro Veda, nei Vedanta Sutra, nelle 108 Upanishad principali, nel grande Mahabharata che include la Bhagavad-gita e nei 18 Purana principali, tra gli altri testi. Dei Purana, il Bhagavata Purana o Srimad-Bhagavatam è descritto come il frutto più maturo di tutta la letteratura vedica. È accettato dalla tradizione vedica come la conclusione dei principi e della comprensione vedantica, e mette in relazione i passatempi e le caratteristiche del Signore Supremo. Il processo di sviluppo spirituale descritto nella letteratura vedica è un processo graduale di realizzazione di Dio e amore per Dio. Questa saggezza è stata attentamente preservata e tramandata attraverso i secoli attraverso il veicolo della successione di maestri autorealizzati. Questa antica saggezza spirituale viene ora nuovamente presentata in Occidente attraverso il Movimento Hare Krishna. Invitano persone di ogni tipo a visitare i loro templi, comunità e siti web e a partecipare in qualsiasi modo desiderino a questo sublime e facile processo di <em>bhakti-yoga</em> e Coscienza di Krishna. Ci sono anche molti libri che possono aiutare a comprendere come puoi iniziare questo processo spirituale.

Hare Krishna mantra, che cos'è?

Hare Krishna Hare Krishna Krishna Krishna Hare Hare Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare

Un mantra è una vibrazione sonora spirituale che purifica la coscienza e risveglia l'amore di Dio. Il canto del maha-mantra Hare Krishna - Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare - è raccomandato nella letteratura vedica come il metodo più facile per quest'epoca (il kali-yuga), per raggiungere la realizzazione spirituale. Krishna è il nome sanscrito di Dio che significa "CoLui che attrae tutti", e Rama è un altro nome per Dio che significa "riserva di ogni piacere". Hare si riferisce all'energia divina del Signore. Quindi il mantra Hare Krishna significa: "O onnipotente, onnipotente Signore, o energia del Signore, per favore impegnami nel Tuo servizio". Ci sono due modi per cantare questo mantra: canto di gruppo (kirtana) e canto individuale su corona (japa). Per entrambi i metodi non si applicano regole rigide e chiunque può recitare in qualsiasi momento.

Ascolta il commento di Srila Prabhpada

Karma, che cos'è?

Il karma è uno di quegli argomenti che molte persone conoscono poco, ma pochi ne comprendono le complessità. Per cominciare, la terza legge del moto di Newton afferma che per ogni azione c'è una reazione uguale e contraria. Sulla scala universale, questa è la legge del karma. La legge del karma afferma fondamentalmente che ogni azione ha una reazione e qualsiasi cosa tu faccia agli altri, in seguito, tornerà da te. Inoltre, l'ignoranza della legge non è una scusa. Siamo ancora responsabili per tutto ciò che facciamo, indipendentemente dal fatto che lo comprendiamo o meno. Pertanto, la cosa migliore è imparare come funziona. Se tutti capissero la legge del karma, vivremmo tutti una vita più felice in un mondo più luminoso. Perché? Perché potremmo sapere come regolare le nostre vite in modo da non subire le continue reazioni di ciò che abbiamo fatto a causa dei falsi obiettivi della vita. Secondo la letteratura vedica, il karma è la legge di causa ed effetto. Per ogni azione c'è una causa oltre che una reazione. Il karma viene prodotto eseguendo attività interessate allo sviluppo fisico o mentale. Si possono compiere attività pie che produrranno buone reazioni o un buon karma per il futuro divertimento. Oppure si può compiere egoismo o ciò che alcuni chiamano attività peccaminose che producono cattivo karma e sofferenza futura. Questo segue una persona ovunque vada in questa vita o in una vita futura. Tale karma, così come il tipo di coscienza che una persona sviluppa, stabilisce reazioni che è necessario sperimentare. La Svetashvatara Upanishad (5.12) spiega che l'essere vivente, l'anima jiva, acquisisce molti corpi fisici e sottili grossolani a causa delle azioni che compie, come è motivato dalle qualità materiali a cui ottiene. Questi corpi acquisiti continuano ad essere una fonte di illusione finché egli è ignorante della sua vera identità. Il Brihadaranyaka Upanishad (4.45) chiarisce ulteriormente che come l'atma o l'anima nei corpi grossolani e sottili agisce, così in tal modo ottiene condizioni diverse. Agendo santo diventa un santo e agendo immoralmente diventa soggetto alle conseguenze karmiche. In questo modo, acquisisce di conseguenza la pietà o il peso dell'empietà. Allo stesso modo, si afferma che come un uomo semina, così mieterà. Pertanto, mentre le persone vivono la loro vita presente, coltivano un particolare tipo di coscienza con i loro pensieri e attività, che possono essere buoni o cattivi. Questo crea il karma di una persona. Questo karma ci indirizzerà verso un corpo più appropriato per le reazioni che dobbiamo affrontare, o le lezioni che dobbiamo imparare. Quindi, la causa della nostra esistenza deriva dalle attività delle nostre vite precedenti. Poiché tutto è basato su una causa, è il karma di uno che determinerà la propria situazione, come razza, colore, sesso o area del mondo in cui uno apparirà, o se uno è nato in una famiglia ricca o povera, o essere sani o malsani, ecc. ecc. Grazie per aver letto Hare Krishna [learn_more caption = "Ulteriori informazioni"] Quindi, quando gli esseri viventi rinascono, ottengono un certo tipo di corpo che è più adatto al tipo di coscienza che hanno sviluppato. Pertanto, secondo il Padma Purana, ci sono 8.400.000 specie di vita, ognuna delle quali offre una particolare classe di corpo per qualsiasi tipo di desiderio e coscienza che l'essere vivente possa avere in questo mondo. In questo modo, l'essere vivente è il figlio del suo passato e il padre del suo futuro. Quindi, è attualmente influenzato dalle attività della sua vita precedente e crea la sua esistenza futura dalle azioni che compie in questa vita. Una persona si reincarnerà in varie forme di corpi che sono più adatti per la coscienza, i desideri e la dignità dell'essere vivente e per ciò che merita. Quindi l'essere vivente continua inevitabilmente in questo ciclo di nascita e morte e le conseguenze per le sue varie attività buone o cattive finché è materialmente motivato. Ciò che crea il karma buono o cattivo è anche la natura dell'intento dietro l'azione. Se si usano le cose egoisticamente o per rabbia, avidità, odio, vendetta, ecc., Allora la natura dell'atto è oscurità. Uno incorrerà in un cattivo karma che in seguito si manifesterà come un'inversione nella vita, eventi dolorosi, malattie o incidenti. Mentre le cose che sono fatte a beneficio degli altri, per gentilezza e amore, senza alcun pensiero di ritorno, o per adorare Dio, sono tutte azioni di bontà e pietà, che porteranno l'elevazione o la fortuna a voi. Tuttavia, se fai qualcosa di male che accade a causa di un incidente o di un errore, senza l'intenzione di arrecare alcun danno agli altri, il karma non è così pesante. Forse eri destinato a essere uno strumento nel karma di qualcun altro, che è anche tuo. Prenderà in considerazione la tua motivazione. Tuttavia, maggiore è l'intento o la consapevolezza di fare qualcosa di sbagliato, maggiore sarà il grado di reazione negativa che ci sarà. Quindi è tutto basato sull'intento che sta dietro l'azione. Tuttavia, dovremmo capire che, essenzialmente, il karma è per correggere una persona, non per una semplice retribuzione delle azioni passate. L'universo è basato su compassione. Ognuno ha certe lezioni e modi in cui deve svilupparsi, e la legge del karma in effetti la dirige in un modo per farlo. Nondimeno, non si è condannati a rimanere in questo ciclo di ripetute nascite e morti per sempre. C'è una via d'uscita. Nella forma umana si può acquisire la conoscenza della realizzazione spirituale e ottenere la liberazione dal karma e da ulteriori cicli di nascita e morte. Questo è considerato il risultato più importante che si possa ottenere nella vita. Questo è il motivo per cui ogni processo religioso nel mondo incoraggia le persone che vogliono la libertà dall'esistenza terrena a non desiderare attaccamenti materiali o piaceri sensuali che li legano a questo mondo, ma a lavorare verso ciò che può liberarli da ulteriori cicli di nascita e morte.Tutti il karma può essere negato quando si aspira veramente a comprendere o realizzare lo scopo superiore nella vita e nella verità spirituale. Quando si raggiunge quel punto, la sua vita può essere veramente spirituale che dà l'eterna libertà dal cambiamento. Cercando la Verità Assoluta o servendo Dio nel servizio devozionale, specialmente nel bhakti-yoga, una persona può raggiungere il punto in cui è completamente sollevato da tutti gli ostacoli o le responsabilità karmiche. Il Signore Krishna dice nella Bhagavad-gita (18.66): "Abbandona ogni varietà di religione e arrenditi a Me. Ti libererò da ogni reazione peccaminosa. Non temere ". Senza essere allenati in questa scienza spirituale, è molto difficile capire come l'essere vivente lascia il suo corpo o quale tipo di corpo otterrà in futuro, o perché ci sono varie specie di vita che accolgono tutte le persone gli innumerevoli livelli di coscienza delle entità viventi. Come riferito nella Bhagavad-gita, coloro che sono spiritualmente ignoranti non possono capire come un'entità vivente può lasciare il corpo al momento della morte, né possono capire quale tipo di corpo godrà sotto l'influenza dei modi di natura. Tuttavia, chi è stato addestrato alla conoscenza può percepirlo. Quindi, incoraggiamo tutti a comprendere la legge del karma in modo più completo e come si può impegnarsi nel servizio di devozione del Signore per liberarsi da ogni karma buono o cattivo e sviluppare una coscienza puramente spiritualizzata. Questa è vera libertà e liberazione da tutti i limiti materiali attraverso i quali si può raggiungere lo strato spirituale.

Qual è lo scopo della vita?

Gli esseri viventi sono anime spirituali. Come tali, siamo parte integrante dell'assoluto supremo, Sri Krishna. Lo scopo della nostra vita è stabilire la connessione perduta con la Persona Suprema - Sri Krishna. Tutti noi stiamo cercando l'amore. Tuttavia, stiamo cercando di trovare il cosiddetto amore in questo mondo materiale - un mondo che è pieno di avidità, invidia, lussuria, rabbia, falso ego, illusione. Questo mondo materiale è pieno di tristezza e miseria. È' un mondo temporaneo. Si può venire sommersi da problemi in qualsiasi momento. Quindi i nostri tentativi di trovare la vera felicità in questo mondo materiale invariabilmente finiscono con la frustrazione. La vera felicità può essere trovata quando risvegliamo l'amore dormiente o la coscienza di Krishna. La vita umana è una possibilità per noi di ristabilire questa relazione. La coscienza di Krishna si ottiene pensando sempre a Lui, cantando il Suo santo nome, servendoLo, servendo i Suoi devoti e diffondendo le glorie del santo nome. Quindi, quando siamo impegnati nella coscienza di Krishna, sperimentiamo il più alto amore trascendentale: l'amore per Krishna, la Suprema personalità di Dio o prema bhakti. Raggiungere la prema bhakti è l'obiettivo della vita. Una vita di eternità, conoscenza e beatitudine!

Reinarnazione, che cos'è?

La reincarnazione è chiamata samsara nei classici testi vedici dell'India. La parola samsara è sanscrito e significa essere legati al ciclo di ripetute nascite e morti attraverso numerose vite. Il modo in cui funziona è che coloro che sono condizionati materialmente trasmigrano attraverso corpi diversi in base ai propri desideri e attività (o karma) passate e familiarità. I loro desideri, se materialmente motivati, richiedono un corpo fisico per consentire loro di continuare a elaborare i loro desideri materiali in varie condizioni di vita. Generalmente, nelle tradizioni orientali si considera che tutte le forme di vita o di specie hanno un'anima, che è l'entità che si reincarna. Prima di quando un'entità è pronta a incarnarsi come essere umano sulla Terra, l'anima può aver attraversato un'intera serie di vite per sperimentare vari livelli di esistenza e di coscienza. Il principio è che un'entità può effettivamente progredire attraverso le diverse specie di vita, gradualmente salendo fino a raggiungere la forma umana. Certo, il corpo è solo la copertura dell'anima in cui appare. L'essere vivente si muoverà continuamente verso l'alto nei suoi cicli di reincarnazione finché non avrà sperimentato tutte le principali varietà di esistenze che il regno materiale ha da offrire. In questo modo l'essere vivente è pienamente esperto nell'elaborare desideri o desideri materiali in tutti i tipi di forme quando raggiunge il livello umano. Naturalmente, non tutti gli esseri potrebbero dover affrontare tutto questo. Come funziona la reincarnazione è descritto più dettagliatamente nei testi vedici dell'India. La Bhagavad-gita (8.6) spiega che qualunque stato di coscienza si raggiunge quando lui o lei abbandona questo corpo, uno stato simile sarà raggiunto nella prossima vita. Ciò significa che dopo che la persona ha vissuto la sua vita, le numerose attività variegate della persona formano una coscienza aggregata. Tutti i nostri pensieri e azioni nella nostra vita influenzeranno collettivamente lo stato di essere in cui siamo al momento della morte. Questa coscienza determinerà a cosa sta pensando quella persona alla fine della propria vita. Quest'ultimo pensiero e coscienza dirigeranno quindi dove quella persona molto probabilmente andrà nella prossima vita perché questo stato di essere passa da questa vita alla successiva. Come viene ulteriormente spiegato, l'entità vivente nel mondo materiale trasporta i diversi livelli di coscienza da un corpo all'altro nello stesso modo in cui l'aria porta aromi. In altre parole, non possiamo vedere gli aromi trasportati dall'aria, ma può essere percepito dal senso dell'olfatto. In modo simile, non possiamo vedere i tipi di coscienza che l'essere vivente si è sviluppato, ma è trasportato da questo corpo al momento della morte e procede verso un altro corpo nella prossima vita per riprendere da dove era stato interrotto dal precedente esistenza. Naturalmente, la prossima vita potrebbe essere in un altro corpo fisico o in un corpo sottile tra le nascite, o anche negli stati d'essere celesti o infernali. Dopo la morte, si continua la coscienza che è stata coltivata durante la vita. Sono i nostri modelli di pensiero che costruiscono la coscienza, che poi ci indirizza verso l'esperienza richiesta dopo la morte. Il proprio stato di coscienza o concezione della vita esiste nel corpo sottile, che consiste nella mente, nell'intelligenza e nel falso ego. L'anima è coperta da questo corpo sottile, che esiste all'interno della forma materiale grossolana. Quando il veicolo fisico non può più funzionare, il corpo e l'anima sottili ne sono costretti a uscire. Poi, quando è il momento giusto, sono collocati in un'altra struttura fisica che adatta adeguatamente lo stato della mente dell'entità vivente. È così che lo stato mentale che attira l'uomo morente determina come inizia la sua prossima vita. Se il morente è assorto in pensieri di guadagno materiale o di piaceri sensuali di moglie, famiglia, parenti, casa, ecc., Allora deve, a un certo punto, ottenere un altro corpo materiale per continuare a perseguire i suoi interessi mondani. Dopo tutto, come si può soddisfare i suoi desideri materiali senza un corpo materiale? Per questo motivo, è meglio che una persona coltivi sempre attività pie e pensieri spirituali per aiutarlo a entrare in una vita migliore dopo la morte. Se una persona ha provato a tagliare i nodi dell'attaccamento alla vita materialistica e si è impegnata in attività spirituali, al grado di avanzamento che la persona ha fatto, lui o lei può andare in un regno celeste dopo la morte, o persino raggiungere il regno di Dio . In ogni caso, possiamo cominciare a capire che morire nella coscienza giusta per liberarsi dal ciclo di nascita e morte è un'arte che richiede pratica. Dobbiamo prepararci per il momento della morte in modo da non essere presi alla sprovvista o in uno stato mentale inadatto. Questo è uno degli scopi dello yoga. Dopo quello che può essere milioni di nascite e morti attraverso molte forme di vita, cercando di soddisfare tutti i desideri materiali, l'anima può cominciare a stancarsi di questi continui tentativi di felicità che spesso si rivelano così temporanei. Allora la persona può tuper trovare un significato spirituale nella vita. Nella ricerca del significato più alto, a seconda del livello di coscienza che una persona sviluppa, lui o lei può gradualmente entrare in livelli sempre più alti di sviluppo. Infine, se una persona scopre che in realtà non è questo corpo ma un essere spirituale al suo interno, e raggiunge un livello spirituale di coscienza, può perfezionare la sua vita in modo che entri negli strati spirituali e non debba più incarnarsi nel fisico mondo. Quindi, la liberazione è raggiunta attraverso la realizzazione del Sé e lo sviluppo del servizio di devozione a Dio, che è la perfezione del sentiero spirituale. Attraverso l'esistenza umana sulla Terra, è possibile accedere a molti altri piani di esistenza, incluso l'ingresso nel mondo spirituale. Dipende solo da come usiamo questa vita. L'idea che una persona abbia una sola vita per diventare qualificata per entrare in paradiso o per entrare nella dannazione eterna non offre all'anima alcun mezzo per la riabilitazione e solo una infinita sofferenza. Questo non è ragionevole. La dottrina della reincarnazione offre a chiunque ampie possibilità di correggere e rieducarsi nelle future nascite. Un'eternità all'inferno significa che un effetto infinito è prodotto da una causa finita, che è illogica. Dio non ha creato gli uomini per diventare niente più che un combustibile duraturo per nutrire i fuochi dell'inferno. Un tale scopo nella sua creazione non proviene da un Dio sempre amorevole, ma deriva dalle idee difettose dell'uomo e dalle sue concezioni imperfette di Dio. Dopo tutto, quanti uomini senza macchia potevano esserci in questo mondo? Chi ha un personaggio così puro da ricevere un passaggio immediato in paradiso? La Bhagavad-gita spiega che anche il peggiore peccatore può attraversare l'oceano della nascita e della morte salendo la barca della conoscenza trascendentale. Dobbiamo semplicemente essere sinceri nel raggiungere quella barca. Inoltre, una persona raccoglie i risultati delle sue azioni peccaminose per un periodo di tempo limitato. Dopo essere stato purgato dai propri peccati, cioè soffrendo le reazioni dolorose delle proprie cattive attività, una persona, sapendo il bene dal male, può avere una nuova possibilità di lavorare liberamente per la sua emancipazione da un ulteriore intreccio nella vita materiale. Quando merita e ottiene tale libertà, l'anima può godere della felicità perfetta ed eterna nella sua unione devozionale con l'Essere Supremo. Questo è il motivo per cui è sempre incoraggiato uno a cercare la conoscenza spirituale e la pratica dell'illuminazione. Sviluppando devozione sincera e purificata per il Signore, non ci si deve preoccupare della propria futura nascita. Una volta che una persona ha iniziato questo percorso di devozione, ogni vita si avvicina alla perfezione spirituale, in qualunque situazione si trovi. Così una persona è incoraggiata a pentirsi dei propri peccati o delle cattive scelte che sono state fatte sotto l'influenza di lussuria, rabbia o avidità e coltivare il perdono, la purezza e la generosità. Una persona dovrebbe anche impegnarsi in carità, penitenza, meditazione, japa (canto personale dei santi nomi del Signore), kirtan (canto congregazionale dei santi nomi del Signore) e altre pratiche spirituali, che distruggono tutti i peccati e rimuovono tutti i dubbi sulla conoscenza spirituale . Quindi attraverso la pratica costante si può raggiungere gradualmente il mondo spirituale ed essere liberi da ogni ulteriore entanglement nella reincarnazione.

Vegetariani, perché essere o diventare?

Sul sentiero spirituale, ci sono diversi motivi per cui una persona è raccomandata per essere vegetariana. Una ragione principale è che abbiamo bisogno di vedere la natura spirituale all'interno di tutti gli esseri viventi, e ciò include anche gli animali e le altre creature. Fratellanza universale significa nonviolenza sia agli umani che agli animali. Consiste nel comprendere che anche gli animali hanno un'anima. Sono vivi, coscienti e provano dolore. E queste sono le indicazioni della presenza della coscienza, che è il sintomo dell'anima. Persino la Bibbia (Genesi 1,21; 1,24; 1,30; 2,7; e in molti altri luoghi) si riferisce sia agli animali che alle persone come nefesh chayah, anime viventi. Coloro che mangiano carne, tuttavia, a causa del loro desiderio di mangiare animali o di vederli come una fonte di cibo per lo stomaco, non sono così facilmente in grado di comprendere la natura spirituale di tutti gli esseri. Dopo tutto, se sai che tutte le entità viventi sono essenzialmente spirituali e che tutti gli esseri viventi che sono coscienti mostrano i sintomi dell'anima interiore, allora come puoi ucciderli inutilmente? Ogni creatura vivente è anche la stessa di cui siamo nel rispetto che è anche figlia dello stesso padre, una parte dello stesso Essere Supremo. Pertanto, l'uccisione di animali mostra una grande mancanza di consapevolezza spirituale. Molte parti della letteratura Vedica descrivono come l'Essere Supremo sia il mantenitore di innumerevoli entità viventi, gli umani così come gli animali, ed è vivo nel cuore di ogni essere vivente. Solo quelli con coscienza spirituale possono vedere lo stesso Essere Supremo nella Sua espansione come Anima Suprema all'interno di ogni creatura. Essere gentili e spirituali verso gli umani e essere un assassino o un nemico verso gli animali non è una filosofia equilibrata, e mostra la propria ignoranza spirituale. La prossima ragione per essere vegetariani è considerare la quantità di paura e sofferenza che gli animali provano nel settore della macellazione. Ci sono innumerevoli storie di come nella paura le mucche piangono, urlano e talvolta cadono morte mentre sono dentro o anche prima che vengano portate nel macello. O come le vene dei maiali morti sono così grandi da mostrare che sono praticamente esplose dalla paura che il maiale ha provato e dall'adrenalina prodotta mentre veniva portata al macello. Ciò causa certamente un'immensa quantità di violenza per permeare l'atmosfera, che si spegne e ricade su di noi in una qualche forma. Inoltre, l'adrenalina e la paura nell'animale producono anche tossine che poi permeano il corpo di questi animali, che ingeriscono i mangiatori di carne. Le persone che consumano queste cose non possono fare a meno di esserne influenzate. Causa tensioni all'interno di loro individualmente, che poi si diffonde nelle loro relazioni con gli altri. L'antico testo Vedico della Manu-samhita (5,45-8) dice: "Chi ferisce gli esseri infetti dal desiderio di darsi piacere non trova mai la felicità, né vivente né morta. Colui che non cerca di causare la sofferenza dei legami e della morte alle creature viventi, ma desidera il bene di tutti gli esseri, ottiene una felicità infinita. . . La carne non può mai essere ottenuta senza danni alle creature viventi, e la ferita agli esseri senzienti è dannosa per il conseguimento della beatitudine celeste; Lascialo quindi evitare l'uso della carne. " La Bibbia (Romani 14,21) dice anche: "Non è né buono mangiare carne né bere vino". Un altro comandamento biblico (Esodo 23.5) ci istruisce ad aiutare gli animali nel dolore, anche se appartengono a un nemico. Anche le scritture buddhiste (Sutta-Nipata 393) consigliano: "Non distruggere o far distrarre alcuna vita o sanzionare le azioni di coloro che lo fanno. Lascia che si astenga dal ferire persino qualsiasi creatura, sia quelle forti che quelle che tremano nel mondo. "Si dice anche nelle scritture buddiste, il Sutra Mahaparinirvana," Il mangiare carne estingue il seme della grande compassione ".Per gli ebrei, il Talmud (Avodah Zorah 18B) vieta l'associazione con i cacciatori, per non parlare della caccia. Nel Nuovo Testamento Gesù preferì la misericordia al sacrificio (Matteo 9.13, 12.7) e si oppose all'acquisto e alla vendita di animali per il sacrificio (Matteo 21,12-14, Marco 11,15, Giovanni 2,14-15). Una delle missioni di Gesù era di eliminare il sacrificio animale e la crudeltà verso gli animali (Ebrei 10.5-10). Troviamo specialmente in Isaia dove Gesù disprezza il massacro e lo spargimento di sangue di uomini e animali. Dichiara (1,15) che Dio non ascolta le preghiere degli assassini animali: "Ma le tue iniquità hanno separato te e il tuo Dio. E i tuoi peccati ti hanno nascosto la sua faccia, così che Lui non ascolti. Perché le tue mani sono macchiate di sangue. . . I loro piedi corrono verso il male e si affrettano a versare sangue innocente. . . non conoscono le vie della pace ". Isaia si lamenta anche di aver visto," Gioia e allegrezza, macellazione di bestiame e uccisione di pecore, consumo di carne e consumo di vino, come pensavi, 'mangiamo e beviamo, per domani noi moriamo. '"(22.13) È anche stabilito nella Bibbia (Isaia 66,3): "Chi uccide un bue è come se uccidesse un uomo". A questo proposito San Basilio (320-379 d.C.) insegnava: "Il vapore della carne daruccide la luce dello spirito. Difficilmente si può avere virtù se si gustano pasti a base di carne e di carne. "Quindi dovremmo trovare alternative all'uccidere gli animali per soddisfare i nostri appetiti, specialmente quando ci sono molti altri cibi sani disponibili. Altrimenti, devono esserci reazioni a tale violenza. Non possiamo aspettarci la pace nel mondo se continuiamo a uccidere inutilmente tanti milioni di animali per il consumo di carne o per abuso. Il terzo fattore per essere vegetariani è il karma. Come afferma la seconda legge della termodinamica, per ogni azione deve esserci una reazione uguale e contraria. Sulla scala universale questa è chiamata la legge del karma, il che significa che ciò che gira intorno viene fuori. Questo riguarda ogni individuo, così come le comunità e i paesi. Come la nazione semina, così raccoglierà. Questo è qualcosa che dovremmo prendere molto seriamente, specialmente nel nostro tentativo di portare pace, armonia e unità nel mondo. Se tanta violenza viene prodotta dall'uccisione di animali, dove pensi che le reazioni a questa violenza vadano? Ci torna in tanti modi, come la forma del crimine di quartiere e della comunità e le guerre mondiali. La violenza genera violenza. Pertanto, questo proseguirà a meno che non sappiamo come cambiare.Isaac Bashevis Singer, che ha vinto il Premio Nobel per la letteratura, ha chiesto: "Come possiamo pregare Dio con misericordia se noi stessi non abbiamo pietà? Come possiamo parlare di diritti e giustizia se prendiamo una creatura innocente e versiamo il suo sangue? "Continuò dicendo:" Personalmente credo che finché gli esseri umani verseranno il sangue degli animali, non ci sarà mai alcuna pace . "In conclusione, possiamo citare il numero del 10 marzo 1966 de L'Osservatore della Domenica, il settimanale vaticano, in cui mons. Ferdinando Lambruschini ha scritto: "La condotta dell'uomo nei confronti degli animali dovrebbe essere regolata dalla giusta ragione, che proibisce di infliggere loro dolore e sofferenza senza scopo. Maltrattarli e farli soffrire senza ragione è un atto di deplorevole crudeltà da condannare da un punto di vista cristiano. Farli soffrire per il proprio piacere è un'esibizione di sadismo che ogni moralista deve denunciare. "Mangiare gli animali per il piacere della propria lingua quando ci sono molti altri cibi disponibili certamente si adatta a questa forma di sadismo. È ovvio che questo è controproducente per ogni pace, unità o progresso spirituale che desideriamo fare. È una delle cose che dobbiamo considerare seriamente se vogliamo migliorare noi stessi o il mondo. Quindi ecco alcuni motivi per cui una persona sinceramente spirituale sceglierà di essere vegetariana.

VALORE VEGETARIANO

Nel processo di bhakti-yoga, la devozione va oltre il semplice vegetarianismo e il cibo diventa un mezzo per il progresso spirituale. Nella Bhagavad-gita, il Signore Krishna dice: "Tutto ciò che fai, tutto ciò che mangi, tutto ciò che offri e reggi, così come tutte le austerità che puoi compiere, dovrebbero essere fatte come offerta a Me". ciò che mangiamo al Signore è parte integrante del bhakti-yoga e rende il cibo benedetto con potenze spirituali. Allora tale cibo è chiamato prasadam, o la misericordia del Signore. Il Signore descrive anche ciò che accetta come offerta: "Se uno mi offre con amore e devozione una foglia, un fiore, un frutto o acqua, lo accetterò". Così , possiamo vedere che il Signore accetta frutta, cereali e cibi vegetariani. Il Signore non accetta cibi come carne, pesce o uova, ma solo quelli che sono puri e naturalmente disponibili senza danneggiare gli altri. Quindi sul sentiero spirituale mangiare cibo che viene offerto a Dio è la perfezione ultima di una dieta vegetariana. La letteratura Vedica spiega che lo scopo della vita umana è risvegliare la relazione originale dell'anima con Dio, e accettare il prasadam è il modo per aiutarci a raggiungere questo obiettivo.

Ricorrenze del mese

Damanaka-aropana Dvadasi

Sri Abhirama Thakura

Apparizione Radha Kunda

Sri Syamananda Prabhu

Sri Vamsivadana Thakura

Sri Krishna Vasanta Rasa

Sri Balarama Rasayatra

Rama Navami

Sri Ramanujacarya

Sri Govinda Ghosh

Sri Srivasa Pandita

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