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Le origini della sofferenza

Vrindavana, India — 4 Novembre 1976

Le origini della sofferenza

di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

Fondatore-Acarya dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna

Poiché non conosciamo le leggi sottili della natura, i nostri sforzi per ottenere la felicità in questo mondo spesso riescono solo ad accrescere la nostra sofferenza.

lokah svayam sreyasi nasta-dristir
yo ’rthan samiheta nikama-kamah
anyonya-vairah sukha-lesa-hetor
ananta-duakham ca na veda mudhah

“A causa dell’ignoranza, i materialisti non sanno niente del loro vero interesse, della via che permette di riuscire nella vita; i loro desideri lussuriosi li incatenano al godimento materiale e tutti i loro progetti sono concepiti a questo fine. Per la soddisfazione effimera dei loro sensi questi individui creano una società fondata sull’invidia. Questa mentalità li fa sprofondare in un oceano di sofferenze e nella loro stupidità essi non se ne rendono neppure conto.” – Srimad-Bhagavatam 5.5.16

Questa è la descrizione del mondo materiale. Anyonya-vairah: sono tutti invidiosi l’uno dell’altro. Questo è il mondo materiale: io sono invidioso di te e tu sei invidioso di me. Si può estendere questo principio alla famiglia, alla società, alla comunità e alla nazione, ma il principio fondamentale è l’invidia e nient’altro. Un verso all’inizio dello Srimad-Bhagavatam (1.1.2) descrive colui che è adatto ad accettare i principi spirituali del Bhagavatam: dharmah projjhita-kaitavo ’tra paramo nirmat-saranam. Il Bhagavatam è per le persone che non sono più invidiose. Gli invidiosi non possono accedere ai principi dello Srimad-Bhagavatam. Il mondo intero è fondato sul principio dell’invidia, anyonya-vairah. E qual è il risultato dell’invidia? Sukhalesa-hetu: una felicità temporanea. La natura del mondo materiale è tale da provocare una lotta continua tra una nazione e l’altra, tra una persona e l’altra, tra una comunità ed un’altra. Nonostante le molte leggi le persone lottano tra loro. Le Nazioni Unite sono state create per far cessare gli scontri tra le nazioni, ma che cosa sono le Nazioni Unite? L’ho già spiegato molte volte: sono un’assemblea di cani che abbaiano e basta. Le Nazioni “Unite” – non si uniranno mai. Si riuniranno per abbaiare. In quella sede abbiamo visto molte volte nazioni mostrare la loro invidia. Nella Bhagavad-gita (5.29) Krishna dice sarva-loka mahesvaram: “Sono il proprietario di tutti i pianeti,” ma noi affermiamo: “Questa è la mia nazione,” “Questa è l’India, la mia nazione,” “Questo è il mio Pakistan,” “Questa è la mia America,” “Questa è la mia Russia” – ed ecco i conflitti. Un gruppo dice di essere proprietario di una terra e un altro gruppo dice: “Questa terra non è vostra, è nostra.” Nonostante le Nazioni Unite, questi scontri continuano. Perché? Ananta-duakham ca na veda mudhah: le persone si procurano sofferenze di ogni genere, ma non lo sanno. Sono dei mascalzoni che affermano i propri diritti alla proprietà e per questa lottano; sono costretti a farlo perché si trovano nel mondo materiale, che determina una condizione di sofferenza.

Sri Krishna dice nella Bhagavad-gita (7.14) daivi hy esa guna-mayi mama maya duratyaya: “Questa Mia energia divina, costituita dalle tre influenze della natura materiale, è difficile da superare.” Ho citato questo esempio più volte: in una scuola l’insegnante costringe due ragazzi indisciplinati a tirarsi le orecchie a vicenda. Nel mondo materiale la natura costringe le anime ad agire nello stesso modo. Le persone hanno costruito ugra-karma – “attività orribili” – per distruggere questo mondo. La Russia ha armi nucleari e anche l’America le ha. Entrambe cercano l’opportunità di far cadere le bombe qua e là in modo che tutto venga distrutto. Le persone non conoscono lo scopo della vita e s’impegnano nell’ugra-karma creando motivi di ostilità. Nello Srimad-Bhagavatam (7.9.43) Prahlada Maharaja dice, soce tato vimukha-cetasah: “Mi preoccupo solo di questi mascalzoni.” Essendo un vaisnava, un devoto del Signore, Prahlada Maharaja non ha problemi. Un devoto si sentirà soddisfatto se avrà la possibilità di leggere e recitare lo Srimad-Bhagavatam ovunque, in qualunque parte del mondo, anche seduto sotto un albero. Se una persona è colta può leggere lo Srimad- Bhagavatam, ma anche se non lo è e non sa leggere non ha problemi, può cantare: Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare ed essere felice ovunque.

Il brahmana analfabeta

A questo proposito c’è un esempio pratico. Mentre Sri Caitanya Mahaprabhu viaggiava nell’India del sud vide un brahmana analfabeta che nel tempio di Ranganatha cercava di leggere la Bhagavad-gita. Molte persone venivano e lo criticavano. “Allora, brahmana, come fai a leggere la Bhagavad-gita?” Egli non rispose. Caitanya Mahaprabhu gli si avvicinò e vide che il brahmana guardava la Bhagavad-gita con le lacrime che gli scendevano lungo le guance, e comprese: “Questo è un puro devoto.” Allora gli chiese: “ Caro brahmana, che cosa leggi?” Il brahmana rispose: “Signore, non so leggere. Sono analfabeta e incapace di leggere il sanscrito.” Caitanya Mahaprabhu allora gli chiese: “Che cosa fai dunque?” “Il mio Guru Maharaja sapeva che sono analfabeta, tuttavia mi chiese di leggere ogni giorno la Bhagavad-gita. Perciò seguendo la sua indicazione cerco di leggere anche se non so che cosa c’è scritto.” “Oh, questo è molto bello”, disse Caitanya Mahaprabhu. “Stai eseguendo l’ordine del tuo Guru Maharaja, ma Mi sembra che tu stia piangendo. Perché piangi se non sai leggere?” “Perché non appena prendo in mano la Bhagavad-gita vedo il ritratto di Arjuna che chiede a Krishna di portare il suo carro sul campo di battaglia e Krishna che guida il carro su ordine di Arjuna. Questa immagine mi emoziona: ‘Oh, Krishna è così gentile, così buono. Nonostante che Egli sia Dio, la Persona Suprema, esegue l’ordine di un Suo devoto come se fosse un servitore.’

Quando sento questa emozione, piango: ‘Oh, com’è gentile Krishna e com’è misericordioso!’” Caitanya Mahaprabhu lo abbracciò. “Tu stai leggendo la Bhagavad-gita. Non importa essere letterati o colti o conoscere la grammatica e saper ingannare con le parole. Questo non è leggere. Se una persona comprende il significato della Bhagavad-gita, questo è leggere la Bhagavad-gita.” La coscienza di Krishna non dipende dalla cultura di una persona. Un devoto è soddisfatto se può pensare a Krishna. Krishna desidera questo.

man-mana bhava mad-bhakto
mad-yaji mam namaskuru
mam evaisyasi satyam te
pratijane priyo 'si me

“Pensa sempre a Me, diventa Mio devoto, adoraMi ed offriMi i tuoi omaggi. Così verrai a Me senza alcun dubbio. Te lo prometto perché tu sei un amico che Mi è molto caro.” (Bhagavad-gita 18.65)

Krishna non ha mai detto: “ Per leggere la Bhagavad-gita e lo Srimad-Bhagavatam devi diventare un grande pandita o un esperto di grammatica.” Se sei un pandita o un esperto di grammatica, puoi usare la tua conoscenza per leggere le Scritture. Diversamente, chiunque, perfino un bambino, può applicare questa istruzione: man-mana bhava mad-bhakto mad-yaji mam namaskuru. Si può venire in questo tempio e offrire i propri omaggi. Anche questo andrà bene. Un devoto quindi può essere soddisfatto in ogni condizione di vita, purché possa pensare ai piedi di loto di Krishna. Non c’è altro. Questo è tutto. Perciò Prahlada Maharaja disse: “Non ho difficoltà ad attraversare l’oceano dell’ignoranza. La soluzione c’è già. Dovunque io sia penserò ai Tuoi piedi di loto e a nient’altro.” “Ma tu sembri infelice.” “Sì, sono infelice.” “Perché?” Soce tato vimukha-cetasah: “Penso a quei mascalzoni che non accettano le Tue istruzioni contenute nella Bhagavad-gita.”

Occupati a perdere tempo

Le persone sono sempre occupate come le scimmie e i cani. Le vedete molto occupate andare di qua e di là – proprio come le scimmie che saltano da un albero all’altro. Anche se la scimmia sta ferma, muove le braccia o il corpo. Può sembrare che sia molto occupata, ma la gente prende subito un bastone e grida: “Vai via! Vai via! Vai via!” Le persone fanno progetti grandiosi per essere felici come le scimmie. Perciò si dice, arthan samiheta nikama-kamah: “I loro desideri lussuriosi li incatenano al godimento materiale e tutti i loro progetti sono concepiti a questo fine.” È dovere di tutti fare qualcosa per il proprio benessere, ma, come inizia il verso di oggi, lokah svayam sreyasi nasta-dristia: “Questi mascalzoni non sanno niente del loro vero interesse.” Sreyas significa vero interesse e preyas significa profitto immediato. Nikama-kamah, la gratificazione dei sensi all’inizio è bellissima: “Mi godo la vita sessuale. Questo è molto bello. Perché dovrei cantare Hare Krishna! Lasciatemi godere del sesso.” Preyasi: questo è il piacere, ma non quello vero; perciò il verso dice nasta-dristia, “senza vedere”. Un mascalzone non sa che il piacere dei sensi non è il vero piacere. Esso dà origine a diversi tipi di sofferenza. Nasta-dristia. Il mascalzone non ha occhi per vedere questa realtà.

Prendete per esempio la vita sessuale. La persona ignorante non sa che essa è la causa della sofferenza. Ci sono due tipi di unione sessuale, quella lecita e quella illecita. Il sesso nella vita matrimoniale è lecito e il sesso fuori del matrimonio, come i cani e i gatti nelle strade o qua e là, è illecito. Nella vita spirituale il sesso lecito è ammesso. Krishna dice, dharmaviruddho ... kamo ’smi: “Sono l’unione sessuale che non è contraria ai principi della religione (Bhagavad-gita 7.11). Le Scritture ammettono l’unione sessuale tra un uomo e una donna sposati per generare figli, ma il sesso illecito è quello più abominevole. Comunque, in entrambi i casi, il sesso illecito o lecito è fonte di grande sofferenza. Prendete in considerazione le sofferenze provocate dal sesso illecito. Oggi c’è l’aborto, l’uccisione del proprio figlio. Questo è un peccato gravissimo. Tutti quelli che ne sono coinvolti devono soffrire, ma non lo sanno. Ananta-duakham ca na veda mudhah. Corrono il rischio di soffrire vita dopo vita. Coloro che uccidono il figlio nel grembo della madre saranno puniti. Anch’essi entreranno nel grembo di una madre e qualcuno li ucciderà e allora entreranno nel grembo di un’altra madre e saranno di nuovo uccisi. Passeranno da un grembo ad un altro tante volte quante sono quelle che hanno ucciso. Non vedranno mai la luce del mondo. Questa è la punizione. Le persone però non lo sanno. Ananta-duakham ca na veda mudhah. Esse non sanno come operano le leggi della natura. Una vita per una vita. Non avete il diritto di uccidere nessuna forma di vita. Non potete uccidere nemmeno una formica. Se uccidete, dovete soffrire.

La punizione del saggio

Queste non sono fandonie. Nelle Scritture ci sono molti episodi istruttivi. Vidura era un’incarnazione di Yamaraja, il potente signore della morte, che un saggio maledisse a nascere come figlio di una servitrice. Perché? Il saggio era stato portato alla corte di Yamaraja, dove gli era stata inflitta la punizione di essere trafitto con una lama appuntita dal retto fino in cima alla testa. Il saggio chiese a Yamaraja: “Perché mi hai inflitto questa grande sofferenza? Perché mi hai dato questa punizione? Qual è la mia colpa?” Yamaraja rispose: “Quando eri bambino hai trafitto il retto di una formica con un ago. Perciò meriti una punizione uguale.” Riflettiamo. Da bambino giocando aveva trafitto una formica. A volte abbiamo visto dei bambini farlo e questo ha delle conseguenze. Non si può far male a nessun animale e a nessun essere vivente. Non si può. Questi mascalzoni invece uccidono regolarmente. Sebbene abbiano una forma umana e un’intelligenza portata alla scienza, non sanno come funzionano le leggi della natura né si curano di saperlo e dicono che queste idee appartengono alla mitologia. Esse però non sono mitologia. Na veda mudhah. Non conoscono le leggi della natura. Ananta-duakham: se fate del male agli altri, dovrete soffrire. Dovremmo essere molto, molto attenti. Ci stiamo compromettendo passo dopo passo, ma le persone non lo sanno. Il mondo materiale è il luogo in cui ad ogni passo ci creiamo sempre più difficoltà: padam padam yad vipadam. Il Bhagavatam (10.14.58) dice:

samasrita ye pada-pallava-plavam
mahat-padam punya-yaso murareh
bhavambudhir vatsa-padam param padam
padam padam yad vipadam na tesam

“Per coloro che si sono rifugiati sul vascello dei piedi di loto del Signore – che è il rifugio della manifestazione cosmica ed è famoso come Mukunda, Colui che dà la liberazione – l’oceano dell’esistenza materiale è simile all’acqua contenuta nell’orma dello zoccolo di un vitello. La loro destinazione è param padam, Vaikuntha, il luogo dove non esistono miserie materiali, non il luogo dove ad ogni passo c’è un pericolo.”

Come si può salire sul vascello dei piedi di loto del Signore? Sri Caitanya Mahaprabhu ci ha avvisato:

niskincanasya bhagavad-bhajanonmukhasya
param param jigamisor bhava sagarasya
sandarsanam visayinam atha yositam ca
ha hanta hanta visa-bhaksanato ’py asadhu

“Per una persona che è seriamente desiderosa di attraversare l’oceano materiale e d’impegnarsi nel servizio trascendentale al Signore senza motivazioni materiali, il fatto di vedere un materialista immerso nella gratificazione dei sensi e una donna dedita agli stessi interessi è una cosa più odiosa che bere volontariamente del veleno.” (Caitanya-caritamrita, Madhya 11.8)

Chiunque desideri rendere servizio devozionale, dedica la sua vita a servire Bhagavan, Krishna. È questo che Krishna vuole. Una persona deve decidere: “Sì, voglio arrendermi completamente a Krishna.” Una persona così arresa è detta niskincana, “uno che non possiede nulla”. “Arrendersi” significa che si è finito con tutti gli impegni materiali. Ciò comprende il karma o attività interessata, il jnana o speculazione filosofica e il comune yoga. Bhakti, il servizio devozionale, significa che una persona ha finito con tutto questo e desidera soltanto arrendersi a Krishna. Dobbiamo diventare niskincana – non avere più interessi materiali. Chi può farlo? Bhagavad-bhajanonmukhasya: colui che è desideroso di servire il Signore. Nella Bhagavad-gita (9.3) Krishna dice:

“Coloro che sono privi di fede sulla via del servizio di devozione non possono raggiungerMi, o vincitore dei nemici, ma tornano a nascere e a morire in questo mondo materiale".

E questo significa anantadukham: le vostre sofferenze continueranno vita dopo vita. Dovremmo essere molto, molto attenti a non sprecare questa forma umana neppure per un istante. Questa è la vera vita. Rupa Gosvami ha scritto, avyartha-kalatvam:un devoto dovrebbe essere sempre pronto a chiedersi: “Un istante della mia vita è passato, l’ho sprecato o l’ho usato bene?” Questo dovrebbe essere il punto. Ayusah ksana eko ’pi na labhya svarna-kotibhia. Canakya Pandita ha affermato che nemmeno con milioni di dollari si può far tornare un istante della nostra vita. Coloro che cercano di avanzare nella vita spirituale – quanto dovrebbero essere attenti! Perciò Rupa Gosvami ci ha dato questa formula avyartha-kalatvam: non un solo istante dovrebbe essere sprecato senza cantare Hare Krishna.


Vi ringrazio moltissimo.

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Sri Isvara Puri

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