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Chignolo d'isola - Villag. Hare Krishna (BG)
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Capitolo 05

V° CAPITOLO

Karma-Yoga - L'azione nella coscienza di Krishna

Questo capitolo, karma-yoga o l'azione nella coscienza di Krishna contiene la verità fondamentale della libertà dalle reazioni per coloro che sono impegnati in attività tese alla soddisfazione del Supremo, cioè chi agisce per la soddisfazione di Dio, della Persona Suprema non ha bisogno di rinunciare ad agire per essere liberato, per essere felice, ma può continuare ad agire perché le azioni che svolge sono libere dalle reazioni, libere dalle conseguenze dell'azione, perciò non esiste peccato o colpa per chi agisce in questo modo per la soddisfazione del Supremo, non solo non esiste peccato o colpa ma il Supremo, la Persona Suprema è soddisfatta di lui e questo significa il ristabilimento, il reinserimento di quell'anima nella vita spirituale perfettamente gioiosa della Coscienza di Krishna. Questo è il contenuto di questo capitolo. Come Krishna lo spiega, adesso lo illustriamo. Se ricordate nel secondo capitolo il Signore aveva parlato, aveva illustrato il contenuto della Bhagavad-Gita succintamente ad Arjuna. Nel terzo capitolo il Signore aveva già parlato del karma-yoga cioè dell'azione svolta per la soddisfazione del Signore stesso, cioè uno doveva agire in uno spirito di sacrificio, e aveva detto alla fine del capitolo, che una persona che ha raggiunto il livello di conoscenza non è più tenuta ad agire, non ha più doveri da compiere, questo aveva detto il Signore, se uno raggiunge il livello della perfetta conoscenza, non ha più doveri da compiere, non è costretto ad agire o fare nulla in particolare.


Poi nel quarto capitolo, il Signore aveva detto che la conoscenza perfetta è il culmine di tutti i sacrifici cioè qualsiasi cosa uno faccia culmina nella conoscenza perfetta e la conoscenza perfetta ti libera completamente. A questo punto, Arjuna è perplesso perché alla fine del quarto capitolo Krishna gli aveva detto: "Poiché la conoscenza perfetta ti libera da qualsiasi, ti pone al di sopra di qualsiasi altra considerazione, combatti!" Arjuna è perplesso non capisce, pensa, da un canto Krishna mi dice che devo vivere in perfetta conoscenza e perciò liberarmi dalle azioni che mi portano delle conseguenze nefaste, dall'altro canto mi spinge ad agire, sembra una contraddizione ad Arjuna, non capisce che l'azione devozionale è libera dalle conseguenze; allora chiede a Krishna: "Ma cosa devo fare? Devo agire con devozione o devo astenermi dall'azione e sviluppare conoscenza?" Eh!? "Devo agire con devozione o astenermi dall'azione sviluppando conoscenza, quali delle due cose devo fare?" E Krishna gli spiega subito, guarda che sicuramente anche chi smette di agire e sviluppa conoscenza arriverà alla liberazione ma tra le due cose, tra lo smettere di agire e sviluppare conoscenza e l'agire con devozione, l'agire con devozione è molto meglio.


L'agire con devozione è molto meglio perché ti situa immediatamente nella tua posizione costituzionale, ti situa immediatamente in quella posizione. Krishna spiega e dice anche che chi pensa che ci sia una differenza tra la ricerca filosofica e l'azione devozionale, questa persona, non ha ben capito, non ha ben capito, dice Krishna, non esiste differenza fra le due, ma l'azione devozionale è migliore perché ti dà la possibilità di impegnare le tue energie, le tue risorse nel servizio al Signore direttamente. Non devi sottoporti a un processo di rinuncia difficile e anche un po' artificiale, smettere di agire, smettere di utilizzare i tuoi sensi, smettere di vedere, di ascoltare, di gustare, smettere di fare tutte queste cose, cessare completamente le attività della mente, dell'intelligenza per riuscire a diventare introspettivo al punto tale da raggiungere la conoscenza dell'Anima Suprema, è molto difficile, può diventare anche artificiale perché la tua natura è essere attivo, come anima devi essere attiva, attivamente impegnato, l'anima è così attiva nel corpo, il corpo è attivo perché c'è l'anima. L'anima deve essere attiva, e il tentare di eliminare le attività del corpo è molto artificiale. Infatti Srila Prabhupada nella spiegazione menziona un verso di Srila Rupa Gosvami: (B.G. pag. 257)

prapancikataya buddhya hari-sambandhi-vastunah
mumuksubhih pryago vairagyam phalgu kathyate

E' una persona illusa colui che interrompendo il contatto dei sensi con i loro oggetti perché non vede la relazione che esiste tra gli quegli oggetti e Krishna, non vede che essi appartengono a Krishna, pensa di potersi situare su un piano di perfetta rinuncia, interrompendo appunto il contatto dei sensi coi loro oggetti, è una persona illusa, la sua rinuncia non è completa; ciò significa che è vera completa rinuncia solo quella di colui che non desidera i frutti dell'azione; cioè non smette di mettere in contatto i sensi con gli oggetti ma smette di desiderare i frutti che quel contatto genera. Il contatto dei sensi con gli oggetti dei sensi significa azione, in questo mondo e l'azione porta un risultato, porta un frutto, questo frutto, questo risultato del contatto non ci appartiene, appartiene al Signore. Quando uno agisce in questa coscienza, allora è un sannyasi, è una persona veramente rinunciata. Questa è la vera posizione e il vero significato dell'azione in Coscienza di Krishna.

Krishna continuerà a spiegare ad Arjuna la posizione di colui che ha capito questo principio; quella persona è gioiosa, è felice, è soddisfatta, la sua coscienza è come una foglia del loto, Krishna dice: "I fiori di loto crescono anche in luoghi sporchi, in stagni la cui acqua non è limpida, chiara, cristallina. Lo stagno può essere anche acqua torbida, non c'è ricambio nello stagno, l'acqua è torbida ma il loto cresce, il gambo è nell'acqua ma il fiore e la foglia emergono dall'acqua, sono situate al di sopra dell'acqua e non toccano mai l'acqua; allora una persona che agisce in Coscienza di Krishna compie svariatissime attività in questo mondo, Arjuna non dobbiamo dimenticarlo, fa il guerriero, è un guerriero, una delle attività più cruente, difficili da fare, che impongono di uccidere la persona che gli sta davanti, non di vendergli un chilo di pane, non di fargli la permanente, ma di uccidere la persona che gli sta davanti! Non è un barbiere o un panettiere, Arjuna è un guerriero, deve uccidere quelli che gli sono davanti, non può dare un chilo di pane all'avversario sul campo di battaglia, deve uccidere! Anche compiendo quel tipo di attività, che è naturale per Arjuna perché questa è la sua funzione, il suo dovere nell'ambito sociale, ecc., anche compiendo un tipo di attività così nefasto, cruento, lui può essere interiormente felice, soddisfatto, consapevole di servire Krishna, di compiere un atto che è la fonte di soddisfazione per il Signore e perciò essere felice. Felice significa che tante diverse cose possono accadere da un punto di vista esteriore, ma lui è come una foglia del loto che è al di sopra dell'acqua.

Questa è la posizione di una persona felice in Coscienza di Krishna. Krishna, dice che quell'anima che ha compreso la differenza tra se e il corpo, ha capito che le attività che svolge, se sono svolte per la soddisfazione del Signore non lo faranno identificare con quel corpo. asann api klesasa asa dehah (S.B., 5.5.4), un corpo che è praticamente un peso per l'anima, ma lui capisce di non essere il corpo e agisce, utilizza quel corpo per la soddisfazione del Signore, allora vive felice in quel corpo, dice Krishna "vive felice nella città dalle nove porte". Il corpo è chiamato anche la città dalle nove porte perché ha nove orifizi, nove aperture, allora, lui è felice in quella città perché sa di non essere la causa dell'azione, sa che il Signore, in ultima analisi, è la causa dell'azione. Krishna spiega, sempre in questo capitolo, in un paio di versi che l'anima vive nel corpo e il corpo è gestito; utilizzato, programmato ad agire dalle influenze della natura materiale. L'anima crede di essere il controllore del corpo, ma in effetti questo corpo è programmato ad agire e di conseguenza la posizione dell'anima è molto precaria, praticamente è condizionata, vive una vita condizionata, regolata, guidata dal corpo che è nelle mani della natura materiale, siamo strumento della natura materiale. Allora, Krishna continua, nell'ultima parte di questo capitolo, spiega ad Arjuna che si, che l'anima è soggiogata dal corpo, è controllata dal corpo ma, se dedica questo corpo, se dedica la propria intelligenza:

VERSO 17


tad-buddhayas tad-atmanas
tan-nisthas tat-parayanah
gacchanty apunar-avrttim
jnana-nirdhuta-kalmasah

La persona che dedica la propria vita, la propria intelligenza, la propria mente, tan-nisthas, la propria determinazione, fa di Krishna il traguardo della propria vita, gacchanty apunar-avrittim jnana-nirdhuta-kalmasah, progredisce sul sentiero della liberazione con perfetta conoscenza, progredisce, fa un progresso stabile. Allora, si uno ha questo corpo, questo corpo è fonte di condizionamento, ma è fonte di condizionamento solo perché uno lo usa egoisticamente; usa i sensi, usa la mente, usa l'intelligenza, si prefigge dei traguardi su basi egoistiche, sulla base di considerazioni personali, si soddisfazione personale; se uno evita di fare così ma utilizza tutto per la soddisfazione del Signore, la visione si allarga immediatamente, immediatamente e uno trascende la visione ristretta dell'identificazione con il corpo e diventa, gli diventa possibile subito capire il motivo del Signore, la visione del Signore, infatti nel verso dopo Krishna dice:

VERSO 18


vidya-vinaya-sampanne
brahmane gavi hastini
suni caiva svapake ca
panditah sama-darsinah

Dice, vidya-vinaya-sampanne, una persona che vede, che guarda, dopo che ha dedicato la propria intelligenza, la propria mente, il proprio rifugio, ha fatto del proprio traguardo, Krishna, quella persona come vede il mondo? Vede brahmane gavi hastini suni caiva svapake ca, vede, un brahmana, una mucca, hastini, un elefante, suni, un cane e anche un mangiatore di cani, sono una specie umana molto degradata e mangiano i cani (come nella seconda guerra mondiale mangiavano i cani e i gatti, i topi), allora vedono tutte queste persone con occhio equanime, con una visione equanime, non dice: "Questo è un brahmana, è molto interessante, questo è un cane, non mi interessa può morire; cioè non qualifica le persone per il loro corpo, ma il significato di ognuno è la presenza del Signore nel cuore e il fatto che l'anima è trascendentale, trascendente, supera i limiti impostogli dal corpo. Questo è il punto. Allora, questa visione viene a che dedica la propria vita a compiere azioni per la soddisfazione del Signore; questa visione non viene, non compare nella mente di coloro che vivono per utilizzare il corpo per la loro gratificazione dei sensi, per la loro stessa gratificazione perché il Signore allarga la visione, fa vedere come Lui è presente nel cuore di tutti a chi vuole usare i propri sensi e perciò gli oggetti sei sensi, che sono i corpi altrui, per la Sua soddisfazione, ma limita questa visione, nega questa visione a coloro che vogliono usare gli oggetti dei sensi cioè i corpi altrui per la loro soddisfazione egoistica. Krishna continua e descrive ad Arjuna la posizione di quest'anima che con determinazione e con solidità spirituale è libera dal peccato, è libera dal condizionamento della natura materiale. Quali sono i frutti del condizionamento della natura materiale? Sono: la lussuria, la rabbia, infatti Krishna dice:

VERSO 26


kama-krodha-vimuktanam
yatinam yata-cetasam
abhito brahma-nirvanam
vartate viditatmanam

Coloro che si sono liberati dalla lussuria e dalla rabbia, queste persone sante che si sforzano di progredire, stanno facendo degli sforzi seri per liberarsi dalla lussuria e dalla rabbia, hanno capito che l'attività deve essere svolta per la soddisfazione del Signore, hanno capito! E allora si sforzano quando c'è da decidere se "faccio qualcosa per la mia lussuria, per la mia soddisfazione? No, non lo faccio! Faccio per la soddisfazione di Krishna"! Allora Krishna dice per queste persone: abhito brahma-nirvanam vartate viditatmanam molto presto c'è la liberazione nel Supremo vartate viditatmanam, entreranno in uno stato liberato, brahma-nirvanam, nel Supremo, molto presto. Questa è la posizione di chi ha deciso di agire in Coscienza di Krishna. Alla fine del capitolo c'è un verso molto bello e famoso che Srila Prabhupada menziona molto spesso, ha detto che è "la formula della pace"; l'ha chiamato la formula della pace, perché? Perché tutti devono agire in questo mondo nessuno può smettere di agire. Purtroppo quando le azioni vengono fatte in modo così scoordinato e irrazionale da tutti, ci sono degli scontri, ci sono delle incomprensioni; gli egoismi si scontrano, allora c'è la guerra, c'è il litigio, c'è l'incomprensione, ma questo verso è un verso che si applica a coloro che agiscono in Coscienza di Krishna, ai devoti del Signore; Srila Prabhupada lo chiama "la formula della pace" cioè il verso che contiene il segreto per far si che tutti agiscano armoniosamente, in questo mondo, per la soddisfazione del Signore.

VERSO 29

bhoktaram yajna-tapasam
sarva-loka-mahesvaram
suhrdam sarva-bhutanam
jnatva mam santim-rcchati

santim-ricchati, raggiungono la pace, saggi raggiungono la pace, ottengono la pace. Come? bhoktaram yajna-tapasam, dicendo di Me, vedendoMi come il beneficiario di tutti i sacrifici, yajna, sacrificio tapasam significa, austerità, sofferenza o sacrificio, anche gli sforzi che uno fa, i sacrifici che uno compie, bhoktaram, bhokta significa godimento, Io ne sono il beneficiario, Io sono Quello che ha il diritto di godere dei sacrifici che tutte le persone fanno. Chi Mi vede in questo modo, come beneficiario dei sacrifici, sarva-loka-mahesvaram, Mi vede anche come mahesvaram, il controllore Supremo, sarva-loka, di tutte le direzioni, di tutti i pianeti, tutte le città, tutti i villaggi, tutte le case, tutti i corpi, sarva-loka, ogni destinazione, ogni luogo, che sia infinitesimale o microscopico, chi Mi vede come il Supremo controllore, perché? Perché Krishna è presente ovunque: (Brahma Samhita 5.35)

eko 'py asau racayitum jagad-anda-kotim
yac-chaktir asti jagad-anda-caya yad-antah
andantara-stha-paramanu-cayantara-stam
govindam adi-purusam tam aham bhajami

E' presente ovunque, in ogni atomo, nell'universo intero; cioè chi sa che sono presente ovunque e il Mio controllo, sarva-loka-mahesvaram, la persona che ha capito chi è che controlla le cose e che non c'è niente al di fuori di Krishna e suhridam sarva-bhutanam "Sono l'amico più intimo di ogni essere vivente", l'amico più intimo, suhrdam, l'amico del cuore. Se qualcuno vivesse con noi nel nostro cuore, penseremmo che è la persona che ci conosce meglio, è la persona più intima; Krishna vive con noi nel cuore, suhridam sarva-bhutanam, "Sono nel cuore di tutti", suhridam sarva-bhutanam e perciò sono l'amico del cuore di ogni essere vivente". Allora i saggi che conoscono e capiscono questo, ottengono la pace ottengono la pace, ottengono la tranquillità, perché? Perché tutte le loro azioni sono sempre in coscienza di Krishna, sempre per la soddisfazione di Krishna. Praticamente questo quinto capitolo dà il segreto della Coscienza di Krishna. Il segreto della Coscienza di Krishna è che non esiste nulla al di fuori del Signore, non esiste nulla al di fuori di Krishna. Se si comprende questo, che non esiste nulla al di fuori di Krishna e che qualsiasi attività che noi svolgiamo dobbiamo metterla in relazione a Krishna, perché se non lo facciamo, viviamo nell'illusione, siamo illusi, perciò il segreto è capire che Krishna è tutto e qualsiasi attività deve essere in qualche modo legata a Lui. Questo è il punto della Coscienza di Krishna. Agire in questa coscienza è agire in Coscienza di Krishna è la perfezione di ogni essere vivente.


Riepilogando, questo capitolo Arjuna all'inizio è confuso, non capisce "devo agire in uno spirito di devozione in Coscienza di Krishna oppure devo elevarmi al di sopra dell'azione con la mia capacità speculativa, con la mia inattività, con la mia contemplazione?". Krishna risponde che si, anche la meditazione, anche lo sviluppo della conoscenza, la coltivazione della conoscenza può dare la liberazione dal condizionamento materiale, ma se agisci in uno spirito di devozione è meglio perché è più naturale, ti situi, ti collochi immediatamente nella tua posizione naturale che è quella di servitore del Signore. Questa è la Coscienza di Krishna. Poi continua a descrivere, in questo capitolo, lo stato gioioso di chi è impegnato in Coscienza di Krishna, la condizione gioiosa e felice di una persona che è in mezzo a tante attività a tante forme di contatto con i suoi sensi e i loro oggetti è al di sopra proprio come una foglia di loto al di sopra dello stagno, perché? Perché non c'è peccato nella sua azione, non c'è attività peccaminosa, non c'è il desiderio per il frutto dell'azione, si libera. Poi Krishna descrive che la condizione invece degli esseri normalmente è quella di essere soggiogati dal corpo, utilizzati, spinti dai loro sensi, perché il corpo è gestito da una natura che è la natura materiale, uno si trova in questa condizione, se però uno utilizza questo corpo, questa mente, questa intelligenza, prende rifugio in Krishna allora progredisce speditamente verso la liberazione, la sua visione cambia, vede tutti gli esseri viventi come facenti parte del Signore vede il Signore in ogni luogo, in ogni cuore, in ogni situazione, diventa libero dalla visione duale o dualistica della vita, vede che Krishna è dovunque o dappertutto, che Krishna è Tutto è in Krishna, praticamente e allora elimina la lussuria e la rabbia e presto si libera nel Supremo. Una volta che si libera nel Supremo, e consapevole che Krishna è il beneficiario di tutti i sacrifici, è il controllore di ogni sistema planetario, è l'amico intimo del cuore, e in questo modo si ha perfetta pace, la libertà dal desiderio dell'esistenza e situati in servizio devozionale al Signore.

(S.G. Madhusevita Prabhu - Brescia 1991)

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