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Chignolo d'isola - Villag. Hare Krishna (BG)
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Sofferenza umana e ingiustizia

La Sofferenza Umana e l'Ingiustizia di Dio

Questa conversazione tra Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada e l'assistente sociale Ashoka Chugani si svolse a Bombay, India.

Sig. Chugani: Mi sono reso conto che questo vostro movimento per la Coscienza di Krishna sta dando in India un contributo molto prezioso. Probabilmente voi saprete anche del nostro successo. Stiamo facendo in modo di poter effettuare interventi agli occhi a favore di molti abitanti della zona di Bombay che ne hanno grande necessità. Siamo attrezzati per 5.200 pazienti.

Srila Prabhupada: Noi seguiamo la Bhagavad-gita così com'è. La Bhagavad-gita non insegna che per aiutare la gente occorre prendersi cura dei loro occhi. Krishna non ci insegna questo tipo di filosofia nella Bhagavad-gita. E' una vostra idea. Noi invece seguiamo la Bhagavad-gita così com'è. Questa è la differenza fra il vostro lavoro e il nostro. Il nostro programma consiste, piuttosto che curare solo gli occhi delle persone, nel dare loro la vera cura. Se si dà a una persona la Coscienza di Krishna, questa non dovrà più rinascere in questo mondo materiale. Il che significa non avere più questo corpo materiale, non avere più occhi, non avere più malattie. Questo è la vera cura contro la sofferenza.

Qualcuno si prende cura degli occhi, altri si prendono cura dello stomaco, dei denti o di qualcos'altro... Ma questo non risolve il problema. Il vero problema, come dice la Bhagavad-gita, è janma-mrityu-jara-vyadi: nascita, morte, vecchiaia e malattia. Dato che sei nato, hai questi occhi e così puoi avere malattie agli occhi. Nascita, morte, vecchiaia e malattia: avendo accettato di nascere, devi anche accettare la vecchiaia, la malattia e la morte. Gli ospedali possono offrire un sollievo temporaneo, ma non è una soluzione definitiva. La soluzione è porre fine alla nascita, alla morte, alla vecchiaia e alla malattia. Se si giunge a questa soluzione, non ci saranno più problemi agli occhi, mai più. Supponiamo che un ammalato vada dal dottore per farsi curare. I suoi sintomi a volte sono mal di testa, a volte male agli occhi, a volte mal di stomaco. Ora, se il medico desse medicine solo contro i sintomi, sarebbe una cura? No. Quest'uomo ha una malattia e, se si cura la malattia, automaticamente verranno curati i sintomi.

Allo stesso modo, tutti in questo mondo materiale soffrono per le ripetute nascite e morti. Ma la Bhagavad-gita dà la vera cura: come non nascere di nuovo in questo mondo materiale. Krishna ci consiglia nella Bhagavad-gita di tollerare questa sofferenza temporanea. Proprio come il corpo non è permanente, così anche le malattie non sono permanenti. Bisogna tollerare la temporanea sofferenza e risolvere il vero problema: dobbiamo fermare il ripetersi delle nascite e delle morti. Ma la gente non sa che nascita e morte possono essere fermate e così si impegnano a risolvere i loro problemi temporanei. La Bhagavad-gita spiega in che modo, nel lasciare il corpo al momento della morte, si può tornare a casa, tornare a Krishna: tyaktva deham punar janma naiti mam eti. Basta con le nascite in questo mondo materiale: questa è la vera cura a tutte le sofferenze.

Sig. Chugani: E per quanto riguarda il problema della fame? Noi stiamo lavorando per risolvere...

Srila Prabhupada: La fame? Questo non è un problema. I Veda dicono: nityo nityanam cetanas cetananam - eko bahunam yo vidadhati kaman. Dio provvede perfettamente al cibo per tutti gli esseri viventi. Se a qualcuno manca del cibo non è che una benedizione. E' un piano di Dio per correggerlo. Supponiamo che un bambino sia ammalato e che suo padre non gli dia da mangiare. Non si tratta di soffrire la fame ma di ricevere una benedizione dal proprio padre. E' una cura. Perché il bambino dovrebbe lamentarsi? Il cosiddetto problema della fame non è che un'invenzione della mente. Ma noi non inventiamo niente, noi prendiamo la nostra conoscenza dalle scritture. Tat te 'nukampam susamiksamano bhunjana evatmakrtam vipakam: se un devoto del Signore soffre la fame, non si lamenta.

La considera una benedizione: "Ho fatto qualcosa di male così Dio mi ha messo in difficoltà. Non è che una Sua benedizione". Questo è il nostro modo di vedere, queste sono le scritture. La gente fa spesso questa domanda: "Come può Dio essere duro con alcuni e generoso con altri? E' un'ingiustizia". Dio è buono ma la gente non Lo capisce. Quando manca l'intelligenza, quando si vede che la gente soffre la fame si dice che Dio non è buono. Ma il fatto è che siete voi a non essere buoni. Ognuno soffre per colpa propria. Così un devoto vede la sofferenza come una benedizione di Krishna e poiché il devoto pensa in questo modo, la sua liberazione è garantita (muktipade sa dayabhak).

Sig. Chugani: Le vie del Signore sono difficili per noi da capire. Sembrano proprio ingiuste.

Srila Prabhupada: In realtà voi non credete in Dio. E questo è il vero problema. Voi credereste in Dio solo se Dio fosse un vostro servitore o fosse pronto a soddisfare i vostri ordini. Uno dei miei confratelli, dalla Germania, mi ha detto che nella seconda guerra mondiale, quando i tedeschi andarono a combattere, tutte le donne furono lasciate a casa. Così le donne andavano in chiesa a pregare Dio affinché i loro mariti, i loro padri e i loro figli tornassero a casa. Ma nessuno di loro tornò e tutte diventarono atee.

"Ah, è inutile andare in chiesa! Ho pregato così tanto per mio marito ma non è ritornato. E' inutile". Così questo è il loro modo di comprendere Dio. Quando fu dichiarata la guerra nessuno consultò Dio. Ma quando i loro mariti stavano per andare a morire allora si rivolsero a Lui. Ordinarono a Dio di far tornare i loro mariti incolumi. "Dio non l'ha fatto tornare a casa. Quindi Dio è ingiusto e quindi non siamo interessate a Dio". E anche qui si ha questa attitudine: quando le persone si comportano in modo peccaminoso, Dio non viene mai consultato. Ma quando soffrono, allora piangono davanti a Dio e, se non esegue i loro ordini, diventano tutti atei. "Dio è ingiusto!" dicono. E questo succede perché sono dei mascalzoni!


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