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Chignolo d'isola - Villag. Hare Krishna (BG)
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Krishna è il padre

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Krishna è il Padre e Cristo è il Figlio

Chi conosce Cristo in verità, conosce Krishna e chi conosce Krishna in verità, conosce Cristo.

Che cosa significa per voi la festa di Natale? Per molti nel mondo occidentale non significa nulla più che una festa di famiglia, dove si scambiano i regali, si beve del vino e si guarda la televisione. Per qualcuno però non è andato perduto il vero significato della festa natalizia. E' tempo di ricordare e glorificare l'avvento di Gesù Cristo.

Nonostante il Natale abbia un posto importante nella vita sentimentale dei cattolici credenti, l'origine di questa ricorrenza rimane, come tante cose nel cristianesimo, in un buio enigmatico. La data esatta della nascita di Gesù Cristo non si è mai saputa. Il giorno tradizionale del 25 dicembre si riferisce in realtà alla festa pagana del solstizio, che nell'anno 354 d.C. i cristiani romani hanno dichiarato festa per la nascita di Cristo. Altrettanto poco si sa sull'aspetto fisico di Gesù Cristo.

Visti questi punti così oscuri riguardo al Signore Gesù, potremmo porci una domanda di fondamentale importanza, vale a dire: "Chi è Gesù Cristo?" Per rispondere a questa domanda non sarebbe assurdo affermare che ogni cristiano ha il suo Cristo personale, perché ovviamente non esiste più nel cristianesimo un Cristo uguale per tutti.

Come dice in una sua lettera un nostro lettore cristiano di Marktredwiz, Thomas Flugel, i cristiani di oggi non hanno più bisogno di un Cristo uguale per tutti. Ciascuna delle persone moderne e liberali che hanno scoperto l'amore per Gesù, lo vede a modo suo, a seconda di come egli si è manifestato nel loro cuore. In altre parole, amare e conoscere Cristo è diventato un fatto di credo individuale, almeno questo è il pensiero che Martin Lutero ha diffuso profondamente in tutto il mondo.

Ma è sufficiente credere alle parole di Lutero, per capire l'essenza trascendentale di Cristo? Potremo veramente, come prometteva Martin Lutero, seguendo la nostra interpretazione soggettiva e volubile del Vangelo, capire ciò che il Signore Supremo ci ha voluto comunicare attraverso Cristo?

Tra il cristianesimo, ispirato agli insegnamenti di Lutero e il cristianesimo del Nuovo Testamento, c'è senz'altro un insuperabile contraddizione, visto che non c'è più un Cristo uguale per tutti, uno che tutte le tendenze cristiane possano accettare, non esiste più neanche una formula comune per esprimere l'amore per Cristo.

Ma il Nuovo Testamento esprime con chiarezza cosa significa amare veramente Cristo: "Se mi amate, osservate i miei comandamenti" (Giov. 14.15), "Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel Suo amore." (Giov. 15.10)

Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada metteva in discussione sempre la seguente domanda, riguardo ai moderni cristiani: "Dov'è il vostro amore per Dio?" Molti cristiani sostengono di non vedere la necessità di avere un Cristo uguale per tutti, perché tutti i cristiani amano Cristo in un modo individuale. Ma quanti di coloro che amano Cristo ubbidiscono ai suoi comandamenti? Quanti di loro hanno smesso di "uccidere" nel senso più vasto del termine, come indicato nel comandamento ebraico "lo tirzach" (non uccidere)? Quanti hanno smesso di desiderare delle donne, anche con la mente, come comandava Gesù (Matteo 5.28)? Come la mettiamo col divorzio, che Cristo ha proibito, se non nel caso di prostituzione, come viene descritto da Matteo 19.9? E chi dei cristiani di oggi si prodiga per diventare un "eunuco di Dio" come raccomanda Gesù a Matteo (19.12)?

Tutte queste regole severe degli albori del cristianesimo sono state eliminate da tanto tempo con una retorica sdolcinata da parte di teologi liberali. Come disse Gesù stesso dei religiosi del suo tempo: "Così anche voi, all'esterno apparite giusti davanti agli uomini, ma all'interno siete pieni di ipocrisia" (Matteo 23.28).

Tutti i comandamenti che possiamo leggere nei Vangeli sono solamente una conseguenza logica del comandamento che Gesù indica come il suo comandamento più importante: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei precetti" (Matteo 22.3738)

I cristiani moderni non osservano neanche i comandamenti minori, come possono sostenere di osservare il comandamento più grande? Per poter amare Dio, bisogna conoscerLo, ma oggi difficilmente i cristiani possono affermare di conoscere il figlio di Dio, Gesù Cristo, per non parlare di suo Padre. Per amare Dio e conoscerLo bisogna essere, come Gesù, un puro figlio di Dio: "Non che alcuno abbia visto il Padre se non colui che è da Dio; lui ha visto il Padre." (Giov. 6.46)

Basandoci sulle indicazioni del Nuovo Testamento possiamo erigere una formula semplice per scoprire chi è un vero cristiano. Colui che ama e conosce Gesù, osservando i suoi comandamenti, viene innalzato attraverso la sua misericordia alla posizione di poter conoscere ed amare Dio.

Tutti i cristiani dicono che solamente Gesù può essere considerato il vero figlio di Dio: Perché "La gloria di Dio è irraggiungibile per tutta l'umanità" sostengono. Ma malgrado la sua elevata posizione, Gesù ha dato ai suoi discepoli l'istruzione di diventare uguali a lui attraverso l'osservanza dei suoi comandamenti.
Chi si atterrà a queste regole, diventerà un puro figlio di Dio: "A quanti però lo accolsero e credettero nel suo nome diede il potere di diventare figli di Dio." (Giov. 1.12)

Santo Stefano, per esempio, era un cristiano così, i suoi ultimi momenti di vita vengono descritti nel modo seguente: "Ma egli, pieno di Spirito Santo, guardando fisso verso il cielo vide la gloria di Dio e Gesù che stava in piedi alla destra di Dio" (Atti 755).

Gli occhi di Stefano sono stati aperti dall'amore devozionale verso il suo maestro spirituale, Gesù Cristo, in modo da poter vedere la realtà trascendentale, eterna, al di là delle forme illusorie e temporanee di questo mondo materiale. Molto rilevante è a questo proposito la realizzazione personale di Stefano riguardante la relazione tra il Signore Supremo e Suo figlio, Gesù Cristo.

Chi è questo Dio, il Padre di Cristo, che Santo Stefano ha realizzato? Nell'Antico Testamento il Signore era apparso soltanto davanti agli anziani e ai profeti d'Israele  per esempio come cespuglio in fiamme, come colomba, come colonna di fuoco di notte e come nuvola di giorno e così via. Ma la sua forma personale trascendentale è sempre rimasta nascosta ai loro sguardi: "Voi non avete mai ascoltato la sua voce, né avete mai visto la sua figura" (Giov. 5.37).

Ciò nonostante ci sono nelle Scritture ebraicocristiane degli accenni alla sublime dolcezza e bellezza della forma spirituale del Signore. Secondo alcuni mistici medioevali, come per esempio Giovanni della Croce, lo scambio tra l'amante e l'amata, come viene descritto nel Cantico dei Cantici, non è una poesia d'amore, ma un cenno alla intima relazione amorosa trascendentale tra l'anima realizzata e la Persona Suprema.

Nel V capitolo di questo libro il poeta invoca così l'amore del Signore: "Il Suo capo è oro finissimo, le Sue chiome sono come germogli di palma e nere come il corvo. Gli occhi Suoi sono come colombe lungo ruscelli d'acqua: lavate nel latte e posate lungo copiose correnti. Le Sue gote sono come aiuole d'aranci piantate da profumieri. Le Sue labbra sono gigli e stillano mirra vergine. Le Sue mani fatte a tornio, sono d'oro e piene di giacinti. Il Suo corpo è avorio smaltato di zaffiri. Le Sue gambe sono colonne di marmo posate sopra basi d'oro. Ha l'aspetto del Libano, è distinto come il cedro. La Sua gola è soavissima, Egli è tutto una delizia". (Cantico dei Cantici 5. 11-16)

Gesù doveva in primo luogo insegnare le regole più importanti per una vita semplice e morale. I cristiani moderni, che non osservano né i comandamenti di Cristo, né possono dare una risposta chiara alla domanda: "Chi è Dio, il Padre?", ci rimproverano spesso, quando spieghiamo che il Dio della loro tradizione è lo stesso che glorifichiamo noi. "Cristo non ha mai parlato di Krishna", rispondono indignati.

Il nome "Krishna" è introvabile sia nell'Antico Testamento che nel Nuovo Testamento. Non vedono tuttavia il bosco pieno di alberi, perché il nome "Krishna" è già contenuto nel nome di "Cristos". La lingua greca, lingua originale del Nuovo Testamento, dalla quale abbiamo adottato il nome di Cristo, è strettamente imparentata con il sanscrito, madre di tutte le lingue indoeuropee. Inoltre circa trecento anni prima che Gesù camminasse su questa Terra, Alessandro il Grande, conquistò il nordovest dell'India. Di conseguenza i Greci erano già a conoscenza dell'avatara Krishna, il Signore nato a Vrndavana da una famiglia di semplici pastori. Per questo non bisogna meravigliarsi se la parola greca equivalente ad avatara "Messia" sia Cristos.

Nella stessa parola che indica la divinità di Gesù Cristo il figlio di Dio, è incluso anche il nome del Padre  Krishna. Non si trova Krishna nelle Scritture cristiane? La prossima volta che Krishna scenderà su questa Terra sarà alla fine del kaliyuga, un'era molto degenerata. Il Signore apparirà come Kalki avatara.

Secondo lo SrimadBhagavatam, la Scrittura sacra antica di cinquemila anni, che descrive l'incarnazione del Signore Supremo, l'era del kaliyuga è già incominciata e peggiorerà sempre di più, finché dopo molte migliaia di anni gli esseri umani saranno quasi completamente atei con un grado di civilizzazione animalesca. In quel tempo Dio, la Persona Suprema, in veste di Kalki avatara, con una corona sul capo, armeggiando una spada e cavalcando un cavallo bianco, punirà i furfanti. Con occhi rossi per l'ira annienterà tutti gli esseri umani, a parte i Suoi devoti, che prenderanno in consegna la Terra e inizieranno la seguente era, il satyayuga, l'era della verità. Preghiamo i nostri lettori cristiani scettici di leggere il capitolo dell'Apocalisse di San Giovanni, dove possiamo trovare la descrizione della fine dell'era dei grandi peccati sulla Terra.

Egli appare e "Suo nome è il Verbo". Egli cavalca un cavallo bianco e "I Suoi occhi sono come fiamma ardente, sul capo numerosi diademi". "Dalla Sua bocca esce una spada affilata per colpire con essa la gente... è Lui che pigerà il tino dell'ira furente di Dio, l'Onnipotente". Ci si può senz'altro chiedere come mai le informazioni su Krishna sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento siano così vaghe e celate. La colpa è dei destinatari di queste Scritture, che appartenevano alla classe degli yavana (barbari, carnivori), che non erano né molto intelligenti, né molto credenti.

Gesù doveva innanzitutto insegnare loro le regole più importanti per una vita semplice e morale. A questo scopo doveva perfino mettere in mostra i suoi poteri mistici, per poter avvicinare gli ascoltatori duri di comprendonio e portar loro il suo messaggio. Ecco perché diceva: "Se non vedete segni e prodigi voi proprio non credete". (Giov. 4.48), oppure: "Per questo parlo loro in parabole, perché vedendo non vedono, udendo non odono né comprendono" (Matteo 13.13), oppure: "Ancora molte cose ho da dirvi, ma non le potete portare per ora" (Giov. 16. 12).

Osserviamo adesso i caratteri dei suoi apostoli ai quali rivelava più che agli altri: per esempio Giuda Iscariota lo tradì, Pietro lo rinnegò tre volte dopo la sua condanna e non si trovò nessuno per la difesa. Tommaso non poté credere che egli fosse risorto. Non ci si meraviglia che Gesù li avesse biasimati: "Generazione incredula e perversa, fino a quando dovrò restare con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi?" (Matteo 17.17)

Nonostante la Bibbia non descriva molto chiaramente l'Essere Supremo e Assoluto, indica senza equivoco il metodo per avvicinarLo: "...e chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato" (Lettera ai Romani, la 13); "Salvami per il Tuo nome, o Dio" (Salmi, 54.3); "Innalza a Dio voci di giubilo, o Terra tutta quanta. Cantate salmi a Suo nome" (Salmi 65.2). Quali nomi di Dio dobbiamo cantare? Ha Dio un nome solo? Naturalmente no. Solamente nella Bibbia troviamo molti nomi sacri come Geova, Adonai, Elohim ed Eli. La lista non si ferma qui, perché Dio viene glorificato in tutto il mondo con tanti altri nomi, come viene confermato nel salmo 48.11: "Come il Tuo nome, o Dio, così la Tua lode giunge agli ultimi confini del mondo".

Sri Caitanya Mahaprabhu, la manifestazione di Krishna che cinquecento anni fa è apparsa in India per insegnare a tutta l'umanità la religione universale del canto del Santo Nome, diceva in una preghiera: "O mio Signore, il Tuo Santo Nome soltanto può concedere a tutti gli esseri viventi tutte le benedizioni e per questo Tu hai centinaia, migliaia di nomi, come Krishna e Govinda. Questi nomi trascendentali Tu li hai dotati di tutte le Tue trascendentali energie.

Non esiste neppure una regola rigida per cantare questi nomi". Dopo di che Egli Si vestì del ruolo di anima condizionata, per venire in aiuto a tutti i miscredenti che oggigiorno si trovano in tutte le religioni (siano essi cristiani, induisti, buddisti, o musulmani) e con umiltà disse: "O mio Signore, nella Tua infinita generosità ci dai la possibilità di avvicinarTi semplicemente attraverso i Tuoi Santi Nomi, ma Io sono così sfortunato perché non sono attratto da essi."

L'indifferenza verso la misericordia del Signore nella Sua forma del Santo Nome, viene spesso manifestata molto chiaramente da parte di molti sedicenti cristiani che solo per l'appartenenza formale ad una certa Chiesa si dichiarano "salvati". Riempiono le loro giornate di cose mondane e senza senso, e dedicano solamente una o due ore della domenica a Dio, per poi condannare i "noncristiani" che si prodigano ventiquattro ore al giorno per meditare sul Santo Nome di Krishna.

Noi non vogliamo prescrivere loro dei doveri religiosi al di fuori della loro tradizione, basta che seguano l'esempio dato dai loro maestri: "Benedirò il Signore in ogni tempo ed avrò sempre la Sua lode sulla mia bocca" (Salmi, 33.2)

Non è nel nostro intento criticare gli altri per motivi settari. Vorremmo solamente ricordare ai nostri fratelli cristiani che il vero traguardo della religione non consiste nel sedersi comodamente in questo mondo pieno di sofferenza, di nascite e morti, ma di risvegliare nel nostro cuore l'amore per Dio, in modo da poter assaporare in ogni momento la compagnia del Signore, sia in questo mondo che nel prossimo.

Il Signore Si è reso facilmente avvicinabile attraverso il canto dei Suoi Santi Nomi, e noi preghiamo umilmente chi ha difficoltà nel glorificare il Signore cantando i Suoi Santi Nomi  ed essere in questo modo regolarmente in contatto con Lui  di stare un po' in nostra compagnia per imparare il canto del mantra: Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare/Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare.

Semplicemente attraverso il canto regolare di questo maha-mantra (Il grande canto della liberazione) si adempiono tutti i doveri religiosi di tutte le Scritture del mondo, ci si immerge nello splendore di Dio e la mente e i sensi vengono soddisfatti senza difficoltà. In questo modo non si è più disturbati da desideri lussuriosi, condannati sia da Gesù Cristo che da molti altri maestri santi, sia dell'Est che dell'Ovest.

Srila Rupa Gosvami, uno dei discepoli più intimi di Sri Caitanya, scriveva: "Non so quanto nettare abbiano prodotto le due sillabe Krishna. Quando si canta il Santo Nome del Signore sembra che danzi sulla bocca e noi desideriamo avere molte, moltissime bocche. Quando quel nome entra nell'orecchio, desideriamo avere milioni di orecchie. E quando il Santo Nome danza nel cortile del cuore, la mente è finalmente calma e i sensi tranquilli. (Caitanyacaritamrta, Antyalila 1.99)

Quando i nostri cuori si saranno purificati completamente tramite il canto dei Santi Nomi, si schiuderanno i nostri occhi e il regno nascosto e le attività del Signore Supremo, Dio, diventeranno visibili. Quando il devoto ha assaporato la nettarea compagnia del Signore, perde qualsiasi interesse per i resti già masticati dei futili piaceri materiali, nei quali molti degli uomini ipocriti sono coinvolti oggigiorno, come per esempio il sesso, la droga, il consumo di carne, la musica mondana, ecc.

Srila Narottama dasa Thakura ha scritto a proposito dell'esperienza trascendentale e profonda che ci è accessibile attraverso i Santi Nomi di Krishna: "Il luogo meraviglioso, Vrndavana, è un regno trascendentale nel mondo spirituale e consiste unicamente della pietra filosofale. Ci sono tanti meravigliosi templi di pietre preziose e i cigni rajahamsa giocano nelle acque della Yamuna che attraversa il paesaggio trascendentale. In questo fiume sacro c'è un bellissimo fiore di loto d'oro con cento petali."

"Nel mezzo di questo fiore di loto c'è una piattaforma d'oro circondata da otto petali. Su questi otto petali stanno le otto più importanti servitrici, iniziando da Lalita e Visakha. Sulla piattaforma è seduta in un trono d'oro la coppia divina. La bella Radhika è accanto a Sri Krishna. La bellezza e la grazia delle forme di Sri Sri RadhaGovinda nelle Loro conversazioni con sorrisi e risa, spruzzano fiumi di nettare".

Narottama dasa dice: "Possano questi giochi eterni, pieni di felicità trascendentale, essere per sempre presenti nel mio cuore."




Ricorrenze del mese

Sri Ramananda Raya

Krishna Phula Dola - Salila vihara

Sri Paramesvari Das Thakura

Sri Madhavendra Puri

Sri Sri Radha-ramana Devaji

Sri Srinivasa Acarya

Nrisimha Caturdasi

Sri Jayananda Prabhu

Sri Madhu Pandita

Srimati Jahnava Devi

Srimati Sita Devi

Candana Yatra

Sri Gadadhara Pandita

Srila Vrindavana Das Thakura

Srimati Gangamata Gosvamini

Sri Baladeva Vidyabhusana

Tulasi Jala Dan (fine)

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