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La storia del Tempio

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Ente Religioso

In contatto con Srila Prabhupada

3 luglio 1974, Melbourne

Kurma: Kurma: L'ultima camminata veloce di Srila Prabhupada prima di lasciare Melbourne fu animata. Prabhupada salì rapidamente una ripida salita che portava fuori dalla valle, mentre Madhudvisha disse in modo scherzoso: "Alcune persone dicono che la coscienza di Krishna è troppo austera". Prabhupada: Cosa? Madhudvisha: Troppo austera. Dovrebbe essere presa per fasi. Prabhupada: Quali sono le tue austerità? Stai morendo di fame? Prabhupada si fermò e guardò dritto verso Madhudvisha. Madhudvisha: (sorridendo) No! Prabhupada: Noi diciamo: "Non mangiare carne". Il suono "fruscio" della telecamera di Ugrasrava ruppe momentaneamente il silenzio. "È un'austerità molto grande?" chiese Prabhupada. Madhudvisha: No, no. Questa è la cosa più facile a cui rinunciare. Ugrasrava continuò a scattare fotografie. Prabhupada: Allora niente sesso illecito. Non diciamo: "Niente sesso". Sesso illecito. Allora dov’è l’austerità? Prabhupada si voltò e proseguì. Madhudvisha: Bene, i devoti devono alzarsi presto la mattina... e fare un bagno freddo... Prabhupada: Sì. Questo è salutare. Prabhupada si fermò, si voltò e sorrise ai devoti. "Perché andare a letto presto e alzarsi presto rende l'uomo sano e saggio. Questo è un dato di fatto!" I devoti risero. Prabhupada annuì e proseguì. "Che dire della levataccia? Praticamente la notte non dormo. Solo due ore. Tutto qui. Ma lavoro lo stesso, la mattina presto. Che colpa c'è?"

Sri Srinivasa Acarya

23 Maggio 2024 - Apparizione

 srinivas acarya

Sri Srinivasa Acarya

Srinivasa Acarya faceva parte del gruppo che trasportò i libri dei sei Gosvami da Vrindavana in Bengala e in Orissa. Egli convertì il re Birahambira al culto vaisnava e contribuì all’organizzazione del primo festival di Gaura Purnima, che celebra la ricorrenza dell’anniversario del Signore Caitanya, a Kethuri Gram. Sri Ramacandra Kaviraja, figlio di Khandavasi Ciranjiva and Sunanda, era un discepolo di Srinivasa Acarya e l’amico più intimo di Narottama dasa Thakura, che aveva pregato più volte per poter ottenere la sua associazione. Il fratello più giovane era Govinda Kaviraja. Srila Jiva Gosvami apprezzava veramente molto la grande devozione di Sri Ramacandra Kaviraja al Signore Krishna infatti gli diede il titolo di Kaviraja. Sri Ramacandra Kaviraja non si interessò mai alla vita di famiglia e contribuì moltissimo alla predica di Srinivasa Acarya e Narottama dasa Thakura. Inizialmente abitò a Srikhanda e successivamente a Kumara-nagara sulla riva del Gange. Govinda Kaviraja era il fratello di Ramacandra Kaviraja e il figlio più giovane di Ciranjiva di Srikhanda. Nonostante inizialmente fosse un sakta, o un’adoratore della dea Durga, fu successivamente iniziato da Srinivasa Acarya Prabhu. Anche Govinda Kaviraja abitò inizialmente a Srikhanda e poi a Kumara-nagara, ma successivamente si trasferì nel villaggio di Teliya Budhari, sulla riva a sud del fiume Padma. Govinda Kaviraja, autore dei due libri Sangita-madhava e Gitamrita, era un grande vaisnava kavi, o poeta, e quindi Srila Jiva Gosvami gli conferì il titolo di Kaviraja. La sua descrizione si trova nel Bhakti-ratnakara (Nona Onda).

(A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada. Sri Chaitanya Charitamrta Adi-lila 11:51. commento.)


Srila Krishnadasa Kaviraja traeva piacere nello scrivere rari versi che glorificavano Gopala Bhatta, e non riferì mai a Sri Bhatta cosa scriveva di loro. (Bhakti-ratnakara. KHA226) - Non posso descrivere in modo esteso la profondità della conoscenza di Sri Gopala Bhatta durante la sua vita a Vrindavana per il timore che il libro diventi troppo lungo.(Bhakti-ratnakara.KHA227) - Sri Bhatta ha fornito molti commenti al libro ”Krsnakarmamrta”che soddisfarono molto tutti i Vaisnava. (Bhakti-ratnakara. KHA228) - Sri Gopala Bhatta, una persona eccezionale che seguiva un percorso di pura devozione compì numerose attività soprannaturali. (Bhakti-ratnakara. KHA229) - Dopo molto tempo Srinivasa lo incontrò e vide realizzare così i suoi desideri. (Bhakti-ratnakara.KHA230) - Su ordine di Prabhu, Srinivasa fu iniziato da Gopala Bhatta e successivamente diffuse le scritture del Goswami in Gauda.  (Bhakti-ratnakara. KHA231) - Prabhu potenziò Sri Rupa ed altri nello scrivere e redigere le scritture sulla religione Vaisnava, e per diffondere quelle scritture egli potenziò Srinivasa. (Bhakti-ratnakara.KHA232)


Acarya e Sri Thakura Mahasaya erano anime affini nella loro devozione verso Prabhu. Thakura Mahasaya rivelò i poteri sia di Rupa Gosvami che di Srinivasa nei suoi sloka. (Bhakti-ratnakara.KHA233) - Gli sloka di Thakura Mahasaya affermano: "Quando sarò in grado di scorgere Sri Caitanya deva, l’oceano di dolcezza, con la mia vista limitata? Il suo scopo era di comporre molte scritture Vaishnava grazie all’intelligenza di Sri Rupa e altri per diffondere successivamente tali scritture alle persone di tutto il mondo attraverso gli sforzi di Srinivasa.” (Bhakti-ratnakara.KHA234) - Srinivasa Acarya era un grande studioso che benediceva il mondo distribuendo quegli inestimabili libri Vaisnava.(Bhakti-ratnakara.KHA235) - ”La benevolenza di Lokenatha a Narottma" A quel tempo Narottama giunse a Vrndavana e immediatamente si impegnò nel continuo servizio a Sri Lokenatha. (Bhakti-ratnakara.KHA345) - Lokanatha era soddisfatto dell’atteggiamento di Narottama e gli diede il suo diksa mantra. (Bhakti-ratnakara.KHA346) - Sri Gopala Bhatta e altri vaisnavaaccettarono Narottama come amico intimo. (Bhakti-ratnakara.KHA347)  Narottama ebbe il titolo di Thakura Mahasaya insieme all’affetto di Sri Jiva Gosvami. (Bhakti-ratnakara. KHA348) - Srinivasa Acarya incontrò Narottama a Vrindavana e gradualmente si stabilì là un dinamico gruppo di Vaisnava.(Bhakti-ratnakara.KHA349) - Srinivasa incontrò anche Shyamananda a Vrndavana. (Bhakti-ratnakara.KHA350)

 

L’incarnazione dell’amore del Signore Caitanya

di Satyaraja dasa

[Da “The lives of Vaishnava Saints” -Le Vite dei Santi Vaisnava © 1991 di Steven Rosen (Satyaraja Dasa). Tutti i diritti riservati. Folk Books, P.O. Box 400716, Brooklyn, NY 11240.]

Era la metà del sedicesimo secolo. Aspirando alla perfezione nella vita spirituale, il giovane Srinivasa cercò di incontrare il Signore Caitanya e il Suo discepolo Gadadhara. Ma Srinivasa arrivò troppo tardi ed essi andarono via prima che egli potesse diventare un loro studente. E fece lo stesso con i grandi Rupa Gosvami e Sanatana Gosvami. Ma appena Srinivasa si incamminò per la sacra città di Vrindavana, Rupa e Sanatana gli apparvero in sogno. Gli dissero di andare a Vrindavana e di imparare dai grandi Gosvami Jiva e Gopala Bhatta.

PARTE I


Srinivasa Acarya è una delle più importanti personalità nella storia religiosa del Bengala, forse il più importante insegnante Vaisnava della generazione immediatamente successiva a quella di Sri Caitanya Mahaprabhu. Egli è ricordato principalmente come l’illustre discepolo di Gopala Bhatta Gosvami e di Jiva Gosvami. I suoi successi includono la diffusione delle opere dei Goswami da Vrindavana a tutto il Bengala, la conversione del re Birhambir al Vaishnavismo e la creazione dello stile Manohar Shoy del kirtana. A Kheturi, nel Bengala, egli partecipò all’organizzazione del primo festival Gaura Purnima (per celebrare l’anniversario della comparsa di Caitanya Mahaprabhu da questo mondo), a cui parteciparono Narottama, Syamananda e migliaia di altri Vaisnava.

 I genitori di Srivasa

I genitori di Srivasa Acarya, il brahmana Gangadhara Bhattacarya e sua moglie, Laksmi Priya, vivevano nel piccolo villaggio di Cakhandi, sulle rive del Gange nel distretto Burdwan del Bengala. Essi desideravano ardentemente crescere un bambino che fosse diventato un grande devoto, ma prima della nascita di Srinivasa, essi non ebbero figli per molti anni. Gangadhara era un grande devoto dell’Avatara dalla pelle del colore dell’oro, il Signore Caitanya Mahaprabhu, l’incarnazione di Sri Sri Radha e Krishna predetta nelle scritture. Il Signore Caitanya apparve a Navadvipa e a quel tempo era sulla terra. Gangadhara passò molto del suo tempo ad ascoltare e rinarrare le storie dei passatempi del Signore Caitanya (lila) con i Suoi associati intimi. Desiderava vedere il Signore Caitanya, ma gli obblighi sociali e famigliari lo trattenevano a casa, così decise di meditare sul Signore in separazione. Nel 1510, comunque, non riuscì più a tollerare la separazione. Si mise in viaggio per Navadvipa per vedere il Signore. Dopo soli 9 km dal villaggio di Katwa, egli venne a conoscenza che Nimai di Nadiya, Caitanya Mahaprabhu, si trovava proprio in quel villaggio a prendere sannyasa, l’ordine di rinuncia.

“Cosa?” gridò Gangadhara. “Perché il Signore deve prendere l’ordine di rinucia? Questa austerità è per gli esseri umani come me per permetterci di superare i nostri attaccamenti a questo mondo. Certamente non c’è bisogno che Sri Nimai, la Suprema Personalità di Dio, viva la dura vita di un asceta.” Ma le riserve di Gangadhara erano unite all’emozione: desiderava essere presto di fronte al Signore. Quando si avvicinò all’area del sacrificio dove Sri Nimai stava prendendo sannyasa, vide gli associati intimi del Signore: Nityananda Prabhu, Candrasekhara Acarya, Mukunda Datta e molti altri. Vide Madhu Sila, il barbiere, che si stava preparando a tagliare le bellissime ciocche di capelli nero corvino di Nimai. Gli spettatori stavano dicendo: “No! Per favore fermati!”. Essi, come Gangadhara, non potevano immaginare il Signore in una vita di rinuncia. Persino Madhu, che ebbe la buona fortuna di toccare la testa del Signore, riuscì a tagliare i Suoi capelli solo per dovere, piangendo abbondantemente. Madhu e gli altri sapevano che il Signore aveva deciso di dare un esempio a tutto il mondo religioso e sottolineare l’importanza della rinuncia. Non vi era nulla che essi potessero fare.

Caitanya Dasa

Kesava Bharati, il sannyasa-guru, diede a Nimai il Suo nuovo nome da sannyasa, “Sri Krishna Caitanya.” La folla era sotto shock: “Il bel Nimai sta realmente prendendo sannyasa!” Non potevano credere ai loro occhi, dai quali le lacrime scendevano incessantemente. Ma il fatto era compiuto. Madhu svenne. Perché aveva rasato la testa del Signore? Era come se fosse stato controllato dalla stessa mano del Signore per eseguire il desiderio del Signore stesso. “Caitanya! Caitanya! Caitanya!” ripeteva continuamente. I suoi occhi supplicavano tutti: voleva capire cosa era appena successo, ma l’unica cosa che poteva fare era brontolare avvinto nello stupore di tante diverse emozioni. Gangadhara si ritrovò a chiamare a voce alta i nomi del Signore con un entusiasmo incontrollabile: “Caitanya! Sri Krishna Caitanya! Sri Krishna Caitanya!” Ritornò a Cakhandi, quasi folle per l’estasi, incapace di smettere di ripetere i nomi del Signore. Raccontò alla moglie ciò che era successo e anche lei fu sopraffatta dall’estasi. Mano a mano che i giorni passavano, la loro estasi aumentava, e l’intera città di Cakhandi era meravigliata dalla trasformazione di Gangadhara. Vedendo Gangadhara così assorto nel nome di Sri Caitanya, sua moglie a altri abitanti del villaggio iniziarono a chiamarlo Caitanya Dasa.

Viaggio a Puri

Caitanya Dasa e sua moglie si recarono a Jagannatha Puri, dove il Signore Caitanya andò dopo aver accettato l’ordine di rinuncia. Quando arrivarono, andarono a visitate Sri Caitanya e si abbandonarono ai Suoi piedi. “Il Signore Jagannatha è molto felice che voi siate qui,” disse il Signore. “Andate al tempio per vedere la Sua forma divina. Gli occhi di loto del Signore sono estremamente misericordiosi, quindi per favore andate a vederLo.” Govinda, il servitore personale del Signore Caitanya, accompagnò Caitanya Dasa e sua moglie al tempio, dove offrirono molte preghiere ai piedi del Signore Jagannatha. Dopo  aver versato lacrime di amore divino, la felice coppia di brahmana fu subito accompagnata nella lussuosa sistemazione che il Signore Caitanya aveva predisposto per loro. Essi passarono diversi giorni felici con Sri Caitanya a Jagannatha Puri. Un giorno il Signore Caitanya rivelò al Suo servitore il Suoi piani per la coppia. “Govinda,” disse il Signore, “anche se Caitanya Dasa e sua moglie non Me ne hanno accennato, so che vorrebbero aver un figlio. Lo hanno detto di fronte al Signore Jagannatha, che non è differente da Me. Hanno pregato sinceramente e io conosco i loro cuori. Il loro desiderato figlio apparirà presto. Il suo nome sarà Srinivasa, e sarà un bellissimo bambino. Attraverso Rupa e Sanatana gli rivelerò i bhakti-sastra, e attraverso Srinivasa li distribuirò. Caitanya Dasa e sua moglie dovrebbero tornare velocemente a Chakandhi.”

 L’apparizione di Srinivasa

A Cakhandi la coppia ebbe un bellissimo maschietto, che chiamarono Srinivasa. Egli nacque nella seconda o terza decade per sedicesimo secolo in un auspicioso giorno di luna piena nel mese di Vaisakha (Aprile–Maggio). Il padre di Laksmi Priya, Balarama Vipra, un erudito astrologo, rivelò alla felice coppia che il loro figlio era un mahapurusa, un’anima potenziata dal Signore. Il ragazzo aveva un ampio petto e un lungo ed elegante naso, e i suoi bellissimi occhi avevano la forma dei petali del fiore di loto. Come il Signore Caitanya, egli emanava una lucentezza dal suo corpo simile all’oro fuso e le sue braccia arrivavano fino alle ginocchia. Come da tradizione, Caitanya Dasa e Laksmi Priya fecero la carità ai brahmana, e questi ultimi benedissero il figlio.

La gioventù di Srinivasa

Laksmi Priya cantava costantemente al bambino le glorie del Signore Caitanya, ed egli gioiva a quei suoni melodiosi. Crescendo, Srinivasa imparò a cantare i nomi di Caitanya Mahaprabhu e di Radha-Krishna. Presto da piccola luna crescente, Srinivasa si trasformò in luna piena ed era conosciuto come il più brillante e più bel ragazzo di Cakhandi. Studiò con il famoso Dhananjaya Vidyavacaspati, che gli insegnò tutte le branche della conoscenza vedica, inclusa la religione, la logica, la poesia, la scienza politica, la grammatica e l’Ayurveda. In accordo con il Prema-vilasa, Dhananjaya Vidyavacaspati disse che non aveva nulla da insegnare a Srinivasa. Il Prema-vilasa rivelava anche che la dea dell’istruzione apparve in sogno a Srinivasa e gli disse che l’avrebbe reso esperto in tutte le aree della conoscenza, specialmente nelle scritture. Nondimeno Srinivasa divenne lo studente preferito di Dhananjaya Vidyavacaspati, e come tale era l’orgoglio di Cakhandi. Era amato da tutti in città, era visto come una gemma preziosa.

Narahari Sarakara Thakura

Grazie alla sua popolarità, Srinivasa incontrò Narahari Sarakara, un intimo associato del Signore Caitanya proveniente da un posto nei pressi di Srikhanda. La grande devozione di Narahari Sarakara soddisfaceva il Signore Caitanya, e Narahari ebbe il grande onore di poter cantare le glorie del Signore in presenza del Signore stesso, anche se Egli, per umiltà, non permetteva a nessun altro di farlo. Tale privilegio colpì il giovane Srinivasa, e accettò Sri Narahari come suo primo guru istruttore. Dopo l’incontro con Narahari Sarakara, Srinivasa iniziò a mostrare i segni dell’estasi. Narahari disse a Srinivasa di recarsi a Puri per vedere Sri Caitanya Mahaprabhu. Mentre Srinivasa stava valutando come eseguire l’istruzione, suo padre lasciò il mondo materiale dopo sette giorni di febbre. Fu uno shock per la famiglia, e Srinivasa fece tutto ciò che poté per consolare sua madre.

Nel frattempo, l’onnisciente Sri Caitanya Mahaprabhu stava preparando i Suoi associati per l’arrivo di Srinivasa. Aveva già scritto a Rupa, Sanatana e Gopala Bhatta Gosvami richiedendo loro di insegnare a Srinivasa la vita spirituale. E chiese a Gadadhara Pandita a Jagannatha Puri di insegnare a Srinivasa lo Srimad-Bhagavatam. Narahari Sarakara consigliò a Srinivasa di provvedere all’assistenza di sua mamma a Jajigram, dove il padre e i fratelli di quest’ultima si erano trasferti da Cakhandi. Quindi Srinivasa si incamminò per Puri per associarsi con il Signore Caitanya. Srinivasa chiese a Narahari di iniziarlo al canto del Santo Nome di Krishna, ma Narahari gli disse che il Signore Caitanya voleva che egli prendesse l’iniziazione da Gopala Bhatta Gosvami.

L’incontro con Gadadhara Pandita

Ancora un ragazzo, Srinivasa si mise in viaggio per Puri con un compagno. Mentre stava arrivando, venne a conoscenza che Sri Caitanya aveva lasciato questo mondo. Allora il Signore Caitanya, insieme a Nityananda Prabhu, che pure lasciò il corpo, apparve a Srinivasa “in sogno” e lo consolò. La frase “shopna chaley” (“in sogno”) appare spesso nella letteratura Bengali del periodo e di solito significa “in una visione spirituale”. Tuttavia, Srinivasa rimase addolorato. Si recò al tempio di Gopinatha a Puri per prendere rifugio in Gadadhara Pandita. Il Pandita era sopraffatto dalla separazione dal Signore Caitanya, e dai suoi occhi costantemente scendevano lacrime. Srinivasa si inchinò ai piedi di Sri Gadadhara e si presentò. Gadadhara Pandita divenne gioioso. “Sono felice che tu sia venuto e ti sia presentato,” disse. “Poco prima di lasciare il corpo, Caitanya Mahaprabhu mi disse di insegnarti il Bhagavatam. Sapeva che un giorno saresti arrivato a Puri e mi ha chiesto di spiegarti la krishna-lila.” La felicità di Gadadhara Pandita, che poteva ora soddisfare una istruzione del Signore, si trasformò nuovamente in tristezza.

 

Caitanya-Dasa


“Non posso insegnarti il Bhagavatam ora, o giovane Srinivasa,” disse, “perché il manoscritto in mio possesso è diventato illeggibile a causa delle lacrime. Ho pianto su queste pagine.” Srinivasa toccò il libro sacro con la testa e sentì un’estasi crescere dentro di lui. Tuttavia, rimaneva il problema di studiare un libro diventato illeggibile. Ma Sri Gadadhara e Srinivasa erano fissi nel loro proposito. La volontà di Mahaprabhu non poteva essere ostacolata. Sri Gadadhara mandò un messaggio a Narahari Sarakara in Bengala chiedendogli di procurarsi un altro manoscritto dello Srimad-Bhagavatam. Narahari rispose che era disponibile un’altra copia e che un messaggero gliela avrebbe recapitata immediatamente. Gadadhara mandò lo stesso Srinivasa, dicendogli di fare in fretta. Gli disse che la separazione dal Signore Caitanya era intollerabile e non sapeva quanto tempo avrebbe potuto rimanere in questo mondo. Prima di partire, Srinivasa esaudì un desiderio a lungo serbato nell’animo: vedere gli associati del Signore Caitanya. Andò nelle case di Ramananda Raya, Sikhi Mahiti, Sarvabhauma Bhattacarya, Vakresvara Pandita, Paramananda Puri, Gopinatha Acarya e molti altri. Andò anche a vedere il re Prataparudra, ma come prescrive il Bhakti-ratnakara il re era andato via in solitudine per piangere la scomparsa del Signore.

Srinivasa come Gaura Sakti

Srinivasa ricordava le grandi qualità del Signore Caitanya a Puri. Vedendo il suo intenso e senza precedenti amore per Dio, i devoti compresero che era un Gaura Sakti, l’incarnazione dell’energia di Caitanya Mahaprabhu. Secondo il Prema-vilasa, Srinivasa è un’incarnazione dell’estasi del Signore Caitanya. Naturalmente gli intimi associati del Signore lo percepirono e capirono che attraverso Srinivasa l’eterno messaggio del Signore Caitanya, il messaggio della letteratura vedica, sarebbe stato ampliamente divulgato. Il Signore Caitanya ha forzato il lo scrigno dove il Signore tiene il Suo tesoro dell’amore nettareo, e i Gosvami, con i loro libri, hanno preso quel nettare e l’hanno versato in vasi tangibili. Srinivasa avrebbe visto il diffondersi di quei vasi tra le anime sincere. Gli associati intimi del Signore diedero istruzioni e consigli a Srinivasa per continuare la missione.

Quando Srinivasa arrivò in Bengala e ricevette la copia del Bhagavatam da Narahari Sarakara Thakura, venne a conoscenza della dipartita di Gadadhara Pandita. La notizia fu un terribile colpo, e Srinivasa pianse di dolore. Quando Gadadhara Pandita gli apparve in sogno lo incoraggiò ad andare avanti. Srinivasa rifletté sulla inconcepibile volontà del Signore. Perché aveva portato via la persona che gli avrebbe insegnato il Bhagavatam? Si trattava di un nuovo piano? Qualcun altro gli avrebbe insegnato le scritture sacre? Qualcuno dice che Srinivasa si scoraggiò in quel periodo, ma non si sa molto su ciò che accadde negli anni successivi alla dipartita da questo mondo di Sri Gadadhara. Si pensa che in quel periodo Srinivasa passò da uno stato di forte sofferenza per il cuore spezzato a una profonda meditazione. Probabilmente, essendo ancora un adolescente, continuò i suoi studi.

Quando Sri Jahnava Devi, la moglie di Nityananda Prabhu, andò a Vrindavana, Rupa Gosvami le chiese di far andare Srinivasa a Vrindavana al più presto. Al suo ritorno in Bengala, riferì il messaggio a Narahari. Sri Caitanya disse ai Gosvami di Vraja di educare Srinivasa, e Narahari gli consigliò di andare a Vrindavana in fretta così da non venire meno all’istruzione del Signore. La richiesta intensificava il desiderio di Srinivasa di studiare la letteratura della bhakti con Rupa e Sanatana. Una volta giunto a Vrindavana avrebbe incontrato Rupa e Sanatana. Ma sulla strada decise si visitare le case dei principali associati del Signore Caitanya, fermandosi a Navadvipa per visitare la casa di Sri Caitanya.

Associazione con i devoti di Navadvipa

Questa era la seconda volta che Srinivasa ritardava un viaggio: prima il viaggio per vedere Gadadhara Pandita, e adesso con Rupa e Sanatana. Forse l’entusiasmo di Srinivasa di associarsi con i seguaci diretti del Signore Caitanya a Puri e a Navadvipa era così travolgente che lo rendeva incapace di dare ascolto al consiglio dei suoi antenati. Qualcuno dice che tutto ciò rappresentava la volontà della provvidenza affinché Srinivasa prendesse iniziazione da Gopala Bhatta Gosvami. Altri dicono che, con il suo esempio, Srinivasa stava insegnango l’importanza del pellegrinaggio e dell’associazione con i devoti. Srinivasa era affascinato dalla casa di Sri Caitanya a Navadvipa (Mayapur), dove incontrò Visnupriya Devi, la reverenda vedova del Signore, e i suoi stimati servitori, Vamsivadana Thakura e Isana Prabhu.

Tutti benedissero Srinivasa, che rimase con loro diversi giorni ascoltando i passatempi dei Signore Caitanya. Durante questi giorni osservò Visnupriya Devi compiere severe austerità. Per esempio cantava il maha-mantra —Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare/ Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare— su ogni chicco di riso avrebbe mangiato. Quando aveva finito con il suo canto giornaliero, mangiava solo quei chicchi che aveva messo da parte. Srinivasa disse: "Effettivamente, questa è una moglie all’altezza di Sri Caitanya." Srinivasa incontrò anche Damodara Pandita, Suklambara, Murari Gupta, e altri amici precedenti e amici intimi del Signore Caitanya a Navadvipa. Da là Srinivasa andò nelle vicinanze di Santipura, dove fu accolto cordialmente dalla moglie di Sri Advaita, Sita Thakurani, e dai loro figli Acyuta e Gopala.

Srinivasa incontra Jahnava Devi

Poi Srinivasa visitò la casa di Nityananda Prabhu a Khardaha, dove Jahnava Devi, suo figlio Birabhadra e altri accolsero Srinivasa come se fosse parte della loro famiglia. Ma Jahnava Devi lo esortò a partire per Vrindavana senza tardare perché Rupa e Sanatana desideravano riunirsi presto al Signore nel mondo spirituale. Lungo la strada per Vrindavana, Srinivasa si fermò presso la nota casa di Abhirama Thakura a Khanakul Krishnanagar per consegnare una lettera di Jahnava Devi. Thakura lo salutò con tre amorevoli frustate date con una frusta straordinaria, questo inusuale saluto era una benedizione. La frusta, conosciuta col nome di Jai Mangala, concedeva amore di Dio a chi ne veniva toccato. Sri Abhirama e sua moglie, Malini, dimostrarono un profondo affetto per Srinivasa. Non solo lo benedissero con la loro famosa frusta, ma gli diedero preziose istruzioni e gli ricordarono l’importanza di andare a Vrindavana il più presto possibile.

Durante il viaggio, Srinivasa si fermò a Katwa, dove suo padre vide il Signore Caitanya prendere l’ordine di rinuncia. Passò poi da Agradvipa, dove i tre famosi fratelli Ghosh —Vasudeva, Govinda, e Madhava—stabilirono il loro tempio, e poi procedette per Ekacakra, il luogo di nascita di Nityananda Prabhu. Alla fine, Srinivasa fece la sua ultima fermata a Jajigram per dire addio alla sua anziana madre e per visitare Narahari Sarakara, il suo amato guru. Narahari era preoccupato per il ritardo di Srinivasa circa il recarsi a Vrindavana e gli chiese di partire immediatamente. Così, senza ulteriore indugio, Srinivasa si mise in cammino per Vraja. In quel momento raggiunse la maturità.

Il viaggio per Vraja

Nel frattempo, Sanatana Gosvami lasciò questo mondo materiale, e Rupa Gosvami non poté sopportare la separazione. Sri Rupa sentì che anche lui non poteva vivere per istruire Srinivasa, così chiese al suo eminente discepolo (e nipote) Jiva Gosvami di prendersi cura di Srinivasa. Viaggiare a quei tempi, soprattutto a piedi, era difficile. Tuttavia, Srinivasa stava facendo progressi e si fermò brevemente, sulla strada per Benares, per visitare la casa di Candrasekhara Acarya, dove il Signore Caitanya visse per due mesi. Lì Srinivasa incontrò un anziano discepolo di Candrasekhara che lo invitò a pranzo e gli mostrò i luoghi legati a Sri Caitanya. Successivamente, Srinivasa raggiunse Prayag (conosciuta oggi come Allahabad) e passò la notte lì. Quattro giorni prima di arrivare a Vrindavana, sentì che Sanatana aveva lasciato il corpo quattro mesi prima. E quando raggiunse Mathura, venne a conoscenza che Rupa Gosvami aveva lasciato il corpo solo tre giorni prima. Srinivasa si sentiva a terra, piangava come un folle. Si sentiva come la persona più sfortunata dell’universo. Aveva fallito nell’incontrare il Signore Caitanya e nello studiare il Bhagavatam con Gadadhara Pandita. Adesso aveva fallito nell’incontrare Rupa e Sanatana. Mentre Srinivasa sedeva sotto un albero desiderando la sua stessa morte, Rupa and Sanatana gli apparvero in sogno e gli dissero che lui era l’incarnazione dell’amore del Signore Caitanya. Lo incoraggiarono a continuare per Vrindavana e a prendere rifugio in Gopala Bhatta Gosvami e a studiare con Sri Jiva con tutta la sua anima

PARTE II

Jiva e Gopala Bhatta Gosvami

Le parole di Sri Sanatana e di Sri Rupa in qualche modo sollevarono il cuore appesantito di Srinivasa. Poteva nuovamente viaggiare e presto sentì la polvere di Vrindavana sotto i suoi piedi. Egli si avvicinò al tempio Govindadeva di Rupa Gosvami sperando di trovare maggior conforto ai piedi di loto del Signore Govinda. Mentre Srinivasa sedeva davanti alla divinità, Jiva Gosvami e i suoi numerosi seguaci entrarono nel tempio. Srinivasa si presentò, e Sri Jiva lo salutò con una calorosa e amorevole ospitalità. Srinivasa passò la notte nel confortevole alloggio nel tempio di Sri Jiva, Sri Sri Radha-Damodara. Il giorno successivo Srinivasa offrì i suoi omaggi al sepolcro di Sri Rupa nella corte del tempio. Dopo Jiva presentò Srinivasa a Gopala Bhatta Gosvami, che lo salutò con parole gentili e gli espresse il suo disappunto per non essere arrivato prima, in quanto Rupa e Sanatana erano ansiosi di conoscerlo. Gopala Bhatta portò Srinivasa al suo tempio di Radha-Ramana e chiese alle divinità di benedirlo. Gopala Bhatta Gosvami e Jiva Gosvami  presentarono gradualmente Srinivasa agli abitanti di Vraja.

Narottama e Duhkhi Krishnadasa

Gopala Bhatta Gosvami iniziò Srinivasa e lo istruì. Poiché Jiva Gosvami era il più importante filosofo Vaisnava di quel tempo, Gopala Bhatta mandò Srinivasa da lui per fornirgli una istruzione più elevata, come desideravano il Signore Caitanya e due Gosvami, Rupa e Sanatana. Il Prema-vilasa afferma che Sri Jiva si prese cura di Srinivasa e gli diede una completa istruzione filosofica. Un altro giovane studente, l’illustre Narottama, aveva studiato con Jiva per una anno quando Srinivasa giunse a Vrindavana. Narottama era stato iniziato da Lokanatha Gosvami, il quale lo aveva mandato da Sri Jiva per un’ulteriore istruzione stirituale. Poi arrivò il giovane Duhkhi Krishnadasa, mandato dal suo guru, Hridaya Caitanya. I tre giovani devoti studiarono con Jiva Gosvami con il massimo entusiasmo e divennero i suoi studenti migliori. Era ampiamente risaputo che fossero amici inseparabili. Jiva Gosvami ordinò loro di studiare le foreste di Vrindavana con Raghava Pandita, che conosceva tutti i boschetti sacri e il loro significato.

Finalmente a Srinivasa, Narottama e Duhkhi Krishnadasa venne assegnata una missione speciale. Dovevano distribuire i libri dei Gosvami, gli scritti del bhakti-rasa, nel Bengala e in altre regioni. Il Vaisnavismo era ampiamente diffuso nel Bengala, ma mancava la letteratura che spiegasse la filosofia Vaisnava. Qualche anno prima, la moglie di Nityananda Prabhu, Jahnava Devi, visitò Rupa e Sanatana a Vrindavana ed era ben a conoscenza della prolifica letteratura spirituale che i Gosvami di Vrindavana stavano producendo, così contattò Jiva Gosvami e gli suggerì di mandare i libri nel Bengala. A tal fine, Sri Jiva chiamò i suoi tre uomini migliori.

La Missione ha inizio

In una grande assemblea di Vaisnava, Sri Jiva chiamò avanti Narottama Dasa: “Da questo giorno in poi, sarai conosciuto come Narottama Thakura Mahasaya.” Poi chiamò Srinivasa: “Tu sarai conosciuto come Srinivasa Acarya.” E infine, Duhkhi Krishnadasa: “Poiché hai dato moltissimo piacere [ananda] a Radharani [Syama], tu sarai conosciuto come Syamananda.” Poi Sri Jiva riferì loro della missione in Bengala, in Orissa e nelle altre province dell’India. Srinivasa, Narottama e Syamananda non volevano lasciare Vrindavana, ma comprendevano l’importanza della loro missione. Andarono dai loro guru iniziatori che li benedissero e inspirarono in loro l’entusiasmo necessario per realizzare il loro obbiettivo.

Sri Jiva iniziò i preparativi per il lungo e arduo viaggio. Questi devoti erano i suoi migliori studenti, e non voleva impegnarsi per il loro benessere. Aveva un ricco discepolo mercante a Mathura che gli fornì un grande carro, dieci forti buoi e dieci guardie armate. I manoscritti, gli scritti originali di Rupa, Sanatana, Gopala Bhatta, Raghunatha Dasa, Jiva e altri, erano all’interno di una grande cassa di legno, che era chiusa con catenaccio e coperta con una tela cerata. Sri Jiva si assicurò anche uno speciale lascia passare dal re di Jaipur che i suoi tre studenti avrebbero dovuto mostrare mentre viaggiavano nell’Est dell’India. Quindi Srinivasa, Narottama e Syamananda lasciarono Vrindavana.

Il viaggio verso il Bengala

Quando iniziarono il viaggio, Sri Jiva e diversi altri devoti li accompagnarono, incapaci di sopportare la separazione. Quando la carovana si avvicinò ad Agra, i buoni amici rimasero indietro. Ora il viaggio era iniziato, non potevano tornare indietro. Dopo molti mesi, la compagnia raggiunse un piccolo villaggio chiamato Gopalapura, appena all’interno del confine del regno di Malla di Vana Visnupura, in Bengala. Quando andarono a riposare quella notte, essi si sentirono fiduciosi sul fatto che la loro missione era quasi completata. Visnupura è un distretto del Birbhum, confinante a Nord con Santhal Pargannas e a Sud con Midnapura. Il re di Visnupura, Virhamvir, era a capo di un grande banda di malviventi che terrorizzavano i paesi vicini. Aveva assoldato un gran numero di rapinatori e assassini che infestavano le strade e uccidevano e derubavano i viaggiatori. Gli astrologi di corte erano sempre pronti a sottoporgli relazioni confidenziali su quante fortune le stelle gli avrebbero garantito se avesse fatto razzie in particolari località.

Il furto dei Libri

I malviventi del re stavano seguendo da lontano il carro. Questo carro era particolarmente interessante perché gli astrologi del re gli dissero che esso conteneva un grande tesoro. Sebbene i malviventi seguissero il carro da una certa distanza, essi pensavano fosse più saggio aspettare che il carro raggiungesse il loro regno. Essi videro solo quindici uomini seguire il carro, dieci soldati armati, due cocchieri e tre uomini santi. La banda di delinquenti, più di duecento uomini, si infiammavano l’immaginazione l’un l’altro per le parole degli astrologi: “Questo carro è pieno di gioielli molto più preziosi dell’oro.” Essi raggiunsero quasi la compagnia in un villaggio di nome Tamar, ma le circostanze non permisero loro di avere successo. Seguirono la compagnia attraverso le città di Raghunathapura e Pancavati.

Alla fine, a Gopalapura, la compagnia passò la notte vicino ad un piacevole lago. Tutti e quindici gli uomini si addormentarono profondamente, stanchi per il viaggio. Quando si svegliarono, il loro peggior incubo si avverò: i manoscritti erano stati rubati. Non poterono contenere le loro lacrime. Srinivasa, a capo del gruppo, consigliò a Narottama e a Syamananda di continuare per il Bengala e per Orissa diffondendo gli insegnamenti dei sei Gosvami. Egli si sarebbe preso carico di ritrovare i manoscritti. Scrisse a Jiva Gosvami e gli raccontò tutto quello che era successo.

Il rammarico del re

Nel frattempo, mentre il re Virhamvir stava frugando tra i tesori rubati a diversi viaggiatori, i suoi servitori arrivarono con il loro più recente bottino, la cassa avvolta con molta cura di Srinivasa contenente i “gioielli più preziosi”. Virhamvir fece cadere ogni cosa e febbrilmente scartò il suo ultimo premio. Avendo udito le profezie, poteva vagamente immaginare quali splendori lo attendevano. In un momento di suspence, rimosse il telo che ricopriva il baule e lo aprì svelando i manoscritti. Dove era il tesoro inestimabile? Sollevando incredulo il manoscritto in cima, il re vide la firma “Sri Rupa Gosvami” scritta su una foglia di palma. Quando esaminò ulteriormente e iniziò a leggere la bella esposizione della filosofia Vaisnava di Sri Rupa, egli sentì un profondo cambiamento dentro di sé. In modo reverenziale, rimise il libro nel baule e si ritirò per la sera, consapevole del grave peccato di cui era responsabile.

Srinivasa appare in un sogno

Quella notte il re fece un insolito sogno. Egli vide una bella e splendente persona, il cui corpo era colmo di energia divina. “Non spaventarti,” disse la persona con un sorriso affettuoso. “Presto verrò a Visnupura e ci incontreremo. Recupererò i miei manoscritti, e sarai liberato da tutte le tue reazioni colpevoli. La tua gioia sarà illimitata. So per certo che tu sei un mio eterno servitore e io sono un tuo eterno buon amico.” La mattina successiva, il re si svegliò e iniziò la sua vita da capo, in attesa del giorno in cui si fosse avverata la misteriosa profezia del suo sogno.

Nel frattempo, Srinivasa Acarya si avvicinava alla periferia di Visnupura, dove incontrò un brahmana del luogo di nome Sri Krishna Vallabha. I due divennero amici e Krishna Vallabha invitò Srinivasa, come ospite, a casa sua. Gradualmente, Krishna Vallabha comprese l’elevata posizione di Srinivasa e si arrese a lui come discepolo. A tempo debito, Krishna Vallabha riferì che il re regolarmente riuniva un gruppo di studio del Bhagavatam per tutti coloro che erano interessati. Srinivasa era curioso circa la natura della presentazione del Bhagavatam e chiese a Krishna Vallabha di portarlo al prossimo incontro.

Recitazione del Bhagavatam

Quando arrivarono, Vyasacarya, il pandita di corte, stava recitando e commentando il Bhagavatam. Srinivasa non rimase colpito ma non disse nulla. Il giorno seguente, essi trovarono Vyasacarya a parlare in modo saccente nello stesso modo. Dopo due settimane ad ascoltare il pandita di corte, Srinivasa non poté più contenersi e dopo l’incontro parlò a Vyasacarya. “Tu, signore, non segui il testo,” disse Srinivasa, “e i tuoi commenti non sono parimenti in linea con Sridhara Svami o gli altri esponenti) della filosofia Bhagavata.” Vyasacarya ascoltò i commenti di Srinivasa ma ignorò il suo consiglio.

Comunque il re, che era vicino, ascoltò cosa era stato detto e lo trovò interessante. Il giorno successivo, alla declamazione, Vyasacarya tentò di nuovo di spiegare la sezione esotica del Bhagavatam che descrive i rasa-lila di Sri Krishna. Rispettoso ma deciso, Srinivasa lo interruppé domandando: “Signore, come puoi commentare questi argomenti così confidenziali senza fare riferimento a quanto affermato da Sridhara Svami? Sicuramente non conosci la sua opera.” Vyasacarya si arrabbiò. Non amava essere sfidato di fronte alla sua assemblea adulatrice, che era abituata esclusivamente alla sua particolare interpretazione del commentario del Bhagavatam. Prima che venisse detta un’altra parola, il re, comunque, iniziò a difendere la posizione di Srinivasa: “Come mai questo studente brahmana critica le tue spiegazioni? Forse le tue interpretazioni sono discutibili.” “Chi può interpretare i testi meglio di me?” rispose l’arrogante Vyasacarya. “Questo nuovo arrivato è venuto dal nulla, e osa farmi domande in presenza di vostra maestà.” Poi si rivolse a Srinivasa. “Se sei una tale autorità sul Bhagavatam,” disse, “perché non ti siedi qui e spieghi questi versi in un modo migliore?”

Srinivasa reagì alla sfida. Cantò i versi del Bhagavatam meravigliosamente e li commentò con grande entusiasmo e autorità. Egli espose le spiegazioni Vaisnava esistenti e offrì persino la sua unica e personale presentazione. Nessuno aveva mai udito una così magistrale enunciazione della filosofia Bhagavata. Il re lo incoraggiò ad andare avanti, permettendogli di parlare per diverse ore. Quando finì, l’intera assemblea lo applaudì, in estasi per il contagioso amore di Srinivasa per Krishna. Vyasacarya non poteva credere alle sua orecchie. Era sconfitto ma felice. Il re Virhamvir era molto commosso. “Nessuno è mai venuto in questo regno e ha condiviso così tanto amore e conoscenza come hai fatto tu” disse a Srinivasa. “Per favore, dimmi il tuo nome e da dove vieni.” “Il mio nome è Srinivasa e sono nato in questo paese,” disse Srinivasa. “Sono venuto qui per vedere la tua magnifica corte e per gioire del Bhagavatam.” Allora il re gli diede la migliore sistemazione nel palazzo e gli chiese di rimanere quanto voleva.

La resa del re

Più tardi, quella sera, il re chiese a Srinivasa di mangiare con lui, ma Srinivasa disse che faceva un solo modesto pranzo al giorno e aveva già mangiato. Tuttavia, Virhamvir lo esortò a prendere un pò di frutta e, per non offendere il suo distinto ospite, egli acconsentì. Mentre Srinivasa mangiava la sua frutta, il re si sedette di fianco come un umile servitore. Il re non si era mai sentito così: Srinivasa era quella persona splendente che aveva visto in sogno, il suo guru, e voleva offrirgli qualche servizio. La notte, egli sentì Srinivasa ripetere nella sua stanza il nome di Krishna. Sembrava che Srinivasa non dormisse. “Ecco un vero santo,” pensò il re. “Egli è semplicemente assorto nel nome del Signore.” Con questo piacevole pensiero, il re si addormentò, ascoltando la meravigliosa voce di Srinivasa Acarya nella stanza accanto.

Il giorno seguente, Srinivasa parlò ancora del Bhagavatam nella grande assemblea. Ancora una volta l’impaziente e ansioso pubblico apprezzò ogni parola. Srinivasa meravigliava tutti quelli che ascoltavano. I cronisti dell’avvenimento hanno riportato che “persino i muri di pietra sembravano sciogliersi dall’emozione.” Srinivasa parlò con erudizione, sensibilità e devozione, onorando i Vaisnava precedenti e tutti convennero sul fatto che la conoscenza dell’oratore andava ben oltre la sua età. Una per una, le persone venivano e si inchinavano ai piedi di Srinivasa, sperando di diventare suoi discepoli. Più tardi, il re stesso si sottomise a Srinivasa come il più umile mendicante: “Tu sei il vero re,” egli disse, “perché tu ami Krishna. Non sono nemmeno degno di essere in tua presenza.” Srinivasa, in tutta umiltà, scosse appena la testa; non era in grado di accettare la sua elevata posizione. Ma il re insistette: “Permettimi di essere il tuo servitore. Per favore! Come posso servirti? Il mio intero regno è a tua disposizione.”

Srinivasa rispose: “Vengo dalla città santa di Vrindavana con una missione affidatami da Gopala Bhatta Gosvami e Jiva Gosvami. Dovevo portare i loro libri in Bengala. Ma sfortunatamente questo tesoro è stato rubato nel tuo regno. Se non posso recuperare questi libri, preferirei morire. Puoi aiutarmi a riaverli?”  Il re scoppiò in lacrime. “Sono un misero verme,” disse, “perso senza speranza in questa terra di nascite e morti. I miei uomini hanno saccheggiato per anni dietro mio ordine, e si sono imbattuti nel tuo gruppo. Ci era stato detto che trasportavate il più grande tesoro dell’universo, e naturalmente gli abbiamo dato la caccia. Non posso esprimere il mio rammarico.“ Dopo aver riflettuto un attimo, il re disse: “Però c’è un lato positivo in tutto questo. Il nostro incontro non sarebbe potuto accadere altrimenti. Commetterei questi peccati ancora e ancora per avere un attimo della tua associazione.” Srinivasa rise e rassicurò il re dicendo che non era necessaria una vita peccaminosa per ottenere la sua associazione. Quindi Srinivasa perdonò il re per tutti i suoi peccati e gli chiese di non farne più.

I Libri sono salvi!

Il re accompagnò Srinivasa nella stanza dove veniva custodito il tesoro, e Srinivasa vide il baule con le opere dei Gosvami. Srinivasa si sentiva in estasi e mise la ghirlanda di fiori che portava, al collo del re Virhamvir. Srinivasa chiese al re di portargli foglie di tulasi, ghirlande di fiori, pasta di sandalo e altri oggetti per adorare i libri sacri. Il re portò tutto e seguì la sua stessa cerimonia di iniziazione. Recitando davanti al re il maha-mantra — Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare/ Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare — Srinivasa gli diede l’iniziazione. Secondo il Prema-vilasa, Srinivasa gli diede il nome di Haricarana Dasa. Più tardi, Jiva Gosvami mostrò al re una particolare misericordia, gli scrisse una lettera in cui gli diede il nome Caitanya Dasa. Anche la moglie del re, la regina Sulakshana, e il loro figlio, il principe Dhari Hamvir, divennero servitori arresi di Srinivasa Acarya. Il nome da iniziata della regina non è conosciuto mentre il ragazzo venne chiamato Gopala Dasa. Anche Krishna Vallabha e Vyasacarya divennero discepoli devoti.

Visnupura, un centro Vaisnava

L’iniziazione del re e dei suoi fedeli sudditi fu un evento importante nella storia della tradizione Gaudiya. Visnupura divenne presto un grande centro del Vaisnavismo. In tutta l’India, solo a Vana Visnupura si svilupparono la cultura e l’arte Gaudiya Vaisnava senza l’influenza straniera e distrazioni. Persino l’ingerenza mussulmana era minima. Di conseguenza, da inizio del diciassettesimo secolo in avanti, da nessuna parte si trovano le architetture e le sculture del Bengala, in modo così abbondante e nella loro forma originale, come nei monumenti vaisnava di Visnupura. Questo è uno dei molti lati positivi della monarchia. Il re Virhamvir regnò dal 1596 al 1622 e in quel periodo scrisse molte canzoni per rendere gloria a Krishna, al Signore Caitanya Mahaprabhu e a Srinivasa Acarya. Molte di queste sublimi opere poetiche si possono trovare nel Bhakti-ratnakara e nel Pada-kalpataru. La bella voce del re, che si rifletteva nella sua opera letteraria, lo aiutò nella sua missione di diffusione del Vaisnavismo nel suo regno. Srinivasa compì quindi la sua missione a Visnupura. Scrisse a Jiva Gosvami che non solo i libri erano stati recuperati ma che il capo dei delinquenti, un re, si era convertito al Vaisnavismo Gaudiya. Tutti a Vrindavana si rallegrarono e cantarono le glorie di Srinivasa Acarya. Il re Virhamvir e tutto il suo regno erano ora convertiti al Vaisnavismo, e Srinivasa stava creando là un importante centro.

PARTE III

(Conclusione)

I ladri che lavoravano per il re di Visnupura rubarono gli inestimabili manoscritti che Srinivasa e i suoi amici stavano portando in Bengala. Srinivasa quindi mandò i suoi compagni avanti mentre egli stava a Visnupura. Recuperò i manoscritti, fece diventare il re suo discepolo e lo ispirò a diffondere la coscienza di Krishna in tutto il suo regno. Ora Srinivava aveva bisogno di vedere di nuovo i suoi cari amici Narottama e Syamananda. Aveva scritto loro degli sviluppi a Visnupura, ma sapeva poco circa quello che stavano facendo. Aveva sentito che il suo insegnante Narahari Sarakara Thakura era malato e che si stava preparando a morire, così decise di andare a Srikhanda per vederlo e andare così anche a Jajigram per visitare la sua anziana madre.

Srinivasa ritorna a Jajigram

Salutando il re Virhamvir, Srinivasa portò il baule dei libri a Jajigram. Una volta arrivato, raccontò ai devoti cosa era successo. Tutta le persone della città sacra, specialmente sua madre, furono liete della sua compagnia. Ma esse avevano brutte notizie per lui: Srimati Visnupriya aveva lasciato questo mondo. Srimati Visnupriya era la vedova di Sri Caitanya, una persona importante nella missione di predica in Bengala. Udendo della sua dipartita, Srinivasa svenne e tutti i devoti dovettero rianimarlo e consolarlo. Alcuni giorni dopo, arrivò un messaggio da Narahari Sarakara e da Raghunandana Thakura che chiedeva a Srinivasa di andare a Srikhanda. Srinivasa partì subito per incontrare questi due buoni amici che lo avevano guidato quando era giovane. Durante l’incontro, Narahari suggerì a Srinivasa di sposarsi.

“Tua madre è una grande devota,” disse Sri Narahari. “Ha compiuto un prezioso servizio a Jajigram per molti anni. Dovresti esaudire qualsiasi suo piccolo desiderio. So che sarebbe felice di vederti sposato. Poiché è una grande devota, dovresti accontentarla.” Udendo ciò, Srinivasa decise di sposasi e mettere su famiglia. Dopo aver passato altri giorni in Srikhanda, Srinivasa partì per Kanthak Nagara per visitare il grande Gadadhara Dasa, uno degli associati personali di Caitanya Mahaprabhu. Quando Srinivasa arrivò, Gadadhara Dasa lo abbracciò con affetto. Chiese a Srinivasa notizie dei devoti di Vrindavana, specialmente dei Gosvami: come erano in grado di vivere in separazione dal Signore e dai Suoi devoti più intimi? Dove stavano vivendo e in quali condizioni? Gadadhara Dasa e Srinivasa parlarono di Caitanya Mahaprabhu e della situazione dei Suoi devoti in Sua assenza. Dopo alcuni giorni, Srinivasa tornò a Jajigram. Prima di partire, Gadadhara Dasa lo benedisse: “Un giorno gusterai il nettare del canto congregazionale in compagnia del Signore Stesso e dei Suoi intimi associati. Per adesso ti do le mie benedizioni per sposarti. Possano portarti buona fortuna.”

Srinivasa si sposa

Le parole di Gadadhara Dasa commossero Srinivasa. Meditando sulla loro importanza, egli ritornò a Jajigram, dove incontrò Gopala Cakravarti, un’anziana brahmana che aveva una figlia bella e devota di nome Draupadi. Notando che Srinivasa e Draupadi erano attratti l’un l’altro, Sri Raghunandana Thakura organizzò il matrimonio. Dopo il matrimonio, Draupadi venne chiamata Isvari (alcuni dicono che fosse il suo nome da iniziata), in onore della sua devozione al Signore e per il fatto che era sposata ad un grande santo. Suo padre, Gopala Cakravarti, accettò presto Srinivasa come maestro spirituale, come fecero i suoi due fratelli, Syama Dasa e Ramacandra. Srinivasa divenne in poco tempo uno dei più eminenti guru in tutto il Bengala. Dopo un pò, Isvari ebbe un figlio, e quando Srinivasa lo scrisse a Jiva Gosvami a Vrindavana, Jiva rispose in modo gioioso e chiamò il bimbo Vrindavana Vallabha. Successivamente Srinivasa si sposò ancora (a quei tempi era comune la poligamia). Anche la sua seconda moglie, Padmavati, era una grande devota e dopo l’iniziazione fu conosciuta come Gauranga Priya.

Ci si potrebbe chiedere perché Srinivasa si sposò una seconda volta. Il maggior numero di biografie standard non approfondisco questo tema, riportano semplicemente che dopo pochi anni dal primo matrimonio, ne seguì un secondo. La Anuragavali ci informa che i suoi più intimi discepoli, gli chiesero di sposarsi dopo la morte dei due figli avuti da Isvari. Si narra che essi fossero morti in giovane età. Isvari ebbe tre figlie, Hemlata, Krishna-priya e Kancana, conosciuta anche come Yamuna. Gauranga Priya ebbe un figlio, Gati Govinda. Successivamente sia Isvari che le sue figlie ebbero molti discepoli, e si dice che la discendenza di Srinivasa, attraverso Gati Govinda, sia ancora presente a Vrindavana.

Qualche tempo dopo il matrimonio di Srinivasa, Narahari Sarakara Thakura lasciò questo mondo, dopo aver visto per un’ultima volta Srinivasa. Srinivasa organizzò un grande festival in memoria di Narahari. Parteciparono tutti, da Srikhanda ai villaggi vicini, e i festival Vaisnava presto si diffusero in tutta la regione. Le cerimonie per l’installazione delle Divinità di Krishna venivano accompagnate da elaborati festeggiamenti che includevano canti, danze e la condivisione del cibo offerto al Signore (prasadam). Attraverso questi festival il movimento Hare Krishna si diffuse in tutto il Bengala.

I discepoli di Srinivasa

A tempo debito, Srinivasa decise di tornare a Vrindavana. Ramacandra Kaviraja, uno sei suoi più conosciuti discepoli, lo accompagnò durante questo viaggio. Ramacandra era considerato il braccio destro di Srinivasa. Ramacandra e suo fratello, Govinda, anch’egli discepolo di Srinivasa, erano i figli di un intimo associato del Signore Caitanya. Sia Ramacandra che Govinda erano famosi studiosi, artisti e poeti, ma Ramacandra è ampliamente riconosciuto come il discepolo più notevole di Srinivasa. Ciò fu dovuto, in una certa misura, a Narottama Dasa Thakura, che su richiesta di Srinivasa si prese cura di Ramacandra e instaurò con lui un’amicizia intima mentre gli insegnava tutti i dettagli della filosofia Vaisnava. Con l’aiuto del re Virhamvir di Visnupura, Srinivasa diffuse la sua predica in Bengala dai distretti di Birbhum, Bankura, Burdwan, fino a Tripura ad Est. Insegnò in tutto il Bengala e fece centinaia di discepoli.

Hemlata Thakurani

Spesso è inclusa nella lista dei suoi discepoli importanti, sua figlia, Hemlata Thakurani. Anche se per relazione parentale non è appropriatamente considerata una discepola, ella era una dei più eccellenti seguaci. Estremamente istruita e potente predicatrice, è stata paragonata alla reverenda, Jahnava Devi, nella diffusione del movimento in tutto il Bengala. Era una guida dotata e devota, iniziò alla tradizione Gaudiya Vaisnava sia uomini che donne. Uno dei suoi discepoli, Yadunandana Thakura, divenne un famoso studioso e poeta. Egli compose semplici versi in Bengali della letteratura Gaudiya, alcuni su richiesta di Hemlata Thakurani. Col tempo si sposò e ebbe diversi bambini. Oggi i suoi discendenti vivono nei villaggi di Maliati e Budhaipad, nella regione Murshidabad del Bengala, dove ella rivoluzionò la predica del Vaisnavismo Gaudiya.

Srinivasa ritorna a Vrindavana

Srinivasa non era stato a Vrindavana da quando aveva recuperato i libri rubati. I Gosvami erano ansiosi di dimostrargli il loro apprezzamento e quando Srinivasa arrivò, essi lo fecero in modo così splendido. Srinivasa giunse a Vrindavana con Ramacandra Kaviraja. Un così degno discepolo dimostrava il valore di Srinivasa come predicatore. Così Gopala Bhatta Gosvami, che aveva incaricato Srinivasa di occuparsi dell’adorazione delle Divinità di Radha-Ramana in Vrindavana, dette quel compito a un altro suo discepolo, Gopinatha Pujari, e insistette affinché Srinivasa continuasse la predica in Bengala. I discendenti dei fratelli di Gopinatha si occupano ancora del tempio di Radha-Ramana. Syamananda Pandita ritornò a Vrindavana più o meno nello stesso periodo in cui vi era Srinivasa ed ebbero quindi modo di rendere più profonda la loro amicizia. Insieme ripresero i loro studi. Srinivasa iniziò, gradualmente, a rivelare il suo potere mistico, e divenne chiaro che era totalmente assorto nel più intimo amore per il Signore.

Ritorno a Visnupura

Ma la missione era incompleta e dopo qualche mese Srinivasa e altri tornarono in Bengala, incoraggiati dai Gosvami di Vrindavana. Durante il tragitto, si fermarono a Vana Visnupura per vedere il re Virhamvir, che fu felicissimo della presenza del suo guru e degli altri devoti. La devozione del re era visibile in tutto il regno. Nelle parole di D.C. Sen si legge: "Raja Vira Hamvira non farebbe nulla senza il consiglio del suo guru [Srinivasa Acarya], persino in questioni politiche. La sua voce [di Srinivasa] è predominante in egual misura a corte e nella cerchia famigliare di Visnupura. Il ripetere il nome del Signore un certo numero di volte era reso obbligatorio da una legge penale nello Stato. Il sacrificio di animali e gli altari degli dei erano disapprovati anche se in realtà non era proibito dalla legge. La dignità materiale era al servizio del guru che aveva portato la gloria spirituale nel paese.  In occasione di ogni festività Vaisnava, di qualsiasi importanza, venivano dati a Srinivasa inestimabili regali, mentre Raja Vira Hamvira era sempre pronto ad occuparsi del suo benessere fisico in qualsiasi modo. Ma come da tradizione di studioso brahminico e santo, Srinivasa era contento di stare in una capanna dal tetto di paglia, anche se avrebbe potuto costruire palazzi con l’aiuto di Raja e di altri influenti discepoli. Il denaro che riceveva era usato principalmente per dar da mangiare ai suoi discepoli che risiedevano sempre numerosi a casa sua. (1)

Le glorie di Visnupura

La diffusione della coscienza di Krishna in Bengala, specialmente in Visnupura, durò per secoli anche dopo i tempi di Srinivasa. Il successore del re Virhamvir, Raghunatha Singh I°, costruì templi Vaisnava in molti villaggi distanti per portare la coscienza di Krishna alle popolazioni tribali. Infatti, i re di Visnupura dai tempi di Virhamvir in poi si assunsero la grande responsabilità del benessere materiale e spirituale dei loro sudditi. Secondo il dottor Sambidananda Das: "Brevemente, i re Vaisnava, da Vira Hamvira in giù, svilupparono la cultura Vaisnava in ogni suo ramo. Le pratiche religiose dei re resero la popolazione di Visnupura timorosa di Dio, virtuosa, umile e gentile nei modi e nel cuore. Non è semplice rendere l’intera popolazione felice e pia. Le persone consideravamo i loro re come loro guru. Ad oggi è d’uso offrire cibo sull’altare di Sri Caitanya in nome del re in occasione di adorazioni pubbliche. Questo fece Srinivasa, attraverso Raja Vira Hamvira: egli diede origine a una nuova era nella vita religiosa del paese. (2)

Le attività quotidiane di Srinivasa

Le attività di Srinivasa Acarya possono riempire volumi ed effettivamente lo fanno. Molti libri narrano dettagli della sua vita quotidiana a Visnupura e a Jajigram. La mattina presto leggeva le scritture sacre e le spiegava ai suoi discepoli. Lo studio di questi libri lo impegnava fino alle dieci. Poi, fino alle due di pomeriggio, cantava (sul japamala) in solitudine; occasionalmente adorava con una meditazione intima Krishna. Dalle quattro alle sei di sera cantava insieme ai suoi discepoli. La forma di kirtana per la quale divenne famoso si chiamava Manohar Shoy. Alcuni dicono che è l’unico stile autentico che è ancora esistente. Di sera istruiva i suoi discepoli e parlava loro dei passatempi di Krishna.

La sua opera letteraria

Si dece che Srinivasa compose solo cinque canzoni. Egli scrisse anche un commentario, studiato e stimato ancora oggi, sui quattro versi fondamentali dello Srimad-Bhagavatam. I suoi altri scritti includono il famoso Gosvami-astakam (Otto preghiere ai sei Gosvami). Anche se la sua opera letteraria non è abbondante, il suo contenuto e il suo stile sono nettarei. Ha lasciato un segno unico nella tradizione Gaudiya.

La sua divina ascensione

Proprio come i biografi autorizzati di Sri Caitanya Mahaprabhu tralasciano i dettagli della Sua dipartita da questo mondo, così i discepoli di Srinivasa non parlano della sua scomparsa, ma anche se la sua ascensione divina rimane un mistero, la sua vita continua ad essere fonte di ispirazione.

 

NOTE
1. D. C. Sen, The Vaishnava Literature of Mediaeval Bengal – “La letteratura Vaishnava del Bengala medioevale” - (Calcutta University, 1917), pp. 156–157.
2. Sambidananda Das, The History and Literature of Gaudiya Vaishnavas and Their Relation to Medieval Vaishnava Schools, “La storia e letteratura dei Gaudiya Vaishnava e la loro relazione con le scuole Vaishnava del Medioevo” – Tesi di dottorato inedita (Calcutta University, giugno 1935), p. 819.

Satyaraja Dasa è un discepolo di Srila Prabhupada e regolarmente contribuisce alla rivista Back to Godhead “Ritorno a Krishna”. Egli ha scritto diversi libri sulla coscienza di Krishna. Vive con la moglie a New York City.

 

FAQ

Che cos'è il bhakti-yoga?

Bhakti deriva dalla parola sanscrita bhaj, che significa servizio amorevole. Yoga in sanscrito significa connessione. Bhakti yoga significa connettersi al supremo per mezzo dell'amore del puro servizio devozionale.Tutti noi abbiamo amore o Bhakti dentro di noi; tuttavia, è in uno stato dormiente. C'è un modo semplice per risvegliare questo servizio d'amore dormiente a Dio, la Persona Suprema. Questo processo è stabilito dal Signore Sri Krishna nella Bhagavad Gita. Il Signore, Sri Chaitanya Mahabrabhu, l'incarnazione del Signore Krishna in questa era attuale ha misericordiosamente reso questo processo molto semplice e piacevole. Srila prabhupada, il fondatore dell'ISKCON, ha reso questo processo famoso in tutto il mondo. Il processo del risveglio dell'amore non è solo purificante ma anche pienamente soddisfacente. Questo processo di purificazione consiste in tre principi principali: canto, danza e festa. Il canto dei puri nomi del Signore può essere fatto semplicemente cantando regolarmente l'Hare Krishna mahamantra - Hare Krishna Hare Krishna / Krishna Krishna Hare Hare / Hare Rama Hare Rama / Rama Rama Hare Hare. Il canto può essere fatto come giri minimi fissi sul japa mala o può essere fatto insieme in congregazione con strumenti musicali. La danza è anche una parte importante della purificazione per raggiungere l'amore. La danza è fatta con grazia davanti al Signore. La danza impegna tutto il nostro corpo nella glorificazione di Dio, la Persona Suprema. Banchettare significa solo mangiare cibo che è stato specificamente cucinato e offerto amorevolmente a Sri Krishna. Tale cibo o anche chiamato prasadam è privo di karma e non ci intrappola nel ciclo di nascite e morti ripetute.

Che cos'è la I.S.K.Con.?

La Società Internazionale per la Coscienza di Krishna è stata fondata nel 1966 da Prabhupada A.C. Bhaktivedanta Swami, venuto dall'India su ordine del suo Maestro Spirituale per predicare l'amore di Dio al popolo dell'Occidente. Prabhupada è in una linea di successione disciplica che risale direttamente a 500 anni fa, quando Sri Chaitanya apparve in India, e da lì ancora più indietro di 5000 anni, al tempo in cui Krishna parlò per la prima volta La Bhagavad Gita al Suo discepolo Arjuna. La Coscienza di Krishna è vissuta come un processo di auto purificazione. I suoi mezzi e il suo fine sono un segreto di Pulcinella, e non vi è alcun onere finanziario per imparare la Coscienza di Krishna o ricevere l'iniziazione al canto del mantra Hare Krishna. L'essenza del servizio devozionale a Krishna è che si prende qualunque capacità o talento si abbia e lo si combina con gli interessi del Supremo Goditore, il Signore, Sri Krishna. Lo scrittore, scrive articoli per Krishna e noi pubblichiamo periodici in questo modo. L'uomo d'affari, fa affari per fondare molti templi in tutto il paese. I capifamiglia, allevano i figli nella scienza di Dio, e marito e moglie vivono in mutua cooperazione per il progresso spirituale. Queste attività sono svolte sotto la sanzione dell'esperto Maestro Spirituale e in linea con le Scritture. Il servizio devozionale nella Coscienza di Krishna significa cantare regolarmente nel tempio, ascoltare discorsi sui passatempi di Krishna dallo Srimad Bhagavatam e prendere cibi preparati e offerti a Dio, la Persona Suprema. Con libri, letteratura e documenti, la Società si dedica a risvegliare il pubblico mondiale allo stato normale ed estatico della Coscienza di Krishna, in modo che tutti possano riguadagnare la loro posizione eterna di servire favorevolmente la volontà di Krishna. Il canto congregazionale del Sankirtan viene portato alla gente: nei parchi pubblici, nelle scuole, in televisione, a teatro, per le strade. La Coscienza di Krishna non è la filosofia di un pigro. Piuttosto, cantando e impegnandosi nel servizio di Krishna, chiunque partecipi sperimenterà lo stato di "Samadhi", l'assorbimento estatico nella coscienza di Dio, 24 ore al giorno! Poiché la filosofia della Coscienza di Krishna non è settaria, qualsiasi uomo, indù o cristiano, migliorerà nella sua fede cantando il Santo Nome di Dio e ascoltando la Bhagavad Gita. Senza conoscenza, realizzazione e servizio amorevole all'Unico Dio Supremo, non può esserci religione. Che tutti si rallegrino nel Movimento del Sankirtan, e potremo così vedere l'adempimento della predizione fatta da Sri Caitanya 500 anni fa: che il canto dei Santi Nomi di Dio, Hare Krishna, sarebbe stato portato in ogni città e villaggio del mondo. Solo così potrà prevalere la vera pace. È' sublime e facile.

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Chi è Krishna?

Nella filosofia del Bhakti Yoga, la Verità Assoluta è conosciuta come una persona. Il suo nome è Krishna, una parola sanscrita che significa “coLui che attrae tutti”. Krishna è l'oggetto più attraente dell'amore della tua anima. Ogni essere vivente cerca il piacere. L'essenza del piacere è il piacere dell'amore. Ne abbiamo bisogno. Senza amare qualcuno ed essere amati da qualcuno, la vita è molto vuota e superficiale. L'origine di quell'amore è l'amore dell'anima per Dio e l'amore di Dio per l'anima. Siamo attratti da qualcuno che è bello, potente, colto, famoso, rinunciato, ricco. Queste sono opulenze che attirano il nostro cuore. Il nome Krishna significa che possiede tutte le opulenze nella loro totalità. Egli è la fonte di tutta la bellezza, di tutta la forza, di tutta la conoscenza, di tutta la ricchezza, di tutta la fama e di ogni rinuncia. E l'amore di Krishna per l'anima è illimitato e incondizionato. Questo è Krishna. Egli è il nostro eterno padre, la nostra eterna madre, il nostro eterno amico, il nostro eterno amante. Potremmo servire Krishna attraverso il sentiero della bhakti. Bhakti è il processo che Dio ci ha dato attraverso il quale possiamo servirlo 24 ore al giorno. Krishna è nei nostri cuori. Krishna è nel cuore di ogni essere vivente. Krishna è dentro ogni atomo e tra gli atomi attraverso le sue varie energie. Ma alla fine, la fonte di tutto è quella persona divina, quella persona onnipotente, amorevole e attraente con cui desideriamo eternamente ricongiungerci. Bhakti Yoga significa ricongiungersi con la nostra fonte, con Dio, attraverso atti di devozione, ricordandoci di lui, cantando i Suoi nomi e le Sue glorie, pregandolo, adorando la divinità, rendendo servizio a Lui, ai Suoi devoti e a tutti gli esseri viventi. Questi sono i modi attraverso i quali potremmo sempre sentire la presenza di Dio.

Chi ha iniziato il Movimento Hare Krishna?

Nel 1965, Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada viaggiò da solo dall'India agli Stati Uniti d'America per stabilire la tradizione senza tempo della coscienza di Krishna nel mondo occidentale. Ha fondato da solo l'International Society for Krishna Consciousness (I.S.K.CON.), una società mondiale di oltre 500 templi, comunità agricole e scuole, con un'adesione di oltre tre milioni di membri in Occidente, cinquanta milioni in tutto il mondo. Srila Prabhupada ha tradotto oltre 50 libri sulla coscienza di Krishna, ora disponibili in oltre 65 lingue. Prima di morire nel 1977, fece in modo che il movimento fosse guidato da una Commissione del Corpo Direttivo composta dai suoi discepoli più anziani. Inoltre, dopo la dipartita di Srila Prabhupada, i suoi stessi discepoli iniziarono ad accettare discepoli, portando avanti l'antico sistema della successione disciplica. Pertanto, ha toccato abbastanza persone che possono trasmettere questa conoscenza ad altri che questo movimento continuerà anche nel futuro.

Chi sono io?

Queste sono le domande secolari che ogni filosofo nel corso dei secoli ha cercato di comprendere e comprendere. Dopo tutto, come saprai cosa fare nella vita se non sai nemmeno chi o cosa sei? " Tuttavia, l'antica letteratura vedica dell'India ha fornito le risposte più chiare che sono state trovate ovunque per rispondere a queste domande. Ad esempio, il Mundaka Upanishad (3.1.9) spiega che l'essere vivente è l'anima e che: "L'anima è di dimensioni atomiche e può essere percepita dalla perfetta intelligenza. Questa anima atomica è situata nel cuore e diffonde la sua influenza su tutto il corpo delle entità viventi incorporate. Quando l'anima viene purificata dalla contaminazione dei cinque tipi di aria materiale, la sua influenza spirituale viene esibita.

"Il Chandogya Upanishad (6.11.3) afferma anche che sebbene il corpo avvizzisca e muoia quando il sé o l'anima lo abbandonano, il sé vivente non muore. Ulteriore illuminazione è data nello Srimad-Bhagavatam (7.2.22) in cui spiega che l'anima spirituale non ha morte ed è eterna ed inesauribile. È completamente diverso dal corpo materiale, ma per essere stato fuorviato dall'abuso della sua leggera indipendenza, è obbligato ad accettare corpi sottili e grossolani creati dall'energia materiale e quindi essere sottoposti alla cosiddetta felicità materiale e angoscia.La natura eterna del sé viene anche spiegata nella Bhagavad-gita dal Signore Sri Krishna, dove Egli dice specificamente che non c'è mai stato un tempo in cui Lui non esistesse, né alcuno degli esseri viventi, incluso te. L'anima incarnata passa continuamente dalla fanciullezza alla giovinezza fino alla vecchiaia in questo corpo. ">Ma per chi si è realizzato da solo, non c'è sconcerto in un simile cambiamento. Si spiega inoltre che dovremmo sapere che ciò che pervade l'intero corpo attraverso la coscienza è indistruttibile. Nessuno è in grado di distruggere l'anima imperitura. Solo il corpo materiale dell'eterno essere vivente è soggetto alla distruzione. Per l'anima non c'è mai nascita né morte. Non viene ucciso quando il corpo muore o viene ucciso. Come una persona indossa nuovi indumenti, rinunciando a quelli vecchi, allo stesso modo, l'anima accetta nuovi corpi materiali, rinunciando a quelli vecchi e inutili. Certamente questa conoscenza può alleviare chiunque dall'ansia che viene dal pensare che la nostra esistenza sia finita alla morte. Spiritualmente, non moriamo; tuttavia, il corpo viene utilizzato fino a quando non è più adatto per continuare. A quel tempo, potrebbe sembrare che moriamo, ma non è così. L'anima continua il suo viaggio verso un altro corpo secondo il suo destino.

Viene anche spiegata l'indistruttibilità dell'anima. L'anima individuale è infrangibile e insolubile, e non può essere né bruciata né secca. L'anima è eterna, immutabile e eternamente uguale. Sapendo questo, non dovremmo addolorarci per il corpo temporaneo. Quindi, il corpo si assottiglia e muore ma l'anima non muore: semplicemente cambia corpo. Pertanto, il corpo è come una camicia o un cappotto che indossiamo per qualche tempo, e quando è consumato, lo cambiamo per uno nuovo. Pertanto, la letteratura vedica, come la Chandogya Upanishad (8.1.1), menziona che la conoscenza del sé interiore è ciò che dovrebbe essere cercato e compreso da tutti. Realizzare la propria identità spirituale risolve i problemi e i misteri della vita. Più realizziamo la nostra identità spirituale, più vedremo che siamo oltre questi corpi materiali temporanei e che la nostra identità non è semplicemente un corpo bianco, o nero, o giallo, o grasso, magro, intelligente, stupido, vecchio , giovane, forte, debole, cieco, ecc. La cecità reale significa non essere in grado di vedere attraverso le condizioni corporee temporanee e superficiali e nella persona reale interiore. Vedere la realtà significa riconoscere la natura spirituale di tutti. Lo Srimad-Bhagavatam (11.28.35) spiega che l'anima è auto-luminosa, al di là della nascita e della morte, e illimitata dal tempo o dallo spazio e, quindi, oltre ogni cambiamento. Il Bhagavatam (11.22.50) sottolinea anche che come si assiste alla nascita e alla morte di un albero ed è separato da esso, allo stesso modo la testimonianza della nascita, della morte e delle varie attività del corpo è dentro ma separata da esso. La dimensione dell'anima è descritta anche nella Svetasvatara Upanishad (5.9): "Quando il punto superiore di un capello è diviso in cento parti e ancora ciascuna di tali parti è ulteriormente suddivisa in cento parti, ciascuna di tali parti è la misura della dimensione dell'anima spirituale. "Quindi considerando che il diametro di un tipico pelo è largo circa tre-millesimi di pollice, allora dividerlo in cento parti, e poi dividere una di quelle parti di nuovo in cento parti significa che sarebbe microscopico. E poiché è spirituale e non fatto di sostanza materiale, percepire la presenza dell'anima non è così facile. È invisibile alla nostra visione materiale. La Katha Upanishad riferisce che all'interno del corpo, più in alto dei sensi e degli oggetti dei sensi, esiste la mente. Più sottile della mente è l'intelligenza, e più alto e più sottile di quanto l'intelletto sia il sé. Quel sé è nascosto in tutti gli esseri e non brilla, ma è visto dai sottili veggenti attraverso il loro acuto intelletto. Da questo possiamo capire che all'interno del corpo fisico grossolano, composto da vari elementi materiali, come terra, aria, acqua, ecc., c'è anche il corpo sottile composto dai sottili elementi sottili della mente, dell'intelligenza e del falso ego. Le attività psichiche si svolgono all'interno del corpo sottile. È anche all'interno del corpo sottile in cui esistono i ricordi delle vite passate, per quanto profonde possano essere. Tuttavia, l'essere vivente ha la sua forma spirituale che è più profonda di questa sottigliezza, altrimenti non potrebbe aver ripetuto nascite. Una persona vede effettivamente il suo sé spirituale così come la presenza dell'Essere Supremo quando percepisce che sia il corpo grossolano sia quello sottile non hanno nulla a che fare con il puro sé spirituale interiore. Pertanto, si potrebbe chiedere che, poiché siamo separati dai corpi grossolani e sottili, perché ci identifichiamo così fortemente con il corpo materiale? Si spiega che sebbene il corpo materiale sia diverso dall'anima, è a causa dell'ignoranza dovuta all'associazione materiale che ci si identifica erroneamente con le condizioni corporee alte e basse. È ulteriormente elaborato che solo a causa della mente e dell'ego tale sperimentiamo felicità materiale e angoscia. Tuttavia, in realtà, l'anima spirituale è al di sopra di tale esistenza materiale e non può mai essere realmente influenzata dalla felicità materiale e dall'angoscia in qualsiasi circostanza. Una persona che percepisce veramente questo non ha nulla da temere dalla creazione materiale o dall'apparizione di nascite e morti. Così, può ottenere una vera pace. Il Chandogya Upanishad (8.1.5-6) ​​continua a spiegare che il sé è libero dal peccato e dalla vecchiaia, dalla morte e dal dolore, dalla fame e dalla sete, dalla lamento e dalla tristezza e da tutte le forme corporee identificazione. Desidera solo ciò che dovrebbe desiderare e non immagina altro che ciò che dovrebbe immaginare. Chi si allontana da questa vita senza aver scoperto il sé e quei desideri veri o spirituali non ha libertà in tutti i mondi. Ma quelli che partono da qui dopo aver realizzato la propria vera identità spirituale e quelle inclinazioni spirituali hanno la libertà in tutti i mondi. Quindi, per riassumere, l'anima è una particella di coscienza e beatitudine nel suo stato purificato di essere. Non è materiale in alcun modo. È ciò che parte dal corpo al momento della morte e, nel corpo sottile, trasporta le sue impressioni, i desideri e le tendenze mentali, insieme ai risultati karmici delle sue attività da un corpo all'altro. Comprendere e percepire questo sé, che è la nostra autentica identità spirituale, è il vero obiettivo della vita. Tale realizzazione allevia uno di ulteriore esistenza materiale. Come è spiegato, coloro che hanno purificato la loro coscienza, sono stati assorbiti dalla conoscenza spirituale e hanno assolto ogni impurità nella mente, sono liberati dal karma che li libera da qualsiasi nascita futura. Sono liberi da altre nascite nel mondo materiale e vengono liberati nell'atmosfera spirituale. Come fare questo è il risultato finale dell'esistenza umana.

Da dove provengono le vostre Scritture?

Sebbene il movimento Hare Krishna sia stato fondato in Occidente solo nel 1966, le sue radici si estendono per migliaia di anni nel passato, nella tradizione vedica dell'India. I Veda erano originariamente una tradizione vocale, ma poi furono scritti in sanscrito più di 5000 anni fa. Il compilatore della letteratura vedica, Srila Vyasadeva, divise la conoscenza vedica in vari dipartimenti di conoscenza, materiale e spirituale, affidando ai suoi discepoli sezioni particolari. In questo modo, le scritture si sono sviluppate nei quattro Veda, nei Vedanta Sutra, nelle 108 Upanishad principali, nel grande Mahabharata che include la Bhagavad-gita e nei 18 Purana principali, tra gli altri testi. Dei Purana, il Bhagavata Purana o Srimad-Bhagavatam è descritto come il frutto più maturo di tutta la letteratura vedica. È accettato dalla tradizione vedica come la conclusione dei principi e della comprensione vedantica, e mette in relazione i passatempi e le caratteristiche del Signore Supremo. Il processo di sviluppo spirituale descritto nella letteratura vedica è un processo graduale di realizzazione di Dio e amore per Dio. Questa saggezza è stata attentamente preservata e tramandata attraverso i secoli attraverso il veicolo della successione di maestri autorealizzati. Questa antica saggezza spirituale viene ora nuovamente presentata in Occidente attraverso il Movimento Hare Krishna. Invitano persone di ogni tipo a visitare i loro templi, comunità e siti web e a partecipare in qualsiasi modo desiderino a questo sublime e facile processo di <em>bhakti-yoga</em> e Coscienza di Krishna. Ci sono anche molti libri che possono aiutare a comprendere come puoi iniziare questo processo spirituale.

Hare Krishna mantra, che cos'è?

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Un mantra è una vibrazione sonora spirituale che purifica la coscienza e risveglia l'amore di Dio. Il canto del maha-mantra Hare Krishna - Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare - è raccomandato nella letteratura vedica come il metodo più facile per quest'epoca (il kali-yuga), per raggiungere la realizzazione spirituale. Krishna è il nome sanscrito di Dio che significa "CoLui che attrae tutti", e Rama è un altro nome per Dio che significa "riserva di ogni piacere". Hare si riferisce all'energia divina del Signore. Quindi il mantra Hare Krishna significa: "O onnipotente, onnipotente Signore, o energia del Signore, per favore impegnami nel Tuo servizio". Ci sono due modi per cantare questo mantra: canto di gruppo (kirtana) e canto individuale su corona (japa). Per entrambi i metodi non si applicano regole rigide e chiunque può recitare in qualsiasi momento.

Ascolta il commento di Srila Prabhpada

Karma, che cos'è?

Il karma è uno di quegli argomenti che molte persone conoscono poco, ma pochi ne comprendono le complessità. Per cominciare, la terza legge del moto di Newton afferma che per ogni azione c'è una reazione uguale e contraria. Sulla scala universale, questa è la legge del karma. La legge del karma afferma fondamentalmente che ogni azione ha una reazione e qualsiasi cosa tu faccia agli altri, in seguito, tornerà da te. Inoltre, l'ignoranza della legge non è una scusa. Siamo ancora responsabili per tutto ciò che facciamo, indipendentemente dal fatto che lo comprendiamo o meno. Pertanto, la cosa migliore è imparare come funziona. Se tutti capissero la legge del karma, vivremmo tutti una vita più felice in un mondo più luminoso. Perché? Perché potremmo sapere come regolare le nostre vite in modo da non subire le continue reazioni di ciò che abbiamo fatto a causa dei falsi obiettivi della vita. Secondo la letteratura vedica, il karma è la legge di causa ed effetto. Per ogni azione c'è una causa oltre che una reazione. Il karma viene prodotto eseguendo attività interessate allo sviluppo fisico o mentale. Si possono compiere attività pie che produrranno buone reazioni o un buon karma per il futuro divertimento. Oppure si può compiere egoismo o ciò che alcuni chiamano attività peccaminose che producono cattivo karma e sofferenza futura. Questo segue una persona ovunque vada in questa vita o in una vita futura. Tale karma, così come il tipo di coscienza che una persona sviluppa, stabilisce reazioni che è necessario sperimentare. La Svetashvatara Upanishad (5.12) spiega che l'essere vivente, l'anima jiva, acquisisce molti corpi fisici e sottili grossolani a causa delle azioni che compie, come è motivato dalle qualità materiali a cui ottiene. Questi corpi acquisiti continuano ad essere una fonte di illusione finché egli è ignorante della sua vera identità. Il Brihadaranyaka Upanishad (4.45) chiarisce ulteriormente che come l'atma o l'anima nei corpi grossolani e sottili agisce, così in tal modo ottiene condizioni diverse. Agendo santo diventa un santo e agendo immoralmente diventa soggetto alle conseguenze karmiche. In questo modo, acquisisce di conseguenza la pietà o il peso dell'empietà. Allo stesso modo, si afferma che come un uomo semina, così mieterà. Pertanto, mentre le persone vivono la loro vita presente, coltivano un particolare tipo di coscienza con i loro pensieri e attività, che possono essere buoni o cattivi. Questo crea il karma di una persona. Questo karma ci indirizzerà verso un corpo più appropriato per le reazioni che dobbiamo affrontare, o le lezioni che dobbiamo imparare. Quindi, la causa della nostra esistenza deriva dalle attività delle nostre vite precedenti. Poiché tutto è basato su una causa, è il karma di uno che determinerà la propria situazione, come razza, colore, sesso o area del mondo in cui uno apparirà, o se uno è nato in una famiglia ricca o povera, o essere sani o malsani, ecc. ecc. Grazie per aver letto Hare Krishna [learn_more caption = "Ulteriori informazioni"] Quindi, quando gli esseri viventi rinascono, ottengono un certo tipo di corpo che è più adatto al tipo di coscienza che hanno sviluppato. Pertanto, secondo il Padma Purana, ci sono 8.400.000 specie di vita, ognuna delle quali offre una particolare classe di corpo per qualsiasi tipo di desiderio e coscienza che l'essere vivente possa avere in questo mondo. In questo modo, l'essere vivente è il figlio del suo passato e il padre del suo futuro. Quindi, è attualmente influenzato dalle attività della sua vita precedente e crea la sua esistenza futura dalle azioni che compie in questa vita. Una persona si reincarnerà in varie forme di corpi che sono più adatti per la coscienza, i desideri e la dignità dell'essere vivente e per ciò che merita. Quindi l'essere vivente continua inevitabilmente in questo ciclo di nascita e morte e le conseguenze per le sue varie attività buone o cattive finché è materialmente motivato. Ciò che crea il karma buono o cattivo è anche la natura dell'intento dietro l'azione. Se si usano le cose egoisticamente o per rabbia, avidità, odio, vendetta, ecc., Allora la natura dell'atto è oscurità. Uno incorrerà in un cattivo karma che in seguito si manifesterà come un'inversione nella vita, eventi dolorosi, malattie o incidenti. Mentre le cose che sono fatte a beneficio degli altri, per gentilezza e amore, senza alcun pensiero di ritorno, o per adorare Dio, sono tutte azioni di bontà e pietà, che porteranno l'elevazione o la fortuna a voi. Tuttavia, se fai qualcosa di male che accade a causa di un incidente o di un errore, senza l'intenzione di arrecare alcun danno agli altri, il karma non è così pesante. Forse eri destinato a essere uno strumento nel karma di qualcun altro, che è anche tuo. Prenderà in considerazione la tua motivazione. Tuttavia, maggiore è l'intento o la consapevolezza di fare qualcosa di sbagliato, maggiore sarà il grado di reazione negativa che ci sarà. Quindi è tutto basato sull'intento che sta dietro l'azione. Tuttavia, dovremmo capire che, essenzialmente, il karma è per correggere una persona, non per una semplice retribuzione delle azioni passate. L'universo è basato su compassione. Ognuno ha certe lezioni e modi in cui deve svilupparsi, e la legge del karma in effetti la dirige in un modo per farlo. Nondimeno, non si è condannati a rimanere in questo ciclo di ripetute nascite e morti per sempre. C'è una via d'uscita. Nella forma umana si può acquisire la conoscenza della realizzazione spirituale e ottenere la liberazione dal karma e da ulteriori cicli di nascita e morte. Questo è considerato il risultato più importante che si possa ottenere nella vita. Questo è il motivo per cui ogni processo religioso nel mondo incoraggia le persone che vogliono la libertà dall'esistenza terrena a non desiderare attaccamenti materiali o piaceri sensuali che li legano a questo mondo, ma a lavorare verso ciò che può liberarli da ulteriori cicli di nascita e morte.Tutti il karma può essere negato quando si aspira veramente a comprendere o realizzare lo scopo superiore nella vita e nella verità spirituale. Quando si raggiunge quel punto, la sua vita può essere veramente spirituale che dà l'eterna libertà dal cambiamento. Cercando la Verità Assoluta o servendo Dio nel servizio devozionale, specialmente nel bhakti-yoga, una persona può raggiungere il punto in cui è completamente sollevato da tutti gli ostacoli o le responsabilità karmiche. Il Signore Krishna dice nella Bhagavad-gita (18.66): "Abbandona ogni varietà di religione e arrenditi a Me. Ti libererò da ogni reazione peccaminosa. Non temere ". Senza essere allenati in questa scienza spirituale, è molto difficile capire come l'essere vivente lascia il suo corpo o quale tipo di corpo otterrà in futuro, o perché ci sono varie specie di vita che accolgono tutte le persone gli innumerevoli livelli di coscienza delle entità viventi. Come riferito nella Bhagavad-gita, coloro che sono spiritualmente ignoranti non possono capire come un'entità vivente può lasciare il corpo al momento della morte, né possono capire quale tipo di corpo godrà sotto l'influenza dei modi di natura. Tuttavia, chi è stato addestrato alla conoscenza può percepirlo. Quindi, incoraggiamo tutti a comprendere la legge del karma in modo più completo e come si può impegnarsi nel servizio di devozione del Signore per liberarsi da ogni karma buono o cattivo e sviluppare una coscienza puramente spiritualizzata. Questa è vera libertà e liberazione da tutti i limiti materiali attraverso i quali si può raggiungere lo strato spirituale.

Qual è lo scopo della vita?

Gli esseri viventi sono anime spirituali. Come tali, siamo parte integrante dell'assoluto supremo, Sri Krishna. Lo scopo della nostra vita è stabilire la connessione perduta con la Persona Suprema - Sri Krishna. Tutti noi stiamo cercando l'amore. Tuttavia, stiamo cercando di trovare il cosiddetto amore in questo mondo materiale - un mondo che è pieno di avidità, invidia, lussuria, rabbia, falso ego, illusione. Questo mondo materiale è pieno di tristezza e miseria. È' un mondo temporaneo. Si può venire sommersi da problemi in qualsiasi momento. Quindi i nostri tentativi di trovare la vera felicità in questo mondo materiale invariabilmente finiscono con la frustrazione. La vera felicità può essere trovata quando risvegliamo l'amore dormiente o la coscienza di Krishna. La vita umana è una possibilità per noi di ristabilire questa relazione. La coscienza di Krishna si ottiene pensando sempre a Lui, cantando il Suo santo nome, servendoLo, servendo i Suoi devoti e diffondendo le glorie del santo nome. Quindi, quando siamo impegnati nella coscienza di Krishna, sperimentiamo il più alto amore trascendentale: l'amore per Krishna, la Suprema personalità di Dio o prema bhakti. Raggiungere la prema bhakti è l'obiettivo della vita. Una vita di eternità, conoscenza e beatitudine!

Reinarnazione, che cos'è?

La reincarnazione è chiamata samsara nei classici testi vedici dell'India. La parola samsara è sanscrito e significa essere legati al ciclo di ripetute nascite e morti attraverso numerose vite. Il modo in cui funziona è che coloro che sono condizionati materialmente trasmigrano attraverso corpi diversi in base ai propri desideri e attività (o karma) passate e familiarità. I loro desideri, se materialmente motivati, richiedono un corpo fisico per consentire loro di continuare a elaborare i loro desideri materiali in varie condizioni di vita. Generalmente, nelle tradizioni orientali si considera che tutte le forme di vita o di specie hanno un'anima, che è l'entità che si reincarna. Prima di quando un'entità è pronta a incarnarsi come essere umano sulla Terra, l'anima può aver attraversato un'intera serie di vite per sperimentare vari livelli di esistenza e di coscienza. Il principio è che un'entità può effettivamente progredire attraverso le diverse specie di vita, gradualmente salendo fino a raggiungere la forma umana. Certo, il corpo è solo la copertura dell'anima in cui appare. L'essere vivente si muoverà continuamente verso l'alto nei suoi cicli di reincarnazione finché non avrà sperimentato tutte le principali varietà di esistenze che il regno materiale ha da offrire. In questo modo l'essere vivente è pienamente esperto nell'elaborare desideri o desideri materiali in tutti i tipi di forme quando raggiunge il livello umano. Naturalmente, non tutti gli esseri potrebbero dover affrontare tutto questo. Come funziona la reincarnazione è descritto più dettagliatamente nei testi vedici dell'India. La Bhagavad-gita (8.6) spiega che qualunque stato di coscienza si raggiunge quando lui o lei abbandona questo corpo, uno stato simile sarà raggiunto nella prossima vita. Ciò significa che dopo che la persona ha vissuto la sua vita, le numerose attività variegate della persona formano una coscienza aggregata. Tutti i nostri pensieri e azioni nella nostra vita influenzeranno collettivamente lo stato di essere in cui siamo al momento della morte. Questa coscienza determinerà a cosa sta pensando quella persona alla fine della propria vita. Quest'ultimo pensiero e coscienza dirigeranno quindi dove quella persona molto probabilmente andrà nella prossima vita perché questo stato di essere passa da questa vita alla successiva. Come viene ulteriormente spiegato, l'entità vivente nel mondo materiale trasporta i diversi livelli di coscienza da un corpo all'altro nello stesso modo in cui l'aria porta aromi. In altre parole, non possiamo vedere gli aromi trasportati dall'aria, ma può essere percepito dal senso dell'olfatto. In modo simile, non possiamo vedere i tipi di coscienza che l'essere vivente si è sviluppato, ma è trasportato da questo corpo al momento della morte e procede verso un altro corpo nella prossima vita per riprendere da dove era stato interrotto dal precedente esistenza. Naturalmente, la prossima vita potrebbe essere in un altro corpo fisico o in un corpo sottile tra le nascite, o anche negli stati d'essere celesti o infernali. Dopo la morte, si continua la coscienza che è stata coltivata durante la vita. Sono i nostri modelli di pensiero che costruiscono la coscienza, che poi ci indirizza verso l'esperienza richiesta dopo la morte. Il proprio stato di coscienza o concezione della vita esiste nel corpo sottile, che consiste nella mente, nell'intelligenza e nel falso ego. L'anima è coperta da questo corpo sottile, che esiste all'interno della forma materiale grossolana. Quando il veicolo fisico non può più funzionare, il corpo e l'anima sottili ne sono costretti a uscire. Poi, quando è il momento giusto, sono collocati in un'altra struttura fisica che adatta adeguatamente lo stato della mente dell'entità vivente. È così che lo stato mentale che attira l'uomo morente determina come inizia la sua prossima vita. Se il morente è assorto in pensieri di guadagno materiale o di piaceri sensuali di moglie, famiglia, parenti, casa, ecc., Allora deve, a un certo punto, ottenere un altro corpo materiale per continuare a perseguire i suoi interessi mondani. Dopo tutto, come si può soddisfare i suoi desideri materiali senza un corpo materiale? Per questo motivo, è meglio che una persona coltivi sempre attività pie e pensieri spirituali per aiutarlo a entrare in una vita migliore dopo la morte. Se una persona ha provato a tagliare i nodi dell'attaccamento alla vita materialistica e si è impegnata in attività spirituali, al grado di avanzamento che la persona ha fatto, lui o lei può andare in un regno celeste dopo la morte, o persino raggiungere il regno di Dio . In ogni caso, possiamo cominciare a capire che morire nella coscienza giusta per liberarsi dal ciclo di nascita e morte è un'arte che richiede pratica. Dobbiamo prepararci per il momento della morte in modo da non essere presi alla sprovvista o in uno stato mentale inadatto. Questo è uno degli scopi dello yoga. Dopo quello che può essere milioni di nascite e morti attraverso molte forme di vita, cercando di soddisfare tutti i desideri materiali, l'anima può cominciare a stancarsi di questi continui tentativi di felicità che spesso si rivelano così temporanei. Allora la persona può tuper trovare un significato spirituale nella vita. Nella ricerca del significato più alto, a seconda del livello di coscienza che una persona sviluppa, lui o lei può gradualmente entrare in livelli sempre più alti di sviluppo. Infine, se una persona scopre che in realtà non è questo corpo ma un essere spirituale al suo interno, e raggiunge un livello spirituale di coscienza, può perfezionare la sua vita in modo che entri negli strati spirituali e non debba più incarnarsi nel fisico mondo. Quindi, la liberazione è raggiunta attraverso la realizzazione del Sé e lo sviluppo del servizio di devozione a Dio, che è la perfezione del sentiero spirituale. Attraverso l'esistenza umana sulla Terra, è possibile accedere a molti altri piani di esistenza, incluso l'ingresso nel mondo spirituale. Dipende solo da come usiamo questa vita. L'idea che una persona abbia una sola vita per diventare qualificata per entrare in paradiso o per entrare nella dannazione eterna non offre all'anima alcun mezzo per la riabilitazione e solo una infinita sofferenza. Questo non è ragionevole. La dottrina della reincarnazione offre a chiunque ampie possibilità di correggere e rieducarsi nelle future nascite. Un'eternità all'inferno significa che un effetto infinito è prodotto da una causa finita, che è illogica. Dio non ha creato gli uomini per diventare niente più che un combustibile duraturo per nutrire i fuochi dell'inferno. Un tale scopo nella sua creazione non proviene da un Dio sempre amorevole, ma deriva dalle idee difettose dell'uomo e dalle sue concezioni imperfette di Dio. Dopo tutto, quanti uomini senza macchia potevano esserci in questo mondo? Chi ha un personaggio così puro da ricevere un passaggio immediato in paradiso? La Bhagavad-gita spiega che anche il peggiore peccatore può attraversare l'oceano della nascita e della morte salendo la barca della conoscenza trascendentale. Dobbiamo semplicemente essere sinceri nel raggiungere quella barca. Inoltre, una persona raccoglie i risultati delle sue azioni peccaminose per un periodo di tempo limitato. Dopo essere stato purgato dai propri peccati, cioè soffrendo le reazioni dolorose delle proprie cattive attività, una persona, sapendo il bene dal male, può avere una nuova possibilità di lavorare liberamente per la sua emancipazione da un ulteriore intreccio nella vita materiale. Quando merita e ottiene tale libertà, l'anima può godere della felicità perfetta ed eterna nella sua unione devozionale con l'Essere Supremo. Questo è il motivo per cui è sempre incoraggiato uno a cercare la conoscenza spirituale e la pratica dell'illuminazione. Sviluppando devozione sincera e purificata per il Signore, non ci si deve preoccupare della propria futura nascita. Una volta che una persona ha iniziato questo percorso di devozione, ogni vita si avvicina alla perfezione spirituale, in qualunque situazione si trovi. Così una persona è incoraggiata a pentirsi dei propri peccati o delle cattive scelte che sono state fatte sotto l'influenza di lussuria, rabbia o avidità e coltivare il perdono, la purezza e la generosità. Una persona dovrebbe anche impegnarsi in carità, penitenza, meditazione, japa (canto personale dei santi nomi del Signore), kirtan (canto congregazionale dei santi nomi del Signore) e altre pratiche spirituali, che distruggono tutti i peccati e rimuovono tutti i dubbi sulla conoscenza spirituale . Quindi attraverso la pratica costante si può raggiungere gradualmente il mondo spirituale ed essere liberi da ogni ulteriore entanglement nella reincarnazione.

Vegetariani, perché essere o diventare?

Sul sentiero spirituale, ci sono diversi motivi per cui una persona è raccomandata per essere vegetariana. Una ragione principale è che abbiamo bisogno di vedere la natura spirituale all'interno di tutti gli esseri viventi, e ciò include anche gli animali e le altre creature. Fratellanza universale significa nonviolenza sia agli umani che agli animali. Consiste nel comprendere che anche gli animali hanno un'anima. Sono vivi, coscienti e provano dolore. E queste sono le indicazioni della presenza della coscienza, che è il sintomo dell'anima. Persino la Bibbia (Genesi 1,21; 1,24; 1,30; 2,7; e in molti altri luoghi) si riferisce sia agli animali che alle persone come nefesh chayah, anime viventi. Coloro che mangiano carne, tuttavia, a causa del loro desiderio di mangiare animali o di vederli come una fonte di cibo per lo stomaco, non sono così facilmente in grado di comprendere la natura spirituale di tutti gli esseri. Dopo tutto, se sai che tutte le entità viventi sono essenzialmente spirituali e che tutti gli esseri viventi che sono coscienti mostrano i sintomi dell'anima interiore, allora come puoi ucciderli inutilmente? Ogni creatura vivente è anche la stessa di cui siamo nel rispetto che è anche figlia dello stesso padre, una parte dello stesso Essere Supremo. Pertanto, l'uccisione di animali mostra una grande mancanza di consapevolezza spirituale. Molte parti della letteratura Vedica descrivono come l'Essere Supremo sia il mantenitore di innumerevoli entità viventi, gli umani così come gli animali, ed è vivo nel cuore di ogni essere vivente. Solo quelli con coscienza spirituale possono vedere lo stesso Essere Supremo nella Sua espansione come Anima Suprema all'interno di ogni creatura. Essere gentili e spirituali verso gli umani e essere un assassino o un nemico verso gli animali non è una filosofia equilibrata, e mostra la propria ignoranza spirituale. La prossima ragione per essere vegetariani è considerare la quantità di paura e sofferenza che gli animali provano nel settore della macellazione. Ci sono innumerevoli storie di come nella paura le mucche piangono, urlano e talvolta cadono morte mentre sono dentro o anche prima che vengano portate nel macello. O come le vene dei maiali morti sono così grandi da mostrare che sono praticamente esplose dalla paura che il maiale ha provato e dall'adrenalina prodotta mentre veniva portata al macello. Ciò causa certamente un'immensa quantità di violenza per permeare l'atmosfera, che si spegne e ricade su di noi in una qualche forma. Inoltre, l'adrenalina e la paura nell'animale producono anche tossine che poi permeano il corpo di questi animali, che ingeriscono i mangiatori di carne. Le persone che consumano queste cose non possono fare a meno di esserne influenzate. Causa tensioni all'interno di loro individualmente, che poi si diffonde nelle loro relazioni con gli altri. L'antico testo Vedico della Manu-samhita (5,45-8) dice: "Chi ferisce gli esseri infetti dal desiderio di darsi piacere non trova mai la felicità, né vivente né morta. Colui che non cerca di causare la sofferenza dei legami e della morte alle creature viventi, ma desidera il bene di tutti gli esseri, ottiene una felicità infinita. . . La carne non può mai essere ottenuta senza danni alle creature viventi, e la ferita agli esseri senzienti è dannosa per il conseguimento della beatitudine celeste; Lascialo quindi evitare l'uso della carne. " La Bibbia (Romani 14,21) dice anche: "Non è né buono mangiare carne né bere vino". Un altro comandamento biblico (Esodo 23.5) ci istruisce ad aiutare gli animali nel dolore, anche se appartengono a un nemico. Anche le scritture buddhiste (Sutta-Nipata 393) consigliano: "Non distruggere o far distrarre alcuna vita o sanzionare le azioni di coloro che lo fanno. Lascia che si astenga dal ferire persino qualsiasi creatura, sia quelle forti che quelle che tremano nel mondo. "Si dice anche nelle scritture buddiste, il Sutra Mahaparinirvana," Il mangiare carne estingue il seme della grande compassione ".Per gli ebrei, il Talmud (Avodah Zorah 18B) vieta l'associazione con i cacciatori, per non parlare della caccia. Nel Nuovo Testamento Gesù preferì la misericordia al sacrificio (Matteo 9.13, 12.7) e si oppose all'acquisto e alla vendita di animali per il sacrificio (Matteo 21,12-14, Marco 11,15, Giovanni 2,14-15). Una delle missioni di Gesù era di eliminare il sacrificio animale e la crudeltà verso gli animali (Ebrei 10.5-10). Troviamo specialmente in Isaia dove Gesù disprezza il massacro e lo spargimento di sangue di uomini e animali. Dichiara (1,15) che Dio non ascolta le preghiere degli assassini animali: "Ma le tue iniquità hanno separato te e il tuo Dio. E i tuoi peccati ti hanno nascosto la sua faccia, così che Lui non ascolti. Perché le tue mani sono macchiate di sangue. . . I loro piedi corrono verso il male e si affrettano a versare sangue innocente. . . non conoscono le vie della pace ". Isaia si lamenta anche di aver visto," Gioia e allegrezza, macellazione di bestiame e uccisione di pecore, consumo di carne e consumo di vino, come pensavi, 'mangiamo e beviamo, per domani noi moriamo. '"(22.13) È anche stabilito nella Bibbia (Isaia 66,3): "Chi uccide un bue è come se uccidesse un uomo". A questo proposito San Basilio (320-379 d.C.) insegnava: "Il vapore della carne daruccide la luce dello spirito. Difficilmente si può avere virtù se si gustano pasti a base di carne e di carne. "Quindi dovremmo trovare alternative all'uccidere gli animali per soddisfare i nostri appetiti, specialmente quando ci sono molti altri cibi sani disponibili. Altrimenti, devono esserci reazioni a tale violenza. Non possiamo aspettarci la pace nel mondo se continuiamo a uccidere inutilmente tanti milioni di animali per il consumo di carne o per abuso. Il terzo fattore per essere vegetariani è il karma. Come afferma la seconda legge della termodinamica, per ogni azione deve esserci una reazione uguale e contraria. Sulla scala universale questa è chiamata la legge del karma, il che significa che ciò che gira intorno viene fuori. Questo riguarda ogni individuo, così come le comunità e i paesi. Come la nazione semina, così raccoglierà. Questo è qualcosa che dovremmo prendere molto seriamente, specialmente nel nostro tentativo di portare pace, armonia e unità nel mondo. Se tanta violenza viene prodotta dall'uccisione di animali, dove pensi che le reazioni a questa violenza vadano? Ci torna in tanti modi, come la forma del crimine di quartiere e della comunità e le guerre mondiali. La violenza genera violenza. Pertanto, questo proseguirà a meno che non sappiamo come cambiare.Isaac Bashevis Singer, che ha vinto il Premio Nobel per la letteratura, ha chiesto: "Come possiamo pregare Dio con misericordia se noi stessi non abbiamo pietà? Come possiamo parlare di diritti e giustizia se prendiamo una creatura innocente e versiamo il suo sangue? "Continuò dicendo:" Personalmente credo che finché gli esseri umani verseranno il sangue degli animali, non ci sarà mai alcuna pace . "In conclusione, possiamo citare il numero del 10 marzo 1966 de L'Osservatore della Domenica, il settimanale vaticano, in cui mons. Ferdinando Lambruschini ha scritto: "La condotta dell'uomo nei confronti degli animali dovrebbe essere regolata dalla giusta ragione, che proibisce di infliggere loro dolore e sofferenza senza scopo. Maltrattarli e farli soffrire senza ragione è un atto di deplorevole crudeltà da condannare da un punto di vista cristiano. Farli soffrire per il proprio piacere è un'esibizione di sadismo che ogni moralista deve denunciare. "Mangiare gli animali per il piacere della propria lingua quando ci sono molti altri cibi disponibili certamente si adatta a questa forma di sadismo. È ovvio che questo è controproducente per ogni pace, unità o progresso spirituale che desideriamo fare. È una delle cose che dobbiamo considerare seriamente se vogliamo migliorare noi stessi o il mondo. Quindi ecco alcuni motivi per cui una persona sinceramente spirituale sceglierà di essere vegetariana.

VALORE VEGETARIANO

Nel processo di bhakti-yoga, la devozione va oltre il semplice vegetarianismo e il cibo diventa un mezzo per il progresso spirituale. Nella Bhagavad-gita, il Signore Krishna dice: "Tutto ciò che fai, tutto ciò che mangi, tutto ciò che offri e reggi, così come tutte le austerità che puoi compiere, dovrebbero essere fatte come offerta a Me". ciò che mangiamo al Signore è parte integrante del bhakti-yoga e rende il cibo benedetto con potenze spirituali. Allora tale cibo è chiamato prasadam, o la misericordia del Signore. Il Signore descrive anche ciò che accetta come offerta: "Se uno mi offre con amore e devozione una foglia, un fiore, un frutto o acqua, lo accetterò". Così , possiamo vedere che il Signore accetta frutta, cereali e cibi vegetariani. Il Signore non accetta cibi come carne, pesce o uova, ma solo quelli che sono puri e naturalmente disponibili senza danneggiare gli altri. Quindi sul sentiero spirituale mangiare cibo che viene offerto a Dio è la perfezione ultima di una dieta vegetariana. La letteratura Vedica spiega che lo scopo della vita umana è risvegliare la relazione originale dell'anima con Dio, e accettare il prasadam è il modo per aiutarci a raggiungere questo obiettivo.

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